Alarico Carli/A quindici anni
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1839-1847
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A quindici anni
1839-1847.
Negli anni che corsero dal 1831 al 1839 Alarico Carli fece prima gli studi elementari e si dedicò poi a quelli classici, nei quali compiè il corso, che allora distinguevasi col nome di Umanità, e che equivale alla 5ª ginnasiale d’oggi.
«Venni, quindi, a Firenze, Egli scriveva, per studiare la pittura. Qui conobbi dei veri e propri liberali, coi quali passando molte ore della notte passeggiando per le nostre colline, cominciai ad intendere meglio lo scopo a cui tendeva la nostra generazione, che allora immaginavamo solo destinata a combattere lo straniero ed a cacciarlo d’Italia.»
Inscritto all’Accademia di Belle Arti fu scolaro dell’illustre Bezzuoli e compagno di giovani, che riuscirono poi valorosissimi artisti, fra i quali basti citare il Puccinelli e Stefano Ussi. Con passione ed amore studiò l’anatomia pittorica, pel quale studio frequentò, per varî anni, il nostro R. Arcispedale di S. Maria Nuova, in compagnia del proprio cugino Dott. Chiarini. Studiò pure la prospettiva e quant’altro può avere relazione colla divina arte di Giotto, e, per accrescere il non lauto peculio mensile somministratogli dalla famiglia, andava facendo ripetizioni ai propri compagni, e dava lezioni a giovanetti desiderosi di avviarsi a quell’arte.
Il Carli erasi fatto così giovanotto, ed i tempi erano maturati con lui.
Dopo l’infelice spedizione del generale Ramorino; dopo l’eroico tentativo e l’eroico sacrifizio dei fratelli Bandiera; dopo le congiure e le condanne preparate ed eseguite in Roma contro Galletti, Montecchi ed altri; dopo la rivolta di Rimini, capitanata da Pietro Renzi; dopo infine, le noie procurate dall’Austria al Governo della Toscana per la pubblicazione del D’Azeglio sui Casi della Romagna, e dopo l’esilio di lui; per la morte del retrogrado Gregorio XVI, il Cardinale Giovanni Mastai, salito sul soglio pontificale sotto il nome di Pio IX, aveva solennemente pronunziata la frase; Gran Dio! benedite l’Italia! che equivaleva al compimento del tanto contrastato desiderio degli Italiani: Unità ed Indipendenza!
Il movimento liberale iniziato dal Sommo Pontefice era stato seguito da tutti gli altri Principi d’Italia. Contemporaneamente, una rivoluzione scoppiata di nuovo in Francia aveva cacciato dal trono Luigi Filippo e proclamata la Repubblica e una sollevazione generale dell’Impero Austriaco aveva costretto l’Imperatore a fare certe concessioni ed a promettere la Costituzione.
I Lombardi chiesero ai loro oppressori le bramate riforme, ma trovando invece resistenza ricorsero alle armi e per 5 giorni fecero una guerra accanita e vittoriosa che rimase nella storia sotto il nome di Cinque Giornate.
Milano e Venezia avevano vinto. Il patriottico Piemonte levò il grido di guerra e Carlo Alberto impugnò le armi per la causa dell’Indipendenza nazionale.