Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 27

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Libro III - Capitolo 27

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Come si deve procurar che i fanciulli vadano à scuola volentieri. Cap. XXVII.

Sono stati alcuni, che considerando che l’esca del fare operare prontamente è la dilettatione, hanno havuto in pensiero che i fanciulli imparassero la lingua [p. 141v modifica]latina, con l’istesso modo che la materna s’impara, et come s’imparano le altre lingue straniere, che hoggi vivono, cioè con l’osservatione, et con l’imitatione, conservando con altri che di continuo parlassero latino, ma se quelli che scrivono latino pensatamente et con studio, vi trovano dentro molta fatica, et à pochi riesce il conseguir lode di parlar latinamente bene, che sarà di quelli che ragionano all’improviso? Altri sono andati discorrendo, che per liberar i fanciulli da gravissime molestie della grammatica, i cui termini non sono capaci d’intendere, fosse espediente che imparassero prima, ben che imperfettamente le voci latine et il significato di esse, leggendo loro alcuno buono scrittore, et volgarizzandole et facendo di più che i fanciulli mandassero à memoria le istesse sentenze latine, et dipoi venir insegnando loro le regole grammaticali, del nome, del verbo, et delle altre parti della oratione sopra l’istesso autore, applicando in su’l fatto le regole generali à i particulari esempii, delle cose già in qualche modo note per prattica, perciò che dicono costoro, quella rammemoratione, et riconoscimento, viene à generare nel fanciullo un certo diletto, per il quale più facilmente apprende le regole, et più fermamente le ritiene. Ma nondimeno quanto queste et altre simili inventioni siano riuscibili, non appertiene à questo luogo il discorrerne più lungamente et non hà dubbio che i principii di qual si voglia arte, che si apprenda, hanno fatica, et difficultà, et per conseguenza molestia, laquale poi acquistandosi l’habito con la frequenza de gli atti, si diminuisce sempre, et finalmente si lieva del tutto, anzi si converte in diletto, onde è necessario che i fanciulli ò di buona, ò di mala voglia passino oltra per questi spineti. Conviene però che il savio et prudente maestro, cerchi quanto può di spianare, et rendere facile la via malagevole, procurando di saper i modi che i più intendenti tengono, abbassandosi con patienza alla capacità puerile, et non volendo inettamente far del troppo dotto con i fanciulli. Et dall’altro canto cosi il padre, come il maestro devono usar industria, acciò il fanciullo non penosamente ma volentieri vada à scuola. Non si può subito imparar bene, et perfettamente una cosa lontanissima dall’intendimento del fanciullo, et perche l’autorità magistrale è tremenda à i fanciulli, conviene che il maestro usi una certa moderatione et facci animo al fanciullo, riempiendolo di buona speranza, che in ogni modo impararà bene, e in tanto habbia egli patienza di replicargli più volte le medesime cose, lodilo tal volta alla presenza de’ compagni, et del padre, habbia il fanciullo dal padre alcun premio per il suo diportarsi bene, giova alcuna volta la emulation de’ coetanei, come si dirà poi, et con simili altri modi, che la esperienza meglio insegna, si aggiungono [p. 142r modifica]certi sproni al petto tenero, di andar avanti nel corso dell’imparare, et ne diviene di cuor generoso, correndo per una certa affettione della virtù, et dell’honore. Et dove questo non bastasse, conviene anchora à tempo, et luogo metter mano alla sferza, come altrove habbiamo detto lungamente.