Versi sciolti dell'abate Carlo Innocenzio Frugoni/6
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AL SIG. GIAMPIERO ZANOTTI
Sopra la sua amicizia per lui.
Gemmata il manto, e fior cosparsa il crine
Forse ritienti tra i Giardini eterni,
E l’auree logge del cetrato Apollo,
5Giampier di Poesia divin Maestro?
Crederlo giova: oimè venti Albe io vidi
Pinger l’Olimpo di color rosato,
E Te non vidi onor de’ sacri Ingegni:
Nè fur mie piante già in tracciarti pigre,
10Sassel l’Usciera di tua Casa omai
Di mio soverchio ricercar sdegnosa.
Amor, che vien da le bell’ arti amiche,
Di Gloria, e di Virtù coronatrici,
Teco mi giunse di sì forte nodo
15Che il nero dente de l’età vorace
De’ marmi domitore, e de’ metalli
Certo non romperà. Tolgami il Cielo
Quanto vil voglia di profano Vulgo
Pregia quaggiuso, e Orientali gemme,
20E bionde masse di dorato limo,
A sofferir non è povertà dura,
Ove virtù de’ suoi nettarei detti
A magnanimo cor presti conforto;
Ma Te non mi ritoglia, o vero avanzo
25De l’antica immortal Dircea Famiglia.
Tu, dove io falsi a mal securi passi,
Or mi ti mostra da le Aonie cime,
Ombrato il capo del Tebano alloro,
Non che succinto il piè d’aureo coturno,
30Che nuova, e miglior fama accrebbe a Dido.
Vincerò forse mai 1’immenso giogo,
Su cui splendi qual face in ardua Torre,
Se ver me il suon di tue celesti corde
Non move, e a l’egro piè ali non giunge;
35O per Te io possa fra i Cantori Argivi
Di Pindarica fronda ornar le chiome?