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Vite dei filosofi/Libro Quarto/Vita di Senocrate

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Libro Quarto - Vita di Senocrate

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Diogene Laerzio - Vite dei filosofi (III secolo)
Traduzione dal greco di Luigi Lechi (1842)
Libro Quarto - Vita di Senocrate
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CAPO II.


Senocrate.


I. Senocrate di Agatenore era calcedonio. Giovinetto udì Platone e peregrinò seco in Sicilia.

II. Fu d’ingegno tardo per modo che si racconta aver detto Platone, paragonandolo ad Aristotele: Quegli ha bisogno di sprone, questi di freno — e, con qual cavallo qual’asino striglio io!

III. Del resto Senocrate era grave, e sempre d’aspetto burbero a segno che Platone gli ripetea del continuo: Senocrate sacrifica alle Grazie. — Visse il più nell’Accademia; e se talvolta dovea recarsi in città, dicono che, al suo passaggio, la plebe tumultuante e procace si ritraeva. Dicono parimente che un giorno anche Frine la cortigiana volesse tentarlo, e come inseguita da alcuni si rifuggisse nella di lui casetta; ch’egli per compassione accoltala, e non avendo che un letticciuolo, le concedesse, pregandolo essa, di seco coricarsi; ma che da ultimo se ne andasse, dopo molto eccitarlo, senza nulla ottenere; affermando a chi ne la interrogava che non da un uomo, ma da una statua era uscita. — Altri raccontano che gli scolari ponessero Laide a giacere con lui, e ch’ei fosse tanto continente da farsi non di rado tagli e scottature al pene. [p. 305 modifica]

IV. Era poi così fededegno che non potendosi testimoniare senza giuramento, gli Ateniesi ciò concessero a lui solo.

V. Ed era in oltre a sè stesso sufficientissimo. Il perchè avendogli spedito Alessandro del danaro assai, tolte tre mila attiche, rimandò il resto col dire: Che quegli più ne abbisognava, che a più dava le spese. — E parimente non ricevette quello che, come narra Mironiano ne’ Simili, gli mandò Antipatro. — Premiato di corona d’oro in una disfida a più bere, che presso il tempio di Bacco si fa ogn’anno da que’ di Coo, nell’uscire la depose innanzi alla statua di Mercurio, dove anche era solito porre quelle dei fiori. — Si racconta ch’ei fosse mandato con alcuni altri ambasciatore a Filippo; che ammolliti costoro ai donativi, e accedessero agli inviti di Filippo, e si aprissero con lui; ma ch’esso nè l’una, nè l’altra di tai cose facesse; e per questa ragione Filippo non lo ricevesse; che quindi ritornati gli ambasciatori in Atene, riferissero come Senocrate inutilmente fosse venuto in loro compagnia; che già gli Ateniesi gli preparassero un’ammenda, quando appreso da lui stesso, che allora avrebbero dovuto piuttosto darsi pensiero della repubblica — poichè Filippo avea con doni sedotti gli altri, ma lui non avea persuaso con nessuna ragione — è fama che doppiamente lo onorassero, e che da ultimo anche Filippo dicesse, che Senocrate, tra que’ che gli furono spediti, non avea ricevuto doni. — Andato parimente ambasciatore ad Antipatro pei prigionieri ateniesi della [p. 306 modifica]guerra lamiaca, e invitato a cena da lui, gli addirizzò questi:

     Circe, qual uom che preveggente fosse
     Sosterrebbe gustar cibo o bevanda
     Pria di redimer i compagni suoi
     E vederli cogli occhi?

e Antipatro accogliendo con bontà il destro, li lasciò tosto andare.

VI. Una volta lanciatosegli nel seno un passerino inseguito dallo sparviero, accarezzandolo leggermente lo lasciò andare dicendo: Non doversi consegnare il supplichevole — Beffato da Bione: Non io, disse, sarò per rispondere a lui; poichè nè la tragedia beffeggiata dalia commedia si degna rispondere. — Ad uno che senza avere imparato nè musica, nè geometria, nè astronomia, voleva venire a scuola da lui: Vattene, disse, tu non hai i manichi della filosofia. — Altri afferma ch’egli abbia detto: Da me non si carda la lana. — Dicendo Dionisio a Platone che gli avrebbe tagliata la gola, costui che era presente, mostrandogli la propria: Non certo, soggiunse, prima che questa.

VII. Narrasi che Antipatro, venuto un giorno in Atene, e salutato Senocrate, e’ non l’ebbe risalutato prima che avesse condotto a fine il discorso ch’e’ pronunciava.

VIII. Nemicissimo essendo d’ogni ostentazione, molta parte del giorno meditava tra sè, e un’ora, dicono, dava al silenzio. [p. 307 modifica]

IX. Lasciò moltissime opere, e versi, e avvertimenti che sono questi: Della natura, 1, 2, 3, 4, 5, 6 — Della sapienza, 6 — Della ricchezza, 1 — Arcade, 1 — Dell’indefinito, 1 — Di un fanciulletto, 1 — Della continenza, 1 — Dell’utile, 1 — Del libero, 1 — Della morte, 1 — Del volontario, 1 — Dell’amicizia, 1, 2 — Dell’equità, 1 — Del contrario, 1, 2 — Della felicità, 1, 2 — Dello scrivere, 1 — Della memoria, 1 — Della menzogna, 1 — Callicle, 1 — Della prudenza, 1, 2 — Economico, 1 — Della frugalità, 1 — Del potere della legge, 1 — Della repubblica, 1 — Della santità, 1 — Che la virtù è trasmissibile, 1 — Di ciò che è, 1 — Del destino, 1 — Delle passioni, 1 — Delle vite, 1 — Della concordia, 1 — Dei discepoli, 1, 2 — Della giustizia, 1 — Della virtù, 1, 2 — Delle forme, 1 — Della voluttà, 1, 2 — Della vita, 1 — Della fortezza, 1 — Dell’unità, 1 — Delle idee, 1 — Dell’arte, 1 — Degli dei, 1 — Dell’anima, 1, 2 — Della scienza, 1 — Politico, 1 — Della perizia, 1 — Della filosofia, 1 — Di Parmenide, 1 — Archedemo, o della giustizia, 1 — Del buono, 1 — Delle cose che spettano all’intelligenza, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 — Soluzioni di questioni intorno a’ ragionamenti, 1, 10 — Prelezioni di fisica, 1, 2, 3, 4, 5, 6 — Capo, 1 — Dei generi e delle specie, 1 — Pitagorea, 1 — Soluzioni, 1, 2 — Divisioni, 8 — Di tesi, libri 20, 43 — Dell’arte del disputare, libri 15, 40, 1, 2, 700, 40 — e dopo 15 libri, ed altri 16 di precetti intorno all'elocuzioneDi cose spettanti al ragionamento, libri 9 — [p. 308 modifica]Di precetti, libri 6 — Di ciò che pertiene all’intelligenza, altri 2 libri — Dei geometri, libri 5 — Di commentarj, 1 — Di contrarii, 1 — Di numeri, 1 — Teorica dei numeri, 1 — Degli intervalli, 1 — Di cose astrologiche, 6 — Elementi della regia podestà, ad Alessandro, 4 — Ad AribaAd EfestioneDella geometria, 1, 2 — Versi, 40, 20, 2, 4, 200, 30, 9.

X. Tutto che per altro ei fosse tale, non essendo atto a pagare la tassa dei forestieri, gli Ateniesi una volta lo vendettero; e Demetrio Falereo lo comperò, e reciprocamente reintegrò, della libertà Senocrate, gli Ateniesi della tassa. Ciò racconta Mironiano d’Amastri nel primo libro di Capitoli istorici simili.

XI. Fu surrogato a Speusippo e condusse la scuola venticinqu’anni, sotto Lisimachide, incominciando nel second’anno della centesima decima olimpiade.

XII. Morì di notte, già tocchi gli anni ottanta due, inciampando in un bacile. Anche di lui abbiamo detto così:

     Urtando un giorno in un bacil di rame
       E percossa la fronte, un prolungato
       Oo mise gridando, e morì poi,
       Senocrate, l’uom ch’era tutto a tutti.


XIII. V’ebbero altri cinque Senocrati. — Il tattico, molto antico — e il parente in uno e concittadino del prefato filosofo. Va attorno un suo discorso Arsinoetico scritto per la defunta Arsinoe — Terzo, un [p. 309 modifica]filosofo, che scrisse elegie non felicemente. Ed è cosa solita, poichè i poeti che si danno a scrivere in prosa, riescono, i prosatori che si mettono a poetare, inciampano; essendo manifesto, questo essere da natura, quello opera dell’arte. — Quarto, uno statuario. — Quinto, uno scrittore di odi, come dice Aristosseno.