Viaggio in Dalmazia/Del Contado di Spalatro/5. Del Paese abitato da' Morlacchi fra Clissa, e Scign; della Valle di Luzzane, e del Gipalovo Vrilo

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5. Del Paese abitato da' Morlacchi fra Clissa, e Scign; della Valle di Luzzane, e del Gipalovo Vrilo

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5. Del Paese abitato da' Morlacchi fra Clissa, e Scign; della Valle di Luzzane, e del Gipalovo Vrilo
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§. 5. Del Paese abitato da’ Morlacchi fra Clissa, e Scign; della Valle di Luzzane, e del Gipalovo Vrilo.

Per passare oltre Clissa dieci o dodici miglia nell’interno della Provincia, attraversammo un paese or alto, or basso, ma quasi sempr’egualmente aspro, e poco abitato. I rompicolli della Clapaviza, la discesa di Cozigne-Berdo, la Valle Draçaniza sassosa, ed incoltivabile quantunque piana, e la Montagna della Crisiza sono tratti d’orrido deserto capaci d’intiepidire qualunque fervido viaggiatore Naturalista. Tutto il pendio vi è di marmo pericoloso pe’ cavalli, che a fatica ponno sostenervisi; tutta la Valle è disastrosa pelle spesse roccie dispostevi in taglio che ne formano il pavimento. Pochi cespi d’alberi mal nodriti, e molti spini, da’ quali riceve il nome di Draçaniza1, fanno un peggior effetto che non farebbe la nuda orridezza, perchè impacciano, e rendono più incomodo quello spiacevole cammino.

Appiè della montagna di Crisiza giace la bella Valle di Dizmo, che à buoni pascoli, e non infecondo terreno, e gira quasi dieci miglia all’intorno, tutta circondata di monti. Ella non è coltivata come potrebbe esserlo, perchè i Morlacchi sono assai lontani [p. 50 modifica]dall’intendere la buon’Agricoltura, ed anche la mediocre. Da Dizmo per Xenski-Klanaz, indi pel monte di Mojanka, poscia finalmente per Cucuzu-Klanaz si discende nell’ampia, e bella campagna di Scign, ch’è irrigata dal Tiluro, detto adesso Cettina; tratto di paese di cui dovrò riparlare laddove renderò conto delle sorgenti, del corso, e delle foci del Fiume, dal qual ebbe altrevolte la denominazione di Contado di Cettina.

Non è rara cosa internandosi nel paese abitato da’ Morlacchi, il trovare Monti, Laghi, e Contrade, che conservano nel nome loro la memoria di qualche fatto seguitovi. Di questa fatta sono la strada detta Xenski-Klanaz2, e il monte, che si chiama Mojanka. V’à una Canzone conservata tradizionalmente fra’ Morlacchi di que’ contorni, che narra il caso dolente d’uno, a cui fu rubata l’amante, che avea nome Anka. Egli la cercò in tempo di notte per tutto il Monte chiamandola, e gridando ad alta voce moja Anka, vale a dire Anka, o Annuccia mia; quindi la Montagna ebbe il nome, che ancora le resta. Varj luoghi vicini portano nomi relativi ai diversi punti di questa Storia.

Dopo una giornata di fastidioso cammino per sì aspro, e mal abitato paese giunsimo a Scign, Fortezza poco lontana dal Fiume Cettina, di cui parlerò in altro luogo più acconcio.

Non volendo rifare la medesima strada, in partendo da Scign per ritornare a Spalatro, si può prendere il cammino di Radossich, ch’è un po’ più verso Tramontana che la Mojanka: ma prima di seguirlo direttamente il Naturalista vorrà declinare alquanto fuor [p. 51 modifica]di mano per andar a vedere la Valle di Luzzane, e il Botro detto Gipàlovo-Vrilo. In questi luoghi separati dal mare per mezzo d’una vasta catena di montagne, che à ben sedici miglia di largo, trovansi le più riconoscibili prove dell’antica sede dell’acque marine, e forse prove non meno incontrastabili dell’abitazione d’uomini sugli strati, che adesso s’internano nelle radici de’ monti.

La Valle di Luzzane è fiancheggiata da umili collinette dette Glàvize in lingua Illirica. Queste giacciono alle radici d’un alto monte petroso, e sono formate di terra marina sterile, or biancastra or azzurra, disposta in regolarissimi strati, e piena zeppa di Turbinati, e in alcun sito di Bivalvi marini candidi, lucenti, semicalcinati, esotici. Sulla superficie esteriore d’un quadrello non più largo, che quattro dita io ne ò annoverato oltre quaranta, della spezie, e grandezza medesima. Tutti gli strati però non ne ànno un’uguale abbondanza, come non sono tutti della medesima consistenza, e colore. In alcuno di essi trovasi presa dell’Alga marina, e qualche pagliuzza di carbone d’erbe bruciate. La differenza più riflessibile, che fra queste varietà di terre marine si osservi, è la massima inuguaglianza del peso. Di due pezzi eguali di volume, presi da due strati differenti, e pieni di Corpi marini quello che contiene pagliuzze di carbone pesa la metà meno, e ricorda le pomici cineree de’ Vulcani, quantunque non ne mostri al di fuori la porosità.

Quelle pagliuzze incarbonite, non sono già impregnate di bitume; elleno sfarinansi, e tingono di nero, come il carbone di paglia de’ nostri focolari. Mi risovviene d’avere osservato piccioli carboncini simili in una terra bolare verde-ferrigna, che trovasi fra le [p. 52 modifica]materie Vulcaniche del monte Berico presso Vicenza. Gli strati di terra mediocremente indurata delle collinette di Luzzane sono così ben divisi da linee orizzontali inclinate, che di gran lastre piane, come quelle dell’Ardesia o Lavagna tegolare, ne potrebbono essere asportate. I canaletti, che le acque piovane si sono scavati sul dorso di queste colline per iscendere unite nella Valle, lascian vedere al di fuori la tessitura loro interna, e la disposizione, e colore degli strati.

Andando mezzo miglio più oltre verso le angustie della Valle s’incontra il letto del torrente detto Gipàlovo-Vrilo, vale a dire Fonte della Famiglia di Gipal; questi porta seco grandissima varietà di materie. V’ànno fra le sue ghiaje delle Piriti, dell’Etiti conchifere, nelle quali i Corpi marini presi restarono candidissimi, e perfettamente resisterono al ferro disciolto. Vi si trova quantità di Selci nere, e d’ogni altro colore; pezzuoli d’Agate finissime piene di Corpi marini; ciottoloni di Cote, di Breccia, e varie spezie di marmi semplici calcarei portate da’ monti superiori. Oltre a tutte queste produzioni di monti minerali, e marini v’ànno infiniti pezzi di Lave compatte, pesanti or nere, or grigie, e Carbon fossile, e terra bituminosa scissile, nera quanto il Gagate, piena di Corpi marini bianchissimi. Varj filoni orizzontali inclinati di questa terra compariscono dapprima lungo l’alveo del torrente, avendo sopra e sotto di se altri strati di terra marina poco compatta, e pur piena comunemente di Testacei. Passando più oltre, l’alveo che va ristringendosi, è in più d’un sito totalmente scavato nella terra bituminosa: ma pell’ordinario i filoni sono alternati. Come sopra le collinette della Valle di Luzzane sorge un monte petroso, così sopra gli strati divisi dal Gipalovo-Vrilo s’alza un monte maggiore, composto delle varie ma[p. 53 modifica]terie, che il torrente conduce seco nelle gran piene. All’ultimo confine della terra ampelitica, che finisce di lasciarsi vedere sotto a una cateratta del torrente, e a varj massi ferruginosi caduti dall’alto, trovansi le radici, e il tronco d’un albero incarbonito, che à tre piedi di circonferenza. Egli stava tuttora, quando io fui colà, nella positura sua naturale, e dal di lui piede vedevansi partire le radici perfettamente intere sino alle minime diramazioni.

Io ne ò meco portate alcune, che somigliano alle silique del Carrubbio nella figura, ma sono incarbonite, e d’una lucidissima nerezza. La particolarità, che distingue questo tronco incarbonito dalla gran quantità di legni fossili, che si trovano pelle montagne, si è l’essere stato tagliato poco più d’un piede sopra le radici da un’accetta, o altro simile stromento, prima che lo coprissero gli strati marini. Il replicato esame fatto sopra della di lui situazione, e sopra ’l di lui stato attuale mette fuor di dubbio quest’antica verità. I filoni di terra marina divisi dal torrente corrono regolarmente oltre due braccia più alto del sito occupato dalle radici, e dal pedale. Questo à dei falsi tagli, ne’ quali s’è insinuato il bitume. Egli era poi anche mezzo sotterrato, allor quando colle mie proprie mani cavando la terra io l’ò messo a netto, condotto a ciò fare dal sospetto, cui m’avea ispirato la naturale situazione delle radici. Lascio decidere a chi sa più di me da quanto antica accetta sia stato tagliato quell’albero, di cui ci restano conservati i residui, e in quali tempi abbiano dominato su que’ terreni l’acque d’un mare adesso lontano da noi, che vi à deposto una così prodigiosa quantità di Testacei stranieri.

Il carbon fossile, e la terra ampelitica del Gipalovo-Vrilo, quantunque lontani parecchie miglia dalle mari[p. 54 modifica]ne, potrebbono divenire generi utili, se non ad altro, alla distillazione della Rachìa, che porta fatalissime devastazioni ai boschi del litorale.

  1. Draça, spina, e più particolarmente Paliuro.
  2. Xenski-Klanaz; il passo angusto della Donna.