Agamennone (Eschilo)/Quarto canto intorno all'ara

Da Wikisource.
../Terzo episodio

../Quarto episodio IncludiIntestazione 21 febbraio 2015 100% Teatro

Eschilo - Agamennone (458 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1921)
Quarto canto intorno all'ara
Terzo episodio Quarto episodio
[p. 73 modifica]


QUARTO CANTO INTORNO ALL’ARA


Strofe I
Perché mai cosí tenace un terror dinanzi all’animo
che ai portenti
volge l’occhio, a volo librasi,
995e una voce cui niun chiese né mercò, canta presagi?
Perché dunque non respingerla,
come vol di sogni torbidi?
Onde avvien ch’entro le menti
la fiducia non s’adagi?
1000Tempo è già, da che le gomene
su la sabbia della spiaggia
s’allacciarono; e dal dí
che contro Ilio andò, l’esercito
delle navi imputridí!


Antistrofe I
1005Con questi occhi, del ritorno sono stato io testimonio:
pure, pure,

[p. 74 modifica]

l’alma intona, che nei baratri
suoi l’apprese, un canto lugubre dell’Erinni, senza lira.
Di speranza non ha balsamo;
1010né deluso va il mio spirito
che presago è di sventura,
il mio cuore che s’aggira
nei veridici precordî,
fra le spire inesorabili
1015del destino. Io voto fo
che dispersi i voti vadano
che mi mormorano in cuor.


Strofe II
Non v’è di salute soverchia
un termine fisso: s’appoggia
1020il morbo vicino a sue mura;
e frangesi a scoglio invisibile
sovente la sorte che prospera
moveva per rotta sicura.
Ma se sa, con destra frombola,
1025una parte del suo bene
il timor gittare in mare,
non affonda tutto il carico,
sotto il peso delle pene,
né tra i flutti il legno spare.
1030E spesso dal cielo una pioggia
dirotta, lo sterile male
distrugge nell’annua novale.

[p. 75 modifica]


Antistrofe II
Chi mai stagnerà, con che cantici,
il sangue d’un uom, poi che fumido
1035da piaga mortale sgorgò?
Ben Giove fu provvido; e il folgore
su chi dalla terra risurgere
faceva i defunti, scagliò1.
Oh!, se il fato non vietasse
1040ch’uom prevegga ciò che vuole
un Celeste, già il futuro
lascerebbe eromper l’animo
prevenendo le parole.
Ma crucciata in velo oscuro
1045or freme; né svolger dal cèrebro
acceso, consiglio veruno
saprebbe che giunga opportuno.



Note

  1. [p. 274 modifica]Asclepio, maestro sommo nelle arti mediche, sedotto dal lucro, risuscitò un cadavere. Ma Giove, non tollerando che fossero cosí violate le leggi del Fato, lo uccise col folgore.