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La partoriente

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Giuseppe Gioachino Belli

1834 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti caudati letteratura La partoriente Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

Er 28 Settembre La funzione der Zabbito-santo
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

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LA PARTORIENTE.1

     Sì, ccommare: pe’ ggrazzia der Ziggnore
E de sant’Anna,2 mo ttutt’è ffinito.
Si ssapessi3 però cquanto ho ppatito!...
Vergine! e cche ssarà cquanno se more?4

     E cco’ ttutto sto tibbi5 de dolore,
C’è ttanta rabbia de pijjà mmarito?!
E ammalappena6 avemo partorito,
Ce la famo arifà?!7 Cce vò un gran core!

     Ricconta la mammana,8 che cc’è stata
’Na Santa, che li Papi la mettérno9
Drent’ar Martirologgio pe’ Bbeata,

     Che ppe’ ddà a le su’ Moniche arto arto10
Un essempio der cruscio11 de l’inferno,
L’assomijjava a li dolor der parto.

4 marzo 1834.

Note

  1. La puerpera. — Questi versi debbono esser detti con voce languida, affannosa e interrotta.
  2. [La Lucina de’ Cristiani.]
  3. Se tu sapessi.
  4. Quando si muore.
  5. Tibi: flagello, disgrazia, quantità di male. Per esempio: Gli è venuto addosso un tibi, che non so come farà. Come salvarsi con quel tibi d’acqua?
  6. Appena appena.
  7. Ce la facciamo rifare? Che poi?
  8. [Levatrice.]
  9. La misero.
  10. Alto alto: sommariamente.
  11. Crucio, per “cruciato, tormento.„