Versi di Luigi Plet/Nell'annuale ricorrenza della solennità in onore del Crocifisso di Poveglia

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Nell'annuale ricorrenza della solennità in onore del Crocifisso di Poveglia

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Luigi Plet - Versi (1857)
Nell'annuale ricorrenza della solennità in onore del Crocifisso di Poveglia
Per le nozze Lion-Guillaume Programma dell'Annunziatore
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NELL’ANNUALE RICORRENZA DELLA SOLENNITÀ


IN ONORE


DEL CROCIFISSO DI POVEGLIA


nella chiesa parrocchiale


DE’ SANTI APOSTOLI IN VENEZIA.

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SONETTO.


Vuoi tu saper della tua colpa il peso?
     Comprendere ne vuoi tu la bruttura;
     E tuttavia quanto ami te l’offeso
     4Perocchè sei la sua miglior fattura?

Qua! varca questa soglia! ecco: l’appeso
     Simulacro il Creator tuo raffigura
     Che il sangue tutto, che la vita ha speso,
     8Impietosito della tua sciagura.

Dinanzi a Lui meco ti ferma alquanto —
     Puoi tu non abborrirlo ora il misfatto?
     11Sta duro il core? non irrompe il pianto?

Scuotiti! costa a te solo un desìo,
     Miserabile verme, il tuo riscatto
     14Che strazio tal costava all’Uomo-Dio.


Anno 1853. [p. 29 modifica]


SONETTO


Apostrofe al bestemmiatore


Non era d’uopo ch’Ei morisse in croce:
     Al tuo riscatto un prego suo bastava;
     Pativa l’Uomo-Dio pena sì atroce
     4Solo a mostrarti di che amor t’amava.

Dunque non sembri tu belva feroce
     Pur mo sbucata dalla sozza cava,
     Anzi demonio, de l’inferna foce
     8Uscito a spander velenosa bava,

Quand’osi, nelle furie del tuo sdegno
     E nell’ebbrezza di tue gioie ancora,
     11Di contumelie l’Uomo-Dio far segno? —

Punisci le ree labbra, ingrato, e plora;
     Stringiti confidente a questo Legno;
     14Ma, bada, non tardar chè breve è l’ora.


Anno 1854. [p. 30 modifica]


SONETTO.


Quel bene a cui tu aneli è ben fallace:
     Inganno che succede ad altro inganno —
     Là dove stimi più di trovar pace
     4Trovi sorgente ognor di nuovo affanno.

Già muto sul suo crin passa fugace
     Frattanto il tempo ch’anno aggiunge ad anno;
     E tu, d’un’immortal gioia capace,
     8La dimentichi e corri a eterno danno.

Misero! a consolar lo spirto afflitto
     Da tante vanità deh! stacca il core
     11E lo converti a quest’Uom-Dio trafitto,

Che, per aprire a te del ciel le porte,
     Amando te d’un infinito amore,
     14Durare pena tal volle e tal morte.


Anno 1855. [p. 31 modifica]


SONETTO.


Mi sta dinante il mio fallo — non oso
     Alzar la fronte — impallidisco, tremo,
     Chè intanto, a gran giornate, minaccioso,
     4Mi soprarriva a tergo il giorno estremo.

Di me che fia? qual mai sarà l’ascoso
     Giudizio inappellabile supremo?
     Avrò martoro o troverò riposo? —
     8Traggo l'ore nel dubbio; e spero e temo.

Ma il combattuto cor sente conforto
     Or che mi tengo stretto a questo Legno
     11Donato a me perch’io guadagni il porto.

Enorme fu, lo so, la colpa mia;
     Del perdono che invoco io sono indegno —
     14Ma degno è Questi che per me la espia.


Anno 1856.