Vera storia di due amanti infelici ovvero Ultime lettere di Iacopo Ortis (1912)/Lettera XLVII
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LETTERA XLVII
Primo giugno.
Tutto è sparito, o Lorenzo...! Mi trovo, non so come, racchiuso in questa vettura; mi guardo attorno, penso, e non credo a me stesso! Intanto il romor delle rote, il calpestio de’ cavalli, il flagello, che fischia per l’aria, mi stordisce..., mi raccapriccia. Che gelo, amico, che tremore mi assalse, quando montai su questo cocchio fatale! Mi si divelse a brano a brano il mio cuore; provai, senza morire, tutte le angosce crudeli della morte. E potei ascendervi..., rinserrarmi qui dentro, per non vederla mai piú? È pur poco ch’io me la stringeva al seno..., qui..., presso il mio cuore, ed ella posava la sua rosea bocca sovra una mia guancia! È pur poco che i miei labbri raccoglievano dal suo celeste volto l’aure di paradiso!... Un dio, certo, un dio geloso me l’ha rapita! Io non la veggo piú, essa disparve, e... barbaro! allor non le dissi una parola..., non le diedi un addio! Piaceri soavi, dolci estasi, cari amori, miei unici amori, dove siete? perché mi fuggite?... Oh smania!... oh inferno!
Lorenzo, non ti scrivo di piú: le mie forze abbattute mi abbandonano. Domani forse avrò piú vigore: saprai... che mi amava e ch’io... l’ho perduta per sempre!