Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 18

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Libro III - Capitolo 18

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De i tempi et hore del mangiare. Cap. XVIII.

Quanto poi appertiene à i tempi del mangiare, per dire alcuna cosa anchora di questo, si è detto che con i fanciulli conviene usar di maggior discretione, si che non habbino ad aspettar l’hora del desinare, ma si dia loro per colatione alquanto di pane, con alcun pomo, ò fichi secchi, ò uva passa, ò cosa tale più presto che carne, ò formaggio, cibi manco mondi da veder loro in mano, et di maggior nutrimento che non fà bisogno per trattener la natura sino à l’hora del pranso, et il medesimo si può dire della merenda, massime ne i giorni lunghi di state alqual tempo per il gran caldo più facilmente si può permettere al fanciullo di bere un poco; ma però sempre la colatione, et la merenda siano come mercede d’alcuna buona cosa fatta, ò da farsi, verbi gratia per andar alla scuola, ò per haver ben recitato la lettione. Parimente non si possono cosi limitare le hore del mangiare à quelli che devono fare esercitii fatticosi, come lavoratori di terra, et fabri; ma parlando de gli huomini più communi, che vivono civilmente, à me pare che il miglior modo sia mangiar due volte il giorno, mattina, et sera moderatamente; si che, come ben disse quello eloquente scrittore, Vires reficiantur, non obruantur, cioè che le forze del corpo venghino ad essere ristorate, et non oppresse dal cibo, come il più delle volte suole avvenire à coloro, i quali mangiano una sola volta il giorno, che se mangiano la mattina, restano quasi inutili alla facende del giorno, dovendo prendere tanto nutrimento, che basti loro per lo spatio di ventiquattro hore, et se differiscono alla sera, la natura patisce in molti modi, massime ne i tempi, et nelle regioni men fredde; percioche il corpo, per il lungo digiuno, et per il calore esterno, et di fuori, troppo si rilassa, et debilita, et meno prontamente si affatica il giorno, et venuta poi l’hora di prender il cibo, troppo avidamente la natura si [p. 135v modifica]ingurgita, et conviene dormire lungamente, et non può facilmente uno stomaco di mezzana virtù portare tanto un peso in una sol volta, oltra che questi tali stanno lungamente à tavola, et vogliono compagnia, et trattenimenti più del dovere, onde si pregiudica à molte cose gravi, et seguono spesso dell’altre conseguenze non buone. È però vero, che le varie occupationi de gli huomini, et molte circonstanze, che sono parte in noi stessi, parte dipendono da altri, ricercano varie regole, cosi in questa, come in molte altre cose. Tuttavia à me pare, che il modo detto sia il migliore, et cosi si fa più communemente, et non disconviene che la Città sia quasi una gran casa, nella quale tutti mangino circa l’hora medesima, et cosi ordinatamente alle sue hore, si faccino le altre facende, cosi anchor noi meglio ci accomodaremo à negociar con gli altri, et daremo altrui commodità di poter più opportunamente trattar con noi, se seguitaremo l’uso più commune, non facendo come alcuni, che mangiano ad hore stravaganti tal’hora avanti il giorno, et tal’hora à mezza notte, i quali scontentano non solo la famiglia propria, et chi ha à fare con loro, ma fanno nocumento alla propria sanità. Però il nostro padre di famiglia, crescendo gli anni del fanciullo la vada discretamente riducendo à questa consuetudine di prendere il cibo solo due volte il dì, con tal moderatione, che nè la natura sia troppo gravata à concuocere, nè egli impedito à operare, ricordandosi sempre, che il mangiare si fa solo acciò il corpo si sostenti, et possa servir espeditamente alle operationi, alla quali siamo obligati, et come huomini civili, et come christiani.