Viaggio in Dalmazia/Del Contado di Sibenico, o Sebenico/4. Pesca del Lago, Litografia, e produzioni subacquee del Porto di Sibenico

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4. Pesca del Lago, Litografia, e produzioni subacquee del Porto di Sibenico

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4. Pesca del Lago, Litografia, e produzioni subacquee del Porto di Sibenico
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§. 4. Pesca del Lago, Litografia, e produzioni subacquee del Porto di Sibenico.

Il Lago di Scardona è tutto circondato da colline di piacevole pendio, e suscettibili di ottima coltura: ma queste per la maggior parte sono abbandonate. Come l’Agricoltura, così è maltrattata la Pesca in que’ luoghi, quantunque non sieno mal frequentati da Tonni, e pesci minori emigranti. Vi si bada quasi unicamente al pesce nobile pell’uso giornaliero delle tavole di que’ Signori, che abitano le due Città di Scardona, e di Sibenico. Le Lizze, le Palamide, i Dentici, e le Orate dalla corona, le Triglie, i Congri, e molte altre spezie d’egual pregio si pigliano in quelle acque con metodi rozzissimi, e poco economici. Gli Schilloni lunghi un palmo, de’ quali fa cenno il Difnico, proprj del Lago Scardonitano, e del seno di Sibenico, sono veramente un boccon ghiotto. Delle Anguille non vi si fa pesca regolare, quantunque il paludoso fiume Goducchia debba nodrirne in quantità, e debbano [p. Tav. VI modifica]Tav. VI. [p. 155 modifica]anche trovarsene dall’opposta parte ne’ fondi fangosi del Lago presso alla Città di Scardona.

Tutte le sponde di questi Seni interni sono marmoree; nè molte varietà d’impasti vi si ponno osservare. Il marmo commune di Dalmazia, ora più, ora meno ripieno di corpi fistulosi, e di frantumi di Testacei vi domina, benespesso diviso semplicemente in istrati orizzontali inclinati, e talvolta suddiviso anche verticalmente. Io ò fatto disegnare (Tav. VI) uno de’ più osservabili luoghi di quel litorale detto Suppliastina, vale a dire Pietra traforata, denominazione venutagli dal buco B, formatovisi in vetta alla rupe ignuda, pel quale si vede fuor fuori. Non v’è forse lungo le coste della Dalmazia, nè fra terra, come non v’è a mia notizia ne’ monti d’Italia che ò visitati, sito più atto a stabilire qualche spirito prevenuto nella falsa opinione dell’esistenza degli impropriamente detti strati verticali calcareo-marini, nella giacitura lor naturale. Il picciolo promontorio stendesi nel canale A, che s’interna verso il Lago Scardonitano. Dalla parte opposta si veggono a nudo le apparenze ingannevoli di filoni C, quasi perpendicolari. Fra le due lettere DD sembrano i filoni perpendicolari del tutto, ma ben esaminando si riconosce la linea EEEE, costituente la primitiva divisione degli strati, e confermata dalla differenza delle materie prese nel marmo. Di sì fatte linee v’ànno riconoscibili vestigj anche più sopra; e ciò, che manifesta la dissimiglianza dell’origine fra esse e le verticali, si è il trovare, che le prime sono appena visibili, e rare volte discontinuano la solidità della massa, le seconde sono manifeste fenditure, ora più ora meno larghe. Anche il canale di S. Antonio, per cui s’esce dal Porto di Sibenico in mare, presenta un aspetto di strati degno d’osservazione. Imperocchè le di[p. 156 modifica]visioni della costa marmorea sono da principio inclinatissime verso il promontorio interno del Porto, indi a poco, a poco si erigono a segno tale, che si trasformano in verticali, e finalmente cangiando indole all’improvviso divengono sinuose con istravagantissima direzione. A questo fenomeno malagevolmente si può trovare spiegazione conveniente, quando non si voglia crederlo dipendente dal vario moto delle acque dell’antico mare, che i primi componenti degli strati calcarei successivamente accozzarono, portate ora di quà, ora di là dalle procelle, e dalle correnti.

I lidi marmorei del Porto di Sibenico mostrano in più d’un luogo manifesti segni di sconvolgimento, che potrebbono essere stati conseguenze di qualche violento Tremuoto. Fra questi deesi annoverare la Grotta di S. Antonio, la di cui volta è formata dall’angolo di due pezzi di monte, che cadendo cozzarono insieme; ed è anche osservabile la lunga rupe pendente per lo spazio di quasi un miglio in senso opposto al mare, che vedesi presso alla Città di Sibenico su la picciola penisola delle Fornaci, appiè del quale s’è rassodata una terra marina argillosa, sterile, azzurognola, senza Testacei. Le Frumentarie prese nella pietra forte sono l’unica spezie ben riconoscibile di corpi marmi lapidefatti, che trovasi lapidefatta in quel sito.

Io ò voluto provarmi a pescare produzioni marine nella maggior profondità del canale di S. Antonio, servendomi d’una barca, e degli attrezzi de’ pescatori Corallaj. Trassimo dal fondo coll’Ordigno varj pezzi di quella crosta petrosa, che in più luoghi del fondo subacqueo suole formarsi da’ frantumi de’ Testacei, dall’arena, e dal fango rappreso. Ognuno de’ pezzi estratti mi parve un’Isola popolata di viventi subacquei. Vi esaminai rapidamente gli Oloturj rossi, le Spugne pur [p. 157 modifica]rosse, arboree, ed altri Zoofiti congeneri, parte descritti, e parte ancora poco conosciuti dai Naturalisti: ma il tempo, i modi, e la stagione m’impedirono di fare completi studj su di tanto varj oggetti. Insieme con essi trovavansi su’ medesimi rottami molti viventi gelatinosi, ed insetti parasiti, e vermi ignudi, ed Escare, e Fungiti abitate da’ loro Polipi; delle quali cose tutte spero di poter un giorno ragionare per esteso. Per adesso contetatevi, ch’io vi descriva alla meglio una nuova Terebratola, che non ò sinora trovata ne’ libri di Conchiliogia marina. Il solo Barone di Hupsch ne à dato la figura somigliantissjma nella sua Tavola IV, N° 16. 17.1 sotto il nome di Conchites anomius Eifliaco-Juliacensis perulam referens. Egli à creduto, e a ragione, che l’originale della petrificazione da lui trovata nell’Eifel del Ducato di Juliers non fosse conosciuto. Quantunque la Terebratola da me pescata non corrisponda sempre identicamente alle figurate dall’Hupsch, io pendo a crederla l’originale della sua, dopo d’aver osservato, che da un individuo all’altro, fra quelle ch’io posseggo, v’ànno delle discrepanze di configurazione. La più regolare si è quella, che vedete rappresentata dalla Figura I. (Tav. VII). Ell’à delle gibbosità così nel guscio inferiore come nel coperchio, ed è substriata tanto per lungo quanto pel traverso. Nel bel mezzo del ginglimo, che tiene unite le due valve ineguali, vedesi un foro, dal quale esce il piede dell’animaluzzo, che stassene attaccato, ed ancorato col mezzo di esso a’ cor[p. 158 modifica]pi che più gli convengono, nel medesimo modo, che osservasi nella valva inferiore di tutte le Ostraciti, e de’ Pettiniti2 non ancor giunti all’età di poter vivere senz’appoggi, nelle Conche anatifere, nelle Patelle, in parecchie spezie di Turbiniti. Non è da metter in dubbio che il moto progressivo della Terebratola Sebenzana (s’ella ne à) non dipenda interamente dall’uso di questo piede. La Figura II è molto più simile al Peridiolito dell’Hupsch. L’interno di questo mio Testaceo, è anch’egli singolarmente costruito, e merita d’esser posto sotto agli occhi de’ Naturalisti, che probabilmente non ànno avuto occasione d’esaminarlo. Nel suo stato naturale io non l’ò trovato così degno d’osservazione, come mi sembra che sia dopo morto, e disseccato. Vedetelo nella Figura III. Ma non vi credeste ch’ei fosse di tanta energia dotato, che potesse da se medesimo starsene così teso; no, egli à buon sostegno; ed è un’elaboratissima appendice testacea furciforme, che sorge dall’estremità posteriore del coperchio, qual è la rappresentata dalla Figura IV. Sarebbe da esaminare se molte delle produzioni fossili della Bassa Germania convenissero colle naturali, che vivono negli abbissi più profondi del nostro mare. Chi sa che non si venisse a capo di sminuire a poco a poco il numero delle petrificazioni provenienti da Testacei, e da lavori di Polipi non conosciuti? La Terebratola Se[p. 159 modifica]benzana è tratta da forse cent’ottanta, e più piedi di fondo. Trovasi anche in maggiori profondità nelle caverne, dalle quali traggonsi i Coralli; e m’è accaduto di vedere alcuna di esse tutta chiusa dalla sostanza del Corallo cresciutovi sopra.

  1. Nouvelles decotuvertes de quelques testacès petrifièes rares, & inconnus, & c. par J. G. C. A. Baron de Hupsch, à Cologne 1771. in 8.
  2. Queste spezie di Testacei trovansi nella prima età loro aderenti a’ Testacei più provetti col mezzo d’un piede, che passa per un forellino lasciato loro dalla provvida Natura nell’uscire dall’uovo. Fra i Pettiniti fossili de’ colli di Borgo San Donnino frequentemente se n’incontrano di quelli, che ànno sul dorso i Pettoncoli giovanetti: nelle acque nostre è poi comunissima cosa.