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Biografie dei consiglieri comunali di Roma/Giovanni Silenzi

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Giovanni Silenzi

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Francesco Sforza Cesarini Luigi Simonetti

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SILENZI DOTT. CAV. GIOVANNI


Consigliere Municipale



talia! è splendido nome di eterna bellezza, è la terra del genio sotto il più puro dei cieli; — è il suolo ove in ogni secolo stamparono orme vastissime nomini grandi nelle opere della guerra e nelle virtù dell’ingegno. — Italia, è una storia lunghissima di schiavi e di liberi, d’oppressori e di oppressi, di scettri infranti, di aquile uccise, e di tiare d’umano sangue grondanti. — Italia è oggi sorta Nazione, e la via ricorre delle glorie antiche, e all’ultima meta sospira — la felicità dei popoli fecondata dalla luce della perfetta civiltà, dal vero progresso di tempi incorrotti. — Ma il cammino è ancor lungo, e necessaria cosa è chè venga in soccorso sapienza d’uomini tratti dal fonte incontaminato di tutte le virtù civili, politiche, amministrative. — Epperò stimiamo ottimo ufficio quello di scrivere la vita di cittadini viventi, ad alti gradi assunti, e porne in rilievo i meriti, per i quali alla patria possono tornare utili e cooperare alla gloria e benessere della Nazione. —

Del Dott. Giovanni Silenzi prendiamo quindi oggi a parlare la vita. —

Nasceva egli in Roma nell’anno 1822 il 25 del mese di gennajo.

Pietro padre di lui da Bolognola di Camerino, sua terra nativa, erasi trasferito a Roma in tenerissima età, ed ebbe a genitori Lorenzo Silenzi ed Angela Venanzi, zia dell’egregio Cav. Giovanni Venanzi, attuale Segretario della Commissione Archeologica Municipale di Roma, la di cui biografia in breve faremo di pubblica luce, chè il suo nome è pur notato nei fasti politici per la redenzione di Roma. —

[p. 234 modifica]La famiglia Silenzi, donde discese Lorenzo trasse origine in Macerata, e ne uscirono uomini distinti nella scienza medica, e nelle lettere, di che si trova onorata memoria nella storia di quel Municipio.

Pietro Silenzi ebbe quattro figliuoli, e Giovanni, ultimo di essi, vide la luce allorquando il proprio genitore onestissimo ed operosissimo uomo, come egli fu, e a tutti accettissimo, mercè l’industria ed il commercio era salito in bella fortuna, la quale dapprima era venuta meno per la prematura morte del padre suo, da cui era lasciato nell’infanzia. — Giovanni insieme ai suoi fratelli s’ebbe una eletta educazione e crebbe nell’amor degli studi, nei quali rapidamente egli progredì, chè svegliatezza d’ingegno e bellezza di cuore sin dai primi anni rivelava.

Dopo i politici rivolgimenti del 1831, aggiogata di nuovo Italia alla schiavitù forastiera, in Roma tra i ministri del santuario eran taluni, cui troppo zelo premendo non si ristavano dall’intromettersi anche nei penetrali delle domestiche pareti, ove specialmente giovani di svegliata niente trovavansi, e suggestioni sconsigliate, e qualunque mezzo, purché si giungesse al fine, adoperando, sulle menti e sulle coscienze dei genitori volevano imporsi, affinchè i figliuoli al servizio della religione avviassero, la loro indole, e le loro inclinazioni combattendo. —

Si tentò quindi far di Giovanni Silenzi una vittima di quel sentimento religioso, che purtroppo diè luogo a tanti pentimenti, a scandali funosti, a spettacoli nefandi, e con quanto danno della religione inutile è a dire. Ma seppe il Silenzi i propri genitori persuadere, chè i loro cuori gentili, le loro anime pie, i loro costumi integerrimi, e la patriarcale loro buona fede avean soggiaciuto a sinistra influenza, e li fece convinti che non dovea essere allontanato da quella via, nella quale sentivasi chiamato ad esercitare l’ingegno e gli affetti. — E di vero negli studi proseguendo, i più splendidi frutti ne coglieva, onde era speranza dolcissima per l’avvenire di se, de’ suoi, e della patria. — I primi elementi delle Matematiche e della Filosofia apprese da quel chiarissimo Professore che fu Matteo Martini, al quale venne di poi meritamente conferita la cattedra di Fisica nella Università di Perugia. Ed essendo ottimo cittadino, italiano schiettamente liberale ispirò anche nell’animo bellissimo del giovane studente amore della patria e sentimenti ardentissimi di libertà, e per lo svolgersi dell’eletto ingegno gli porse consiglio, perchè, a conseguire i gradi Accademici e la Laurea in filosofia, lo avesse in quella Università seguito. — E di fatti non solo gli onori in quelle scienze riportò il Silenzi, ma sì anco si diè nei due anni che in Perugia rimase, a studiar medicina e a tener dietro alle lezioni del Prof. Sebastiano Purgotti in Chimica, e a quelle di Domenico Bruschi [p. 235 modifica]in Botanica, e tanto fu il suo progresso in quelle scienze, che nella Chimica si distinse per guisa da meritare al concorso l’onore della Medaglia. — E mentre a siffatti studi attendeva intervenne pure alle ripetizioni di Fisica del Martini non solo, ma si applicò eziandio a prendere cognizione della Lingua Greca sotto l’insegnamento dell’esimio Professore Antonio Mezzanotte.

I genitori si consolavano nel vedere il proprio figliuolo, giovanissimo degli anni, di bella luce risplendere nel campo delle scienze, e pria di ricondurlo a Roma lo fecero viaggiare insieme a loro nella Toscana, in che provò il Silenzi soddisfazione grandissima, chè il suono della purissima lingua v’intese, e gli parve incontrarsi con l’anima del divino Alighieri. —

Volgeva il 1846, quando iscrivevasi studente di secondo anno nella Università Romana. —

Memorando è quel tempo, perocché salito Pio Nono sul trono dei papi, quanto entusiasmo destasse, quanto commovimento nei cuori italiani, quanto dolce delirio nell’anime dei giovani, ce lo rivelan tuttavia le istorie. Il Silenzi fece parte del Battaglione Universitario, e fu di coloro che avean fede nei migliori destini della patria mercè quel papa, che esordiva il suo regno con le più splendide prove di sentimento liberale, che però indi a breve tempo smentiva con dolore di tutti i buoni italiani. —

In mezzo a quegli entusiasmi, a quelle feste, a quei tripudi fragorosi il Silenzi ebbe in cuore di cogliere il frutto de’ suoi studi e gli esami felicemente sostenne, onde i gradi accademici ottenea, e la Laurea in Medicina. — Ciò basta a dimostrare il bello ingegno di lui senza che ricorriamo a tessere la nota de’ premi e decorazioni di medaglie, che nelle altre scuole egli riportò sempre per concorso. —

Applicavasi intanto alla Clinica, allorachè tutti si svolgevano quegli avvenimenti politici, che si chiusero colla proclamazione della Romana Repubblica, e quindi con le estreme battaglie, che combattevano gl’Italiani contro l’armata francese, la quale in onta al diritto di tutte le genti veniva a distruggere con la prepotente forza la volontà nazionale, e a stringer di più duri ceppi la patria. — Il Silenzi nominato Ufficiale Sanitario, era tra i combattenti là dove stava più aperto il pericolo per soccorrere prontamente i feriti. — Entrate le truppe francesi cadde nelle di loro mani prigione, mentre trovavasi nel Palazzo di Venezia con l’ambulanza centrale, cui era addetto.

Oh qual cuore fu il suo quando da una delle finestre di quello storico Palazzo s’offerse al suo sguardo nella sottoposta via del Corso il generai Garibaldi, l’eroe più grande in atto di leone ferito, ma sempre valorosamente fiero nelle sembianze, seguito dalla sua Anita piena di dolorosa mestizia, dal suo Ugo [p. 236 modifica]Bassi, dai Manara, dal Zannucchi, dal Marcheselli, e da tutti gli altri suoi prodi, che dai nemici sopraffatti col fremito della forte e sdegnosa anima erano obbligati a ripiegare sulla città, e ad allontanarsi dal suolo di Roma bagnato del sangue de’ loro fratelli! — Quanta disperata angoscia dovette premere il petto del Silenzi, allorachè vide tosto sopraggiungere le truppe francesi e baldanzosamente percorrere quella medesima via! —

Successero giorni di cupo squallore, di amara tristezza, giorni che pesavano sul cuore del cittadino amante della patria come tanti rimorsi, giorni, di cui Roma avrà sempre lugùbre ricordo, e sul capo della Francia segneranno eternità di vituperi. — Molti italiani feriti erano da patriottiche famiglie tenuti nascosti, ed il Silenzi prodigava loro cure e soccorso. —

Riprendea di poi i diletti suoi studi, e sotto il governo pontificio, dappresso grandi difficoltà di ordine, ebbe finalmente facoltà di esercitar medicina. —

Valente anche nella penna, è autore di pregiati lavori scientifici, e di varie memorie, che in molti periodici, e nella Corrispondenza Scientifica videro la luce.

Nell’anno 1853 concorreva alla scuola di perfezionamento pratico, che si denominava Assistentato presso l’Ospedale di S. Spirito, e sopra ventiquattro concorrenti, meritò il secondo posto. — La sua professione quindi esercitò nel corso di tre anni in tutti gli Ospedali di Roma, e la sua mente facea più sempre corredo di pratiche cognizioni. —

Per ben tredici mesi fu Medico Assistente alla Scuola Clinica condotta dagli illustri Professori Viale e De Crollis, e n’ebbe lodi distinte. —

Nè in ciò solo aveva onoranza, ma era pur decorato della medaglia d’argento per i saggi sulla Statistica Medica, che compose in soli tre mesi di esercizio, e’alla Commissione degli Ospedali di Roma li offeriva, accompagnandoli con una lettera critica sullo schema del subbietto e sul modo prattico, con cui poteva condursi quello studio, in che sempre meglio rivelava le sue cognizioni scientifiche. —

Correva l’anno 1854.— Roma era invasa dal Colera, che menava stragi spietate. — Il Silenzi Medico Assistente alla Scuola Clinica era prescelto -dalla Commissione Superiore di Sanità qual Vice-Direttore del Lazzaretto costrutto presso il maggiore Ospedale. — Non risparmiò travagliose sollecitudini, e ajuti prontissimi, o a lui sepper grado molti che scamparono da morte, e per la opera altamente umanitaria apprestata, eragli conferita una medaglia. —

E qui cade in acconcio notare come in quel tempo il Silenzi sorpreso da una visita del Papa Pio Nono, che per uno slancio di cuore volle accorrere al letto de’ colerosi, per lunga ora l’intrattenne in piacevole colloquio e con tanto affetto e tanta confidenza lo riguardò, che scherzosamente gli disse „ Voi sarete [p. 237 modifica]il mio Cicerone „ e del locale e dello stato degli infermi, dal medesimo accompagnato, volle prendere esatta notizia. —

Socio nell’istituto di Mutuo-Soccorso fra. Medici e Chirurghi, sostenne uffizi amministrativi, e per due anni disimpegnò la carica di Segretario con soddisfazione di tutti, e fu obbligato rinunciare, perocchè eragli manchevole il tempo per dedicarsi ad altre occupazioni, specialmente sanitarie.

E tanta è la estimazione procacciatasi dal Silenzi, che lo vollero eletto Medico in più Ospedali privati e nelle perizie fiscali assunto a dare suoi giudizi.

Però non mancarono a lui trafitture e persecuzioni, chè le autorità del caduto governo non ostante gli avesser promesso dargli prova di riconoscenza per i servigi prestati nella fatale circostanza del morbo colerico, pur gli vietarono di concorrere per difetto di forma al posto di Medico Primario negli Ospedali, e di poi era posposto in un concorso di cattedra alla Università, che sol per prova potea ottenersi, e vide la forza prepotente dell’intrigo o della protezione trionfare. Ben si spiegavano queste avversioni al Silenzi, perocchè egli cittadino benemerito si dimostrò nei fatti politici di Roma e l’amore del proprio paese e il bene de’ suoi concittadini ebbe sempre in cima del pensiero e del cuore. — Quindi l’anima sua gentilissima crucciossi dal vedere compagni di studio ed amici carissimi allontanati in esiglio, e dall’odio di un governo reazionario perseguitati.

Il perchè vagheggiò pur egli andare emigrato in terra straniera, e la Germania fu il punto desiderato fino a che si fossero fatti maturi i destini d’Italia. — Allo studio pertanto della inglese e della tedesca favella si applicò, ma ai suoi divisamenti si frapposero disavventure domestiche, imperciocchè veniagli a mancare una madre carissima, che amò dopo Dio prima, e fu veramente l’angiolo della famiglia; e indi a non guari il proprio genitore era colpito di apoplessia, che lo rendeva impedito agli usati uffici della vita, onde di tutta la assistenza di tutte le cure ebbe d’uopo. — Ciò accadeva nel febbrajo dell’anno 1854, e allora il Silenzi prese il partito di mettersi in sulla via commerciale, e di attendere al prosperamento dei propri interessi. — Se non che a consolazione di se, e a sostegno migliore dell’infermo suo padre, si decise di torre moglie e fece sua sposa la egregia donna Virginia Lang romana, ornata di elette virtù, la quale lo ha fatto padre di sei figliuoli, Tito, Eugenio, Silvio, Aurelia, Clelia e Cesare, tutti viventi, che ama d’amor tenerissimo e intende a educarli in tutte le migliori discipline. —

Nel mentre a un tempo non tralasciava egli di seguire i progressi della scienza medica in tutte le parti dello scibile, avea pur cura precipua approfondirsi nello studio di Economia Politica, e prendere cognizione delle [p. 238 modifica]leggi commerciali disaminando il Codice di Commercio. — E qui cade opportuno il far menzione come non solo alcuna cosa medica in quel tempo pubblicasse, ma sì anco desse alla luce un opuscolo riguardante materia economica intitolato: Del sistema della Tariffa annonaria del pane in Roma, il quale opuscolo (di opportunità) stigmatizzando il sistema protezionista del passato governo e gli uomini che ne erano vergognosamente esecutori, fu anonimamente fatto stampare in Firenze e quindi diramato nascostamente in Roma produsse la desiderata rivoluzione in quella materia, ravvisando la giustizia, e la verità delle massime nell’opuscolo sviluppate con profonda cognizione di economia, e con i criteri di una consumata esperienza commerciale. — Fu riconosciuto l’autore di quell’opuscolo ed il Silenzi salì in più bella reputazione, e si fece sempre più strada presso uomini di grande intelligenza, e di stima elevata. Per modo che nell’anno 1868 era chiamato alla Camera Commerciale nella qualità di Consigliere e poscia nominato al posto di giudice del Tribunale di Commercio reso vacante dalla morte del Presidente Giuseppe Grifò. E in questo ufficio fu riconfermato nell’anno 1869, chò i meriti del Silenzi essendo da tutti apprezzati, ad unanimi voti si volle della magistratura investito. — Nel 1870 era nominato Presidente nell’istesso Tribunale. Avvenute le nuove elezioni dei Consiglieri della Camera Commerciale uscì eletto per primo. — Il caduto regime non accettò questa elezione, chè gli uomini di merito illustre, e di sentimenti liberali ebbero purtroppo ad essere avversati sempre. — Quindi rassegnò alla Camera le dimissioni da Presidente del Tribunale. — La Camera fece allora intendere che avrebbe dato lo proprie dimissioni in massa se la elezione del Silenzi non fosse dal Governo sanzionata, per il che il Principe D. Marcantonio Borghese Presidente della Camera fu incaricato di farne relazione. Difatti la elezione venne confermata, e l’ufficio di Presidente riassunse.

Sorgeva il 20 settembre 1870 e dai sette colli l’aura spirava della novella libertà. — Roma era finalmente di fatto la Capitale d’Italia.

Avvenimento solenne, glorioso, coronava il nazionale edificio. — Al nome del Papa Pio IX succedeva nel temporale dominio quello del Re Vittorio Emanuele. — E in nome di Vittorio Emanuele II Re d’Italia il Silenzi, come Presidente, nel Tribunale di Commercio pronunziava la prima sentenza; — e il primo indirizzo di felicitazione, che da Roma fu spedito al Governo italiano partiva dalla Camera Commerciale, di cui il Silenzi pur facea parte, ed esultava nell’animo con tutti gl’italiani avendo fede nell’avvenire felice della Nazione.

I propri concittadini conoscendo le preclare virtù del Silenzi, alle prime elezioni lo mandarono Consigliere in Campidoglio, e il Comunale Consiglio di poi lo eleggeva fra gli assessori, cui affidava l’uffizio di Sanità. Ma avendo nel [p. 239 modifica]Marzo 1871 date la Giunta le proprie dimissioni, stimò conveniente seguirla, e si restrinse quindi nell’incarico di Consigliere. —

Volgeva l’anno 1870. Roma era colpita dallo spaventoso disastro della inondazione del Tevere. — E qui si pare sempre meglio l’opera pronta energica, efficace dell’assessore Silenzi, che seppe prevenire, ed impedire coi suoi colleghi più luttuosi avvenimenti in quella sciagura pubblica e privata, onde benemerita di Roma e della umanità, e nell’Appendice al Rendiconto morale dell’Amministrazione Comunale di Roma non solo per l’azione spiegata durante la inondazione, ma sibbene e per i miglioramenti apportati dal Silenzi all’ornato pubblico e allo splendido abbellimento del Pincio e di altre vie pur destinate ai deliziosi passeggi; e per i provvedimenti "igienici apprestati come addetto all’ufficio di Sanità, e per altre sue provvide operazioni, meritò esser notato con ispeciale laudazione e con splendidissime parole, che altamente lo onorano. —

E poichè nella fatale circostanza della inondazione venne il Re per la prima volta in Roma, fu al Silenzi insieme al Principe Doria, all’Assessore Alatri e al Consigliere Angelini dato incarico di andare ad incontrarlo alla Stazione, e toccò al Silenzi l’onore di accompagnarlo nella visita dei Musei e stargli a lato, allorachè dalla Loggia del Campidoglio si mostrava al popolo, che dimontico della sventura ond’era afflitto, prorompeva in entusiastiche acclamazioni di evviva. —

Il Silenzi fu pure onorato della decorazione di Cavaliere della Corona d’Italia. —

Fra i vari aneddoti della sua vita non è senza interesse storico il notare come egli amico sino alla confidenza del Card. Girolamo D’Andrea, di purtroppo dolorosa e compianta memoria, gli fu dato raccogliere il sospiro estremo di morte, chè sul di lui petto poggiando il capo spirava —

A segnalare viepiù sempre i meriti del Silenzi, noi diremo come appena entrato in Campidoglio propose i funeri civili, e l’assistenza sanitaria nel territorio comunale quale mezzo del miglioramento agronomico del territorio romano, come abbia fatto parte della prima Congregazione di Carità, della Commissione sulle Scuole Municipali, di cui fu relatore; di una Commissione igienica per i Stabilimenti di Termini, e di varie altre; — come sia stato por quattro anni Ufficiale di Stato Civile e membro della Commissione Municipale per l’imposta diretta per parte dell’Intendenza delle Finanze. — Accenneremo poi come fra i molti pregiati lavori scientifici da lui pubblicati vada distinto per varie storie di fulminazione umana, sopra le quali ha portato studi nuovi, investigazioni accurate, e profondità di disamine, ma che le [p. 240 modifica]molteplici occupazioni gli hanno impedito proseguire, e noi ci auguriamo possa egli condurre a termine per onore della scienza, e per il bene della umanità concorrendo con lui tutti gli scienziati.

A delinear poi l’aspetto morale del Silenzi apertamente affermiamo essere uomo che credendo in Dio vuole una religione spoglia d’ogni ipocrisia, d’ogni superstizione, d’ogni fisima, di che purtroppo è tuttavia in parte circondata. - Che suo primo amore è la libertà del pensiero e della coscienza; che il suo affetto alla patria è senza confine santissimo e caro, e come segui Pio IX quando il pontificato esordi col programma nazionale, così lo abbandonò alloraquando disertò la causa italiana. Egli crede sopratutto doversi provvedere al sentimento religioso, imperocchè non dissente dalla dottrina di Gall, Spurzekein, Fossati ed altri frenologi, che hanno ravvisato esistere in tutti l’organo della venerazione, e per conseguenza non potersi lasciare senza educazione. Quindi questo vuoto, egli dice, deve essere riempito da sommi filosofi, che speriamo veder presto sorgere in Italia, onde non ne patisca detrimento la pubblica morale. –

Delineando l’aspetto politico del Silenzi diremo che ha convinzione essere la Monarchia costituzionale l’unica forma di governo possibile, almeno per diverse generazioni. - Riconosce l’urgenza di grandi riforme amministrative, e la necessità di un Codice unico in tutte materie, che corrisponda alle singole città e quindi a tutta la nazione, e così all’unità della patria si adatti e la medesima rappresenti. Delle convinzioni economiche finalmente del Silenzi diremo essere egli per il libero scambio, e questo principio propugnò sempre anche di fronte a coloro, che lo avversarono. — Sostiene che l’avvenire economico d’Italia è principalmente riposto nell’agricoltura, imperciocchè il commercio marittimo e l’industrie manifatturiere in genere non possono avere che un posto secondario e assai modesto. E dalla produzione della terra che si deve trarre la ricchezza nazionale e da questa il benessere del popolo, d’onde deriva anche il migliore ordinamento dello Stato.

Con l’aver pertanto scolpito in brevi tratti il Silenzi ne’ suoi meriti scientfici, morali, politici, amministrativi abbiamo presentato un cittadino onestissimo, un italiano amante della patria, un uomo per ingegno e per dottrina chiarissimo, e nell’amministrazione pubblica e privata eccellente. siffatti che la Patria aspetta salute e felicità, ed il Silenzi starà forte alla sua opera per concorrere insieme ad altri sapienti uomini a quella splendida meta. —



Tip. Tiberina Piazza Borghese