Canti del cuore/Io canto la morte della mia giovinezza

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Io canto la morte della mia giovinezza.

../Vado leggendo alcuni fogli di un giovane morto ../Oh soavissime canzoni della mia patria IncludiIntestazione 4 dicembre 2016 100% Letteratura

Io canto la morte della mia giovinezza.
Vado leggendo alcuni fogli di un giovane morto Oh soavissime canzoni della mia patria


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VI.


Io canto la morte della mia giovinezza. Felice chi può cantarla a suo tempo, quando divennero canuti i suoi capelli, e l’età gli addita la tomba della vita! Lasciate che io pianga i miei sogni e le mie speranze. Piove la rugiada dal cielo sul fiore che ebbe un solo giorno di vita, echi non avrà una lacrima per la creatura animata? A venti anni, io canto la morte della mia giovinezza.

Tre grandi epoche segnarono il cammino della mia vita. Bella è la vita rallegrata dal sorriso della speranza, soave è la voce dell’amore [p. 70 modifica]negli anni della giovinezza. Io rammemoro il tempio della foresta, i colli di Valnera, e gli occhi di Malvina. Ancora io sogno le emozioni di questo passato. Altro non è la vita che un sogno, oh lasciatemi, lasciatemi dunque sognare.

Dove mi trasporti o incanto misterioso della fantasia? Io riveggo le antiche muraglie del tempio della foresta: inni ardenti di fede, canzoni d’amore echeggiate sotto le sue volte, di voi non mi è rimasto che una memoria. Nelle tenebre della notte si versano le lacrime della natura: nel segreto della mia anima, io piango gli anni felici della mia giovinezza.

Oh ripide colline della mia valle! Oh consolanti reminescenze della mia giovine vita! intendo la voce misteriosa delle vostre memorie. Agile cacciatore della montagna, chi potea togliermi la mia felicità? Ohimè! io non aveva peranco conosciuto l’amore. Oh lasciate che tornino al mio cuore queste memorie. Soave è il pensiero della felicità negli anni della [p. 71 modifica]sventura. Io sogno l’esistenza di quindici anni... Oh lasciate, lasciate dunque che io sogni.

Più dolce del canto dell’usignuolo, più ardente dell’occhio della gazzella, erano la tua voce, e le tue pupille, o Malvina. Oh perchè non mi affatico io di dimenticarle? Cento notti trascorsero dall’ora della nostra separazione. Io benedico la notte, perocchè dessa sia compagna della mia solitudine. Sola conobbe la nostra felicità, sola conosce la nostra sventura; splende il patetico raggio della luna, anche sull’infelice... Volgono ora nella mia anima tristi pensieri di morte, abbandonatemi al mio dolore... una morte io debbo piangere, ed è quella della mia giovinezza.

Come trascorrono le acque del fiume sotto la superficie gelata, così passano ignorati fra le lacrime, e velati da un sorriso menzognero i giorni della mia vita; il mio destino li ha numerati e il mio destino è governato dall’amore. E perchè dovrò io vivere senza di esso?.. Voi [p. 72 modifica]non tornerete, o tiepide primavere, che per gli amanti felici... Cadono appassiti i vostri fiori dalle mani di un giovine sventurato. Benedetto il tempio, e le valli, e l’amore della mia fanciulla; essi passarono come la mia felicità; ma chi potrà rapirmene la memoria? Essi verranno meco nella tomba della mia giovinezza.