Vera storia di due amanti infelici ovvero Ultime lettere di Iacopo Ortis (1912)/Lettera XXIX

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Lettera XXIX

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LETTERA XXIX

23 aprile.

Non ho osato, no; non ho osato: benché il sonno, che spargea su la sua fisonomia le rose della voluttá, le tenesse chiusi quegli occhi...

Ma, quando mai la delizia, che sta tutta tutta su la sua bocca, si trasfonderá nell’anima mia e mi fará benedire una volta le lagrime che vo bevendo?

Me le sono prostrato d’innanzi, e l’ho adorata immobile, senza osare di offrirle un sospiro... Eppure...

Oh sí! una sola ciocca de’ suoi capelli!...

Poi mi sono pian piano fuggito, perché lo stropiccio dei miei passi non la destasse, e non s’accorgesse di ciò ch’io vorrei pure celare a me stesso. Ch’ella noi sappia mai!

Oh, come un suo braccio le sosteneva la testa, e l’altro pendea mollemente sopra un ginocchio!

E quella mano di rose!...