Vai al contenuto

Sulle Grazie (Pindaro)

Da Wikisource.
Versione del 2 apr 2020 alle 16:30 di CandalBot (discussione | contributi) (Bot: rimuovo parametri obsoleti)
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
greco

Pindaro Antichità 1824 Angelo Maria Ricci Indice:Le odi di Anacreonte e di Saffo.djvu Poesie letteratura Sulle Grazie Intestazione 25 luglio 2011 100% Poesie

Questo testo fa parte della raccolta Le odi di Anacreonte e di Saffo


[p. 129 modifica]

O della ricca Orcomeno
    Reine alme e famose,
    Grazie, ridenti Grazie,
    Cui le devote spose
    De’ prischi Minii offrirono
    6Trono e votivo altar;
Voi di Cefiso i limpidi
    Fonti ed i campi aprici,
    Illustre sede e nobile
    Di corridor felici,
    Dive abitaste; e facili
    12Scendete al mio pregar.

[p. 130 modifica]


Dolce e per voi piacevole
    Tutto nel mondo apparve;
    Chi sapiente e splendido
    Per vostro don comparve;
    Chi lieto ottenne il florido
    18Onor della beltà.
Gli stessi Dei dell’etere
    Ne’ metrici intervalli
    Senza le Grazie archetipe
    Non ordinaro i balli;
    E il convito amichevole
    24Gioia e piacer non ha.

In ciel d’ogni bell’opera
    Dispositrici siete,
    U’ presso al Pizio Apolline
    Dall’arco d’or sedete,
    Al sommo padre Olimpico
    30Recando eterno onor.
Fian le mie voci supplici
    O Aglaia, a te gradite,
    Degl’inni amica Eufrosine,
    Figlie di lui m’udite,
    Che ha su gli Dei l’imperio
    36Possente regnator.

[p. 131 modifica]


M’odi, o degl’inni egregia
    Diva gentil Talia,
    Onde alle danze accordasi
    La liquida armonia,
    Che agli augurati numeri
    42Lieve modella il piè.
Io quì del prode Asopico
    A celebrare il vanto
    Venni, sul ritmo lidio
    Sciogliendo all’aure il canto,
    Che nella polve Olimpica
    48Vinto ha Minea per te.

Della crudel Persefone
    Alla magione oscura.
    Eco tu vanne, or nunzia
    Di nobile ventura,
    A lui che il non degenere
    54Cleodamo educò.
Di’ che poc’anzi il giovine
    Suo figlio hai visto alfine,
    Cui Pisa illustre e splendida
    In sull’Eleo confine
    Di piume or or fra gl’incliti
    60Certami il crine ornò.