Vita di Esopo Frigio/Capitolo XLVII

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Capitolo XLVII

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Anonimo - Vita di Esopo Frigio (Antichità)
Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
Capitolo XLVII
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C A P I T O L O   XLVII.


ORa, che io mi veggio in libertà posto, mercè de’ vostri prieghi, e della cortesia vostra, di che quelle grazie vi rendo, che per me si possono maggiori; a me si conviene di cotanto beneficio esser ricordevole, ed a quello, ch’io promesso vi ho, attendere, e pagarvi. Credo, o Samj, che sappiate che l’Aquila è di tutti gli altri ucelli Regina; la quale avendo l’anello imperiale rapito, e poscia nel grembo di uno schiavo lasciatolo cadere, altro significar non vuole, se non che v’è qualche Signore, o Re, che va pensando, e tramando di volere la vostra Città [p. 66 modifica]sottomettere, e soggiogare; e di libera farla serva, e schiava, e le leggi, gli statuti, ed il governo vostro rompere ed annullare.