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Viaggio sentimentale di Yorick (1813)/LX

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LX. L'atto di Carità

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Laurence Sterne - Viaggio sentimentale di Yorick (1768)
Traduzione dall'inglese di Ugo Foscolo (1813)
LX. L'atto di Carità
LIX LXI

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LX. L’ATTO DI CARITÀ

parigi


Chi sdegna o sospetta di passare al bujo per un chiassuolo, sarà forse un egregio uomo dabbene, e destro a mille negozj; ma un buon viaggiatore sentimentale, non mai. Assai cose che accadono a Sole chiarissimo e su per le vie larghe e frequenti, le vedo, ma non le guardo. La natura è vergognosa, nè s’attenta d’agire alla presenza di spettatori; bensì in qualche appartato cantuccio ti lascia vedere taluna delle sue brevi scene che equivalgono alla quintessenza di tutti i sentimenti stillati da una mezza dozzina di tragedie francesi — tragedie peraltro bellissime assolutamente — e le si confanno del pari al predicatore e all’eroe; e perciò ogniqualvolta mi trovo in impegno più solenne assai dell’usato1, io nelle mie [p. 192 modifica]prediche m’ajuto di quelle tragedie — e quanto al testo, la Cappadocia, il Ponto e l’Asia, la Frigia e la Pamfilia son ottimi testi quanto ogni altro della Scrittura2.

Evvi un opaco andito lungo, che dall’opéra comique riesce a un vicolo angusto, calcato da que’ pochi che modestissimi aspettano un fiacre3, o che più volentieri tornano a casa in santa pace co’ loro piedi. A capo dell’andito attiguo al teatro vediFonte/commento: 274 una candeluccia il cui raggio a mezzo l’andito si smarrisce tra l’ombre — ma vi sta per adornamento — a imitazione delle stelle di

[p. 193 modifica]minima grandezza le quali ardono, e, a quanto sappiamo, non giovano gran che a noi mortali.

Per quell’andito adunque io m’avviava all’albergo, quando cinque o sei passi innanzi ch’io giungessi alla porta m’accorsi di due signore, l’una a braccio dell’altra, col dosso al muro, le quali secondo le mie induzioni aspettavano un fiacre — e poich’erano si presso alla porta, io per rispetto al diritto di priorità, m’incantucciai pianamente un braccio o poco più di qua dalle due signore — e quasi invisibile, perch’io era vestito di nero.

La signora che mi stava più presso era una lunga, e smilza persona d’anni forse trentasei — l’altra, di pari forme e statura n’avrà avuti quaranta — e non aveano indizj nuziali nè vedovili — bensì in tutto e per tutto l’aspetto di due caste sorelle vestali, a cui nè le carezze nè i baci avevano libata la rugiada quasi gelata su le lor labbra — in altro tempo io mi sarei cordialmente adoperato alla loro felicità; ma per quella sera la loro felicità doveva arrivar d’altro luogo.

Una voce sommessa con dicitura elegante e con soave cadenza supplicava, che tra lor due facessero, per l’amore di Dio, l’elemosina d’un dodici soldi. E mi parve fuori d’ogni uso che [p. 194 modifica]un accattone assegnasse la somma dell’elemosina — e dodici volte più che non si dà solitamente all'oscuro. E se ne maravigliarono anch’esse — Dodici soldi? ve’! dicea l'una — Un dodici soldi! dicea l’altra — nè gli davano retta.

Il poverello continuava a dire, che non si sarebbe attentato a domandare di meno a due dame del loro grado; e s’inchinò sino a terra.

Poh! dissero — non abbiamo di spiccio.

Tacque per allora il mendico; poi tornò ad implorare.

Deh! gentili damine; deh non chiudano le loro pietose orecchie a me solo! — Sur ma parole, davvero, uomo dabbene, dicea la minore, non abbiamo moneta — Il cielo dunque le benedica, rispose il mendico, e moltiplichi a loro le gioje che possono versare su gli altri senza moneta! — Notai che frattanto la sorella maggiore accostava la mano alla tasca, e diceva: Se troverò un soldo — Un soldo! me ne favoriscano dodici, ripigliò il supplicante: la natura fu sì benefica verso di loro! le sieno adunque benefiche con un povero.

Ve li darei con tutto il cuore, disse la giovine; amico, ve li darei se ne avessi.

O mia benefattrice! bella e caritatevole gentildonna, diceva egli alla sorella maggiore — ma [p. 195 modifica]se allo splendore di quegli occhi che reca in quest’andito bujo il chiaror del mattino è mista insieme tanta dolcezza, non dovrò io credere che ciò derivi dalla bontà, e dalla umanità di quel cuore? non dovrò io credere al marquis de Santerre ed a suo fratello i quali, passando dianzi, parlavano tanto di tutte e due?

— E tutte e due pareano commosse; e le loro dita correvano come per impulso e contemporaneamente alle tasche; e n’uscirono due monete di dodici soldi; nè altercavano più col povero, bensì tra lor due, aspirando al merito di far l’elemosina; ma la fecero a un punto tutte e due, e il diverbio cessò — e l’uomo dabbene se n’andò con Dio.

Note

  1. E appunto in que’ dì occorse a Yorick una solenne occasione di predicare nell’oratorio de’ protestanti in Parigi; e ne in richiesto da Lord Hertfort ambasciadore d’Inghilterra che avea corredato sontuosamente di nuove suppellettili il suo palazzo; e Parigi impazziva in folla a vederlo. Yorick sali in cattedra col testo: «Disse il re Ezechìa al Profeta: Ho mostrati allo straniero i miei vasi d’oro, e le mie concubine; nè ho lasciato chiuso tesoro veruno della mia casa. Disse il Profeta: Tu hai operato da stolto.» Isaia xxxix. — Vedi lettere di Sterne.
  2. Non va inteso, come pare alla prima nell’originale: ottimi testi quanto uno della Scrittura; perchè anzi queste parole si leggono negli atti degli Apostoli: Et qui habitant — Cappadociam, Pontum et Asiam, Phrygiam et Pamphyliam. Cap. ii. 9. 10. — E qui Yorik tende a deridere anche la povertà orgogliosissima del teatro francese che non ha, come l’inglese, tragedie desunte dalla storia patria, le quali mostrano più opportunamente al popolo i vizj, le virtù e l’indole de’ suoi antenati.
  3. Carrozze che si noleggiano a ora; sdruscite; strascinate da cavalli con orecchie sempre dimesse.