Vita di Esopo Frigio/Capitolo LXII

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Capitolo LXII

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Anonimo - Vita di Esopo Frigio (Antichità)
Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
Capitolo LXII
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C A P I T O L O   LXII.


RItornò Esopo nel suo alloggiamento, e comandò a giovani suoi, che si sforzassero pigliare uno di quegli animali, che gli Egizj chiamano Ichneumoni (questi tengono similitudine di Gatti nella formola del coreo, ma sono de’ mastri vieppiù minori assai,) e preso, che fosse, per le strade traendolo, publicamente lo battessero. Adoravano gli Egizj cotal’animaletto, a cui come ad un Iddio con molte ceremonie facevano sollenni sacrificj; perciocchè natura è dell’Ichneumoni rompere, e guastare le ova de’ Coccodrilli, i quali gli Egizj, perchè appò loro se ne trovano molti, molto abborriscono, ed odiano, per esser animali non meno orribili, e spaventevoli, che dannosi, e nocivi. Gli Egizj adunque per cotanto giovamento di così animoso animaletto, il cui ardire pareva loro divino, avendolo in somma venerazione, adoravanlo: I giovani che nessun’altra considerazione aveano, che di eseguire il comandamento di Esopo, presero un Ichneumone, e quello per la Città aspramente batterono. Corsero gli Egizj, vedendo il loro Iddio, da quelli forastieri così maltrattato, e gravamente battuto, e avrebbongli ammazzati, se non fosse lor sembrato, che la gravezza del peccato, ed un tanto orrendo sagrilegio chiedesse che i giovani vieppiù crudele, e penosa morte facessero; per la qual cosa tolto dalle lor mani l’animaletto, al Re incontinente se n’andarono a cui come il fatto fosse ito esposero. Il Re subitamente fatto a se chiamar Esopo con crude, e rugose ciglia gli disse: Tu dunque Esopo, che sai quanto l’Ichneumone da noi quì sia riverito, il quale per Iddio adoriamo, da quei tuoi, malvaggi, [p. 84 modifica]burlandosi della religion nostra, l’hai fatto battere, e villaneggiare in nostro vituperio, e carico grandissimo. Rispose Esopo: riponi la colera Signore, ed intendi come va questo caso seguito, che so per certo, che tu confesserai, che la ragione sia nostra. Non sai tu, che chi fa male, male aspetta? Io non per vituperare la vostra Religione, nè per ingiuria ho fatto batter questo gatto ma solo, perchè se l’ha egli meritato, conciosiachè egli ha il mio Re Liceto gravemente offeso ed ingiuriato. Il Re Nectenabò di ciò gli disse: E come? Sappi Signore, rispose Esopo, che la notte passata quell’Ichneumone ammazzò il gallo favorito di Liceto, ch’era valentissimo, e delle ore verissimo orologio. Questo gallo amava il Re mio più che gli occhi suoi, e perciò l’ho fatto battere, e veramente di esser ammazzato meritava. Allora Nectenabò disse: Non ti vergogni tu dirmi sì gran bugia: può egli essere, che quell’animaletto in una notte sia da Egitto in Babilonia ito, e tornato? ed Esopo sorridendo disse: E voi Signore ditemi come è possibile, che le cavalle vostre di Egitto sentino i Cavalli di Babilonia a nitrire? e come è possibile, che perciò s’impregnino? e se ciò è vero, molto minor menzogna è la mia. Allora il Re si accorse, che con quel bel tratto, egli era da Esopo della sua bugia ripreso, ed era la sua falsa proposta disciolta, dove molto la prudenza sua commendando, Esopo, ed i suoi servi assolse, e confessò essere da lui soddisfatto, dalla risposta del dubbio precostogli, e predicava esser grande la sapienza sua.