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Elettra (Euripide - Romagnoli)/Terzo stasimo

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Terzo stasimo

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Euripide - Elettra (413 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1930)
Terzo stasimo
Terzo episodio Esodo


[p. 97 modifica]rono essere sviluppati ed acquistare alta virtú espressiva elementi che alla semplice lettura del testo mutilato sembrano aridi e inarmonici. A questa semplice efficacia dimostrativa aspira il mio tentativo, e non ha la menoma pretesa artistica.

Per un brano di questo carattere, Euripide avrà probabilmente adoperato il modo cromatico. A questo mi sono attenuto, e al tono di sol.

Una gamma di sol cromatico, comprendeva, se composta di tetracordi disgiunti, le seguenti note;


\layout {
  indent = #0
  line-width = 8\cm
  ragged-right = ##f
  ragged-last = ##f
}
\relative c'' {
  \clef treble
  \key c \major
  \omit Staff.TimeSignature
  \cadenzaOn
  \override TextScript.padding = #4
  (g2 aes4 a4 c2) d2 (ees4 e4 g2)
  \cadenzaOff
}

E se composta di tetracordi congiunti, le seguenti:


\layout {
  indent = #0
  line-width = 8\cm
  ragged-right = ##f
  ragged-last = ##f
}
\relative c'' {
  \clef treble
  \key c \major
  \omit Staff.TimeSignature
  \cadenzaOn
  \override TextScript.padding = #4
  (g2 aes4 a4 c2)( des4 d f2)
  \cadenzaOff
}

E siccome nella pratica si inseriva il 2º tetracordo congiunto anche nella gamma dei tetracordi disgiunti, le note che un compositore antico aveva a sua disposizione in un sol cromatico, erano le seguenti:


\layout {
  indent = #0
  line-width = 8\cm
  ragged-right = ##f
  ragged-last = ##f
}
\relative c'' {
  \clef treble
  \key c \major
  \omit Staff.TimeSignature
  \cadenzaOn
  \override TextScript.padding = #4
  g4 aes4 a4 c4 des4 d4 ees4 e4 f4 g4
  \cadenzaOff
}

A queste mi sono attenuto nel comporre la melodia. Ho aggiunto qualche nota al basso, negli stretti limiti in cui possiamo supporre che le adoperassero i compositori greci. [p. 99 modifica]

LE TROADI

[p. 100 modifica]

PERSONAGGI

Atena
Coro di prigioniere troiane
Taltibio
Cassandra
Andromaca
Menelasìo
Elena

La scena rappresenta il campo dei Greci dinanzi a Troia. In fondo
alcune tende, dove son chiuse le prigioniere troiane. Davanti ad una
di queste, Ecuba giace al suolo. In fondo, fumano le rovine di
Troia. Albeggia.

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Appare improvvisamente, invisibile per Ecuba,
il Dio Posídone.


posidone
Qui giunsi dell’Egèo dai salsi baratri,
dove, danzando, le Nerèidi volgono
il bellissimo piede: io son Posidone.
Poiché, da quando Febo ed io le pietre
levammo a fil di squadra, onde le torri
sursero, in questo suolo, a Troia intorno,
mai dal cuor mio l’amor non fu bandito
per la città dei Frigi. Essa conversa
in fumo è adesso: ché le argive cuspidi
l’hanno distrutta e saccheggiata. Epèo
di Parnasso, il focese, costruí,
per consiglio d’Atena, un gran cavallo,
pieno i fianchi d’armati, e lo sospinse,
simulacro funesto, entro le torri.
Da le genti venture, esso cavallo
sarà detto di legno: ché di lancie
legno chiudea nei fianchi. I boschi sacri
fatti or deserti, e i templi dei Celesti
corron di sangue: dall’altar di Giove

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protettor della casa, procombé
sopra i gradini spento Priamo; e l’oro
e le spoglie dei Frigi a gran dovizia
mandan gli Achivi alle lor navi, e attendono
da poppa il vento, sí che veder possano,
dopo che dieci volte i campi furono
già seminati, le lor mogli e i pargoli,
gli Elleni che contro Ilio in guerra mossero.
Ora io, poiché m’han vinto, Era, la diva
d’Argo, ed Atena, ch’an distrutti i Frigi,
Ilio illustre ed i miei templi abbandono:
ché quando incombe sopra una città
solitudine trista, il culto langue
dei Numi, onore aver piú non potrebbero.
Echeggia lo Scamandro pei fitti ululi
delle captive, designate a sorte
ai vincitori: agli Arcadi ed ai Tèssali
queste, quell’altre ai príncipi d’Atene,
figliuoli di Tesèo. Quelle Troiane
per cui la sorte non fu tratta, sotto
a queste tende, riserbate ai príncipi
dell’esercito stanno; e la Tindàride
Elena, la spartana, è insiem con esse:
captiva, a dritto, è giudicata anch’essa.
E se qualcuno vuol mirar la misera
Ecuba, è questa, a questa soglia innanzi,
che assai lagrime versa, e n’ha ben donde:
ché la sua figlia Polissèna è morta
miseramente, tristamente, sopra
il tumulo d’Achille: è morto Priamo,
son morti i figli, e Cassandra, la vergine,
cui spinse Apollo a delirare oracoli,
ogni pietà dei Numi, ogni rispetto

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posto in oblio, la vuole ora Agamènnone
sposa furtiva del suo letto. Addio,
città che fosti un dí felice, addio,
bella cerchia di torri. Ove odiata
Pallade non ti avesse, ancor saresti.
Appare Atena.
atena
Essere può che al consanguineo piú
prossimo al padre mio, possente Demone,
e fra i Numi d’onor segno, deposta
l’inimicizia antica, ora io favelli?
posidone
Certo, Atena. Parlar coi consanguinei
non piccola lusinga è per i cuori.
atena
Approvo l’umor tuo mite, e parole
favellerò ch’entrambi c’interessano.
posidone
Forse da parte degli Dei? Consiglio
nuovo di Giove, o di qual mai fra i Dèmoni?