Amorosa visione/Capitolo XXXIV

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Capitolo XXXIV.

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Capitolo XXXIII Capitolo XXXV
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CAPITOLO XXXIV.




Della medesima Fortuna, e di quelli che di lei si rammaricano, ed ella di niente si cura, anzi fa suo corso.


Horribilmente percuote costei,
     Cominciò ella a dir, chiunque sale
     Sulla sua rota fidandosi a lei:
Onde ciascun che è qui, per cotal male
     5Piangendo si rammarca, ed essa vedi
     Che di tal pianto niente le cale.
Il suo officio fa, e vo’ che credi,
     Che rade volte aspetta il suo girare,
     Che lo stato di uno a’ terzi eredi
10Venga, ma con mirabile voltare
     Dà costei a questo, a quel altro levando,
     Come vedi un salire altro abbassare.
Intento dunque quivi riguardando
     Puo’ tu veder quella città caduta,
     15Che Cadmo fece lo bue seguitando,
Potente e grande più ch’altra tenuta
     Ch’al mondo fosse allora fu, ed ora
     Di pruni e d’erbe la vedi vestuta;

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Rovinati gli ostier, nè vi dimora
     20Altri che bestie salvatiche e fiere,
     E quanto fosse grande parsi ancora.
Jocasta trista vi puo’ tu vedere,
     Ch’al figlio moglie misera divenne,
     Bench’avvenisse senza suo sapere.
25E vedi que’ che questa tutta tenne
     Con tal voler del frate, per cui questo
     Distruggimento misera n’avvenne,
Giace con lui in quel fuoco molesto,
     E quivi vedi il frate, che amendui
     30Fu l’uno all’altro uccider così presto.
Oltre un poco poi vedi colui,
     Che sopra al mur da Giove fulminato
     Fu, dispregiando ancor negli atti sui.
Con questi vedi Adrasto allato allato
     35Con gli altri regi, che l’accompagnaro
     A quel distruggimento dispietato.
Vedi Tideo, vedi il pianto amaro
     Che fér le triste, che a compimento
     In ristoro del duol la consumaro.
40Non t’è occulto or quanto mutamento
     Dal bene al mal fosse quel di costoro,
     E quasi fu in un piccol momento.
Pon mente poi un poco, dietro a loro
     Troia vedrai e ’l superbo Ilione,
     45Ch’appena alcuna parte par di loro:
Ora non v’ha nè tetto nè magione,
     Ma qual caduto e quale arso si mostra,
     Come tu vedi, e sai ben la cagione.

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Così costei con cui le piace giostra,
     50Sempre abbattendo chi s’oppone ad essa:
     Ma perseguiamo alla materia nostra.
Or mira a piè della città depressa,
     E vedi que’ che già ne fu signore,
     Quando da’ Greci fu con forza aggressa;
55Priamo dico, il cui sommo valore,
     La sua ricchezza, la fama e l’ardire,
     I molti figli, il potere e l’onore
Raccontar non porriansi mai nè dire:
     Questa arsa, e’ figli morti innanzi ad esso
     60Tutti li vide avanti il suo morire.
Ecuba trista puoi vedere appresso
     Per doglia andar latrando come cane,
     Morte chiamando che l’uccida spesso.
Similemente ancor delle troiane
     65Genti vi vedi assai in sanguinoso
     Lago star morte, e d’ogni possa vane.
Tra gli altri puoi vedere il valoroso
     Ettor giacer, e non li valse niente
     Contra costei il suo esser famoso.
70Ivi Paris ancora, insiememente
     Troilo, Polidoro, e Polissena
     Veder puoi tu giacere assai vilmente.
Agamennone insieme, e la sua pena,
     Poich’ebbe Marte e Nettuno avanzato,
     75Vedi ch’Egisto a lui l’ultima cena
Togliendoli la vita dà, ingannato
     Lui col vestir malizioso e fallace,
     Nel quale e’ tristo s’è ravviluppato.

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E vedi ancor Senacherib che giace
     80Morto dentro a quel tempio, e vedi Enea
     Che Turno, il qual si credea stare in pace,
Lui caccia via. E appresso parea
     Serse dolente e tristo nello aspetto
     Del passare Ellesponto ancor piangea.
85Oh quanto pien di furia e di sospetto
     Atamante Teban che uccise i figli,
     Quivi parea nel sembiante dispetto,
Nelle lor carni ancor con tristi artigli!