Vita di Esopo Frigio/Capitolo LXVII

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Capitolo LXVII

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Anonimo - Vita di Esopo Frigio (Antichità)
Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
Capitolo LXVII
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C A P I T O L O   LXVII.

COsì a me è intervenuto, disse Esopo, che essendo io passato già per tanti pericoli, ed uscito di tante calamità, ora piango, e giustamente mi doglio, non vedendo alla mia ingiusta persecuzione rimedio alcuno. Non aveva Esopo finito cotai parole, quando eccoli il Barigello con molti Delfici popolari, i quali toltolo fuori di prigione, conducevalo a farlo morire. Nè volendo i Delfici intendere alcuna ragione, disse Esopo: Or di grazia almeno ascoltate questo bello esempio di quello, che a voi intervenirà poi. Di ciò fattogliene commodità, così incominciò, dicendo: Nel tempo, che le bestie parlavano, ed usavano vivere insieme: Il Sorcio avendo con la Rana amicizia, la convitò a cena seco, e menotela nella dispensa di un Gentil’uomo ricco, il quale teneva piena di tutte quelle cose, che suole una ricca casa tenere; ivi abbondantissimamente cenarono. L’altro [p. 93 modifica]giorno poi la Rana convitò ii Sorcio a cenare nella sua palude, il quale venuto per cenare là dentro, disse la Rana: Amico mio acciò tu non pigli troppo fatica nuotando, fia bene, che con un filo sottile tu annodi il piè tuo al mio, e così tu seguendomi, più agevolmente nuoterai. Acconsentì il Sorcio, e legato, che egli fu in quel modo, la Rana saltò nella palude, traendosi dietro il Sorcio, e gitasene al fondo, il Sorcio per forza ancora sotto acqua seco tirava. Onde vedendosi i Sorcio non poter far altro se non affogarsi, disse: Io per tuo tradimento, o falsa Rana muojo, ma spero verrà un maggior di te, che farà le mie vendette, e ciò detto morì; onde poi gonfio, venne a galla sopra l’acqua. Ma un’Aquila vedendo il Sorcio morto, e preselo, portollo in alto. E perchè la Rana ancora era per il piede con lui ligata, fece l’Aquila doppia preda, la quale ella beccossi in due bocconi.