Ben veggio il marmo, il simulacro, e l'urna
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Girolamo Baruffaldi
V.1
Ben veggio il marmo, il simulacro, e l’urna,
Ma l’ossa no del mio Cantor primiero:
Deh chi mi schiude per pietà il sentiero
A quella fredda polve e taciturna?
5Vorrìa veder la tromba, e in un l’eburna
Cetra come sen giaccia, e ’l pungol fiero,
E ’l Socco umìle, onde coperse il Vero
In sembianza ridevole e notturna.
Trar le vorria fuor dalla notte al die,
10E, certe occulte note mormorando,
Ravvivar quelle spoglie, e farle mie:
Poi lieto andar per queste vie cantando
Nov’arme, novi amor, nove follìe,
Maggiori ancor delle follìe d’Orlando.
Note
- ↑ Al sepolcro di Lodovico Ariosto.