Viaggio intorno alla mia camera/Capitolo XXXI

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Capitolo XXXI

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Capitolo XXX Capitolo XXXII
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CAPITOLO XXXI.



Ho voluto dire nel mio viaggio alcuna cosa di tanti infelici, poichè l’idea della loro miseria è spesso venuta a distrarmene. Talvolta, colpito dalla differenza del loro stato e del mio, arrestava a un tratto la mia sedia di posta, e la mia camera mi parea oltremodo ornata. Qual lusso inutile! Sei seggiole! due tavolini! uno scrittojo! uno specchio! Qual vana pompa! Il mio letto in ispecie di color rosso e bianco, le due mie coltrici mi pareano sfidare la magnificenza e la mollezza de’ sultani dell’Asia. — Tal pensiero mi rendea indifferenti i piaceri a me vietati. E di riflessione in riflessione il mio accesso di filosofia [p. 114 modifica]diveniva tale, che ove pure vi fosse stato un ballo nella camera vicina, ove pure vi fossi stato chiamato dal suono dei violini e delle chiarine, non avrei mosso un passo. — Avrei potuto udire colle due orecchie la voce melodiosa di Marchesi, quella voce che mi ha così sovente rapito a me medesimo, nè mi sarei punto commosso: — ben più avrei potuto mirare colla massima calma la più bella donna di Torino; Eugenia stessa, abbigliata da capo a piedi per mano di madamigella Rapoux. — Questo per altro non è ben sicuro.