Un romanzo/XVI

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XVI

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XV XVII

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XVI.

Alla sera della vigilia di Natale, poche persone popolavano l’osteria della luna — anzi, due soli avventori sedevano uno rimpetto all’altro nella bassa cucina affumicata e discorrevano sottovoce facendo poco onore al mezzo litro che giaceva negletto da una parte.

Nè l’oste nè sua figlia si trovavano in cucina, pure quei due tenevano sempre abbassato il tono della voce, come se avessero avuto paura di farsi udire nelle camere vicine.

— Senti Rocco, diceva l’uno — non te l’hai a avere a male, ma neanche te non sei fatto per la Maria. Costei ha dei fumi nella testa, e di noi villani non ne vuol sapere. Io l’ho ben corteggiata l’anno scorso, e ho capito che è una vanerella....

— No — interruppe il compagno — Maria è una buona fanciulla, ed io non posso soffrire che si sparli di lei. [p. 133 modifica]

— Però la non ne vuol più sapere, eh?

— Questo cosa prova? — mormorò Rocco a malincuore.

— Prova che ne ha un altro.

E pronunciando queste parole l’amico di Rocco battè un forte pugno sul tavolo — e gli balenò nello sguardo tale impeto d’ira da far credere che la passione d’una volta non gli si fosse totalmente ammorzata nel petto.

Rocco colla testa appoggiata sul tavolo faceva sembiante di nulla, ma si mordeva i pugni.

L’amico continuò:

— E facile capire; quando si hanno certi confronti.... quando si bazzica coi signori e si permettono certe libertà....

— Pietro! Pietro, cosa dici per Dio? — esclamò Rocco con voce concitata e fremente.

— E tu che me lo chiedi, non hai visto nulla?

L’accento ironico di Pietro fece scattare tutta la bile repressa del povero innamorato.

— Parla! disse, allungando una mano al disopra del tavolo e stringendo fortemente il braccio del compagno. Parla, è ora di farla finita. Incomincerò a dirti io tutto quello che so. Da un pezzo la Maria non è più la stessa con me; è muta, malinconica, e se le parlo del matrimonio piange. M’era venuto un sospetto.... oh! [p. 134 modifica]sì, m’era venuto, ma l’ho cacciato via come una tentazione. Se fosse vero.... giusto Iddio!

Il campagnolo fece un gesto energico e completamente espressivo, perchè l’amico Pietro soggiunse:

— Così va fatto. Ho della ruggine con quel signore; prima di tutto è un signore, poi l’altro giorno poco mancò mi storpiasse il mio cane che era entrato nella sua corte, poi voglio bene a te e i tuoi affari è come fossero affari miei — tocca la mano qua — se ti abbisogna un pugno sicuro....

— Voglio ben altro! Lo voglio uccidere — disse Rocco furioso, ma subito calmandosi aggiunse — se è vero!

— Giuochiamo? esclamò Pietro stendendogli le cinque dita sotto gli occhi.

Rocco non rispose subito, e stette pensoso.

In quel mentre entrò l’oste sbadigliando e andò a sedere sulla cassa di legno che stava nell’angolo del camino — stese i piedi sulla cenere calda e sbirciato colla coda dell’occhio il mezzo litro ancora pieno, fece le viste di dormire.

— Fra poco — continuò Pietro sotto voce — egli verrà; viene tutte le sere....

— Lo aspetteremo!

— No — rispose Pietro crollando il capo. Non qui, questo non servirebbe a nulla. [p. 135 modifica]

— E allora?

— Fuori.

Pietro accentò l’avverbio con un gesto che indicava il luogo — dietro la finestra malissimo chiusa da due imposte a fessure larghe un palmo.

Rocco comprese. Diè di piglio al mezzo litro e riempì i bicchieri.

L’oste, disotto al camino, aperse un occhio.

I due amici scambiarono ancora qualche parola a voce bassissima, poi si alzarono.

— Te ne vai, Rocco? domandò l’oste.

— Sì — la mia casa è molto lontana, e non mi voglio lasciar sorprendere dalla notte.

— Sta bene; verrà tempo che la tua casa non sarà più lontana.... eh, Rocco?

— Babbeo! — susurrò Pietro fra i denti; e visto che l’amico era disposto a intenerirsi gli passò il braccio sotto l’ascella e lo trasse fuori dell’osteria.

Ma prima di varcar la soglia, Rocco augurò la buona sera al suo futuro suocero presuntivo; gli venne anche sui labbri il nome di Maria, e se non lo disse fu perchè un gruppo insolito gli serrava la gola.

Appena usciti quei due, Maria comparve dalla piccola porticina che metteva sulla corte.

— Alla buon’ora ti si vede! Rocco era qui da un pezzo.... povero giovane. [p. 136 modifica]

— Lo so.

Questa laconica risposta parve colpire il dabben uomo, che soggiunse:

— Cosa c’è per aria? Vi siete forse bisticciati?

— O che c’è bisogno di bisticciarsi? — fece la ragazza con un tono risentito che non era nelle sue abitudini. Sono ben padrona di restare nella mia camera quando il servizio dell’osteria lo permette!

L’oste si grattò in testa, e nella sua limitata saggezza stimò prudente di non insistere.

Allungò un altro poco i piedi perchè il fuoco andava gradatamente restringendosi verso il centro, incrociò le braccia sul ventre e, secondo tutte le apparenze, si disponeva a schiacciare un sonnellino intanto che veniva l’ora di chiudere.

Maria, sola sotto la lucerna, cuciva.

Trascorse un po’ di tempo — non molto — e nel profondo silenzio di quella notte d’inverno risuonò una voce che le fece balzare il cuore.

Olimpio entrò.

Che fascino in tutta la sua persona, che grazia distinta, inarrivabile! Scosse il largo cappello leggermente coperto di brina, salutò l’oste e sorrise alla fanciulla.

Il proprietario della luna (dipinta sull’insegna) ritirò a malincuore le sue gambe dai fuoco, e acceso un [p. 137 modifica]moccolo scese in cantina a spillare quello che ci voleva per il signore.

Olimpio si avvicinò intanto alla giovinetta che tremava e arrossiva curvando il capo sul lavoro — le passò una mano sotto il mento e obbligandola ad alzare gli occhi, le disse:

— Seria questa sera?

Era sua intenzione di fare la seria e credeva proprio che vi sarebbe riuscita — ma quando lo sguardo d’Olimpio le si posò scrutatore negli occhi e la mano di lui morbida e nervosa le ebbe accarezzata la guancia, ricadendo sulla spalla con meditata trascuratezza — fermandovisi — eterno Iddio! che poteva ella fare, se non amarlo a dispetto di tutto?

Sorrise tra il crucciato e il vergognoso — egli replicò:

— Non mi vuoi più bene?

Come era insinuante la sua voce! Maria rispose raccogliendo tutte le sue forze:

— Io non devo amarlo!

— Perchè, mia bella? — e la mano che posava sull’omero scese e girò intorno alla vita.

— È peccato....

— Davvero? Chi te l’ha detto?

— È peccato perchè.... lei....

L’oste che tornava col vino sospese la dichiarazione [p. 138 modifica]della fanciulla, e obbligò Olimpio a ritirare il suo braccio.

— Tu non mi inganni, o rispettabile oste? disse Olimpio arricciando colla punta dell’indice i suoi baffi biondi. È vino che mi dai?

— E come potrei ingannarlo, signore! — ella che mi favorisce le sue grazie — rispose il buon uomo inchinandosi. Poi, io non inganno mai nessuno.

— Bravo! bella massima — mi piace assai; quando avrò un blasone voglio adottarla per motto.

Due uomini spiavano questa scena accoccolati sul davanzale esterno della finestra — non udivano le parole, ma videro il sorriso ironico che balenava sui labbri d’Olimpio, bello come Lucifero o come Mefistofele.

L’oste si rincantucciò per la terza volta e tanto persuaso di non aversi più a muovere che attaccò quasi subito a russare.

— Marietta — mormorò il seduttore, ripigliando lo stato d’assedio — c’è qualcuno che ti ha parlato male di me?

— No, signore — sospirò la povera ragazza — ma lei ha moglie e non sta bene.... non sta bene....

Per quanto vi mettesse di fermezza non potè compiere la frase; Olimpio senza scomporsi, se ne incaricò in questi termini: [p. 139 modifica]

— Non sta bene a parlar d’amore con te — è questo che vuoi dire, mia bella morettina?

Maria abbassò là testa affermativamente.

— E perchè, amabile fanciulla, mi sarà impedito di parlar d’amore con te che spiri tutt’amore? Vi è forse una legge che frena gli impeti del cuore? Se io t’amo, se io t’amo, Marietta, nessuno me lo può vietare — e neppur tu che sei buona, chè non vorrai vedermi infelice!

La figlia dell’oste, bisogna dirlo, non era avvezza a questi fiori di rettorica, e naturalmente le fecero viva impressione; tuttavia osò l’ultima difesa che le suggeriva il pudore.

— Ma, e sua moglie!

La nobile fisonomia d’Olimpio si coperse di un interessante languore; alzò al cielo i suoi grandi e azzurri occhi, e mormorò chinandosi verso la fanciulla:

— Cara, tu non sai cosa voglia dire un amore incompreso; essere di fuoco e trovarsi vicino al ghiaccio; avere un’anima sensibile accoppiata a un’anima indifferente.... non parlare mai di mia moglie. Ti basti sapere che io sono sventurato.

La batteria di riserva che gli uomini tengono in pronto per i casi disperati, ultimo colpo che deve abbattere la virtù della donna è la compassione.

Difficilmente una donna resiste quando si fa appello [p. 140 modifica]al suo cuore — a meno che una speciale disposizioni non le permetta di vedere al di là della scorza umana il meccanismo che la fa palpitare — nè questo eri il caso della giovane paesana.

Olimpio incalzò.

— Io non ti chiedo nulla che tu non mi possa dare come a un fratello — e se ti accarezzo questi bei capelli lucenti, queste guancie vellutate come una pesca matura, questo tuo collo rotondo — Marietta che male c’è?

La ragazza, cui bolliva nel sangue l’ardore dei diciottenni, si difendeva poco — solo gettava sguardi furtivi verso il camino dove suo padre continuava a dormire.

Olimpio le si fece ancor più dappresso:

— Stella mia, non mi vorrai concedere un bacio?

Un piccolo grido soffocato provò che Olimpio aveva anticipato il permesso.

L’oste si scosse e Marietta, rinvenuta dal voluttuoso turbamento che la trascinava nelle braccia d’Olimpio, si alzò.

— Hai sonno? — le disse il padre. Va, va a letto, figlia mia. — La gioventù deve riposare.

— Andate a letto entrambi — replicò Olimpio alzandosi egli pure e giudicando che per quella sera la cosa era abbastanza innoltrata. — Io vi do l’esempio. [p. 141 modifica]

Calcò sugli occhi il suo largo cappello e intanto che l’oste gli apriva la porta fece a Marietta un cenno amichevole, accompagnato dal più irresistibile sorriso.

La fanciulla si strinse il cuore colla mano e si appoggiò alla parete.

— Bella notte! — esclamò l’oste tirando il catenaccio — splende la luna come la lampada maggiore del nostro altare. Abbiamo un inverno stupendo.

Maria sospirò — aveva udito morire in lontananza l’ultimo suono dei passi d’Olimpio.