Ad uno letterato novellino: monimento
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti italiani
AD UNO LITTERATO NOVELLINO:
MONIMENTO.1
Giovincel, se tu vuo’ di rinomea
Proveccio, e’ tuo’ dittati aggian nitore,
Cansa la mala via, sèrbati fuore
Di quella fuia aquilonar vallea
Dove anfana la frotta che donnea
Co la ria stummia de lo stil piggiore
Scialando invecerie sanza dolzore
Per sua carenzia di diritta idea.
De’ caporani nostri abbiti a speglio
Gli eloquii stietti, bontadiosi, arguti,
Per avacciarti de lo bene in meglio.
Esto faccendo, viva e floriscente
Godraiti orranza, infin che non si stuti
Quello sole di Dio magno e sprendiente.
5 novembre 1843.
Note
- ↑ [Dalle cit. Poesie inedite; vol. I, pag. 20.] Letto all’accademia ordinaria de’ Tiberini del 21 aprile 1845. — Ripetuto il ...... 1850, ai Tiberini.— Detto agli Arcadi il 5 giugno 1851. — A dì...... ottobre 1852, dato per la strenna del signor Begli pel 1853 (Torino.)