Adiecta (1905)/I/XI

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Vissute invano

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VISSUTE INVANO


     Povere suore,
chiudete il core,
coprite gli occhi
col vel raccolto,
chinate il volto
sino ai ginocchi!

     Dal vizzo petto
l’ultimo affetto
v’hanno strappato
e il vóto forte
come la morte
v’ha mutilato.

     Il cereo viso
senza un sorriso
s’affila e langue;
malsano e bianco
nel vacuo fianco
vi stagna il sangue.

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     I dolci canti
cari agli amanti
non li sapete;
tolte al fecondo
gaudio del mondo
donne non siete.

     E pur qui fuori
ci son dei fiori
per chi li coglie
e trilli e gridi
Salgon dai nidi
sotto le foglie.

     Passan col vento
tepido e lento
baci e parole
e sul creato
innamorato
fiammeggia il sole.

     E pur, non vinto,
l’umano istinto
veglia e v’aspetta
e la parola
— tu vivrai sola —
Dio non l’ha detta,

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     ma tra gli ulivi
verdi, pe i clivi
di Galilea,
il Cristo biondo
la vita e il mondo
benedicea!

     Deh, penitenti
pe i godimenti
che non provaste,
perchè, spietate,
martirizzate
le carni guaste?

     Ah, è vero! Eterno
brucia l’inferno
per chi è felice
e Monsignore
se sboccia un fiore
lo maledice.