Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 26

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Libro III - Capitolo 26

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Del mandar i fanciulli alla scuola ad apprender littere. Cap. XXVI.

Per ventura potrà parer ad alcuno, che la ragione del buono ordine richieda, che dopo le cose dette di sopra, si dovesse trattare de i [p. 141r modifica]giuochi, et altri esercitii corporali de i fanciulli, ilche non nego poter forse esser vero, tuttavia considerando che il giuoco è come un riposo della fatica precedente, hò giudicato esser conveniente, che il nostro fanciullo prima si affatichi, et dipoi se gli permetta dal discreto padre di famiglia, il potersi ricreare modestamente. Hor non ha la fanciullezza, libera da ogni altra sollicitudine fatica maggiore, che lo apprendere à leggere, et maggiormente poi nello imparar grammatica, dovendo passare per alcune vie, et regole spinose, et travagliose, trovate come santo Agostino dice nelle sue confessioni, trattando di questa istessa materia, per accrescere fatica, et dolore à i figliuoli d’Adamo. Il medesimo santo Agostino dice che haveva in odio le littere Greche et le imparava con disgusto, ilche cosi non gli avveniva delle latine, et ne rende una molto probabile ragione, che tutta la molestia nasceva dalla difficultà di apprendere una lingua peregrina, et forestiera, dellaquale non intendea parola alcuna, et nondimeno con gravi minaccie et pene, era astretto à sapere quello che non sapea, ilche della lingua latina, che all’hora era commune, et populare non avveniva, anzi dice il santo, che se bene quando cominciò ad imparar à parlar latino, ignorava non meno quella lingua, che la Greca, nondimeno la imparò senza paura, et senza cruciato alcuno, osservando solo quello che gli altri diceano, anzi la imparò tra le carezze delle nutrici, che scherzando, et facendogli vezzi, gli arridevano, prendendosi trastullo di vederlo balbuttire, mentre non da gli stimoli altrui con pena, ma dal suo proprio cuore era sospinto à parlare, per desiderio di partorire con le parole i concetti, et affetti suoi, perilche conclude quel grande huomo una sentenza ben degna di esser notata: Apparir di quà, che maggior forza, et efficacia per apprendere simili cose ha la curiosità libera, che la paurosa necessità. Hora à i nostri fanciulli è tanto più amaro lo imparare, quanto ambedue le lingue sono già à noi peregrine, se bene alquanto meno la latina, della Greca, et non ci è quasi più luogo, che i fanciulli le imparino con diletto, essendo già elle morte nelle Città, et nelle Provintie, deve ne i secoli passati popolarmente si parlarono, rimanendo pur anchora vive, tanto quanto, ne i libri de i loro antichi scrittori.