Cenni biografici e ritratti d'insigni donne bolognesi/Giovanna D'Arco

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Giovanna D'Arco

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Properzia De' Rossi Marianne Santini Fabri
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GIOVANNA DETTA PULCELLA D'ORLEANS


L'uomo da imponenti ragioni obbligato fuggire dalla patria , mai rinunzia a questa; anzi il carattere che in essa lo distinse più invigorisce nella terra che costretto lanciarvisi riguarda come doloroso esilio. E mentre chi con generosità lo accoglie chiamalo straniero‫ ;ܪ‬la patria, que sta tenera madre , amorosamente lo ricorda; e annovera pure fra' suoi figli la prole di lui sebbene nel suo seno non nascesse .

Cosi appunto Ferrante Ghisiglieri ( 1 ) ( casato compendio di grandi memorie ) appartenendo alla fazione del famoso Nanne, e Bonifacio Gozzadini, quando ai loro sforzi prevalsero i taciti maneggi di Giovanni I. Bentivoglio, dovett egli fuggirsene nell' anno 1401 in Francia, e poveramente vivendo presso Lorena, divenne padre dopo vari [p. 38 modifica] anni di quella Giovanna a tutti nota per le valorose sue imprese sotto il titolo di Pulcella d'Orleans.

Questa lllustre Guerriera (2) onorata come germoglio di si distinta prosapia, in prosa e in versi; figlia di un esole da Bologna, credesi bene numerarla fra lo stuolo delle celebri donne che le appartengono. Nè pare debba riescire strano, se Ferrante col ritirarsi in Francia tacesse, o cangiasse il suo casato, che, per eguali motivi molti suoi antenati sotto il nome di Bracciolini in Pistoia, di Fortebracci in Siena, e in tante altre città d'Italia con vari nomi , e le armi alterando in più famiglie si diramarono. E onde salire a epoche meno remote si citeranno que' po steri suoi, che da Bologna migrarono per il nefando tradimento fatto ad Annibale Bentivoglio, e ricovrando presso Roma, a illudere le ricerche de'nemici, si chiamarono Consiglieri, sino a che salito al Pontificato lo stretto loro consanguineo S. Pio V. li obbligò riprendere il primiero casato , conferendo di poi ad eglino gradi e onori sublimi.

Venendo a raccorre le memorie di Giovanna con quella verità che nel trascrivere cenni storici dev'essere prima base, non si potrà pingere con i patetici colori del roman ziero ; ed anzichè delicata bellissima pastorella , seguendo l'autorità d'imparziali storici , conviene dirla di carnagione bronzina , piuttosto piccola, e di ben robusta figura; tale insomma , parrebbe facesse quel fisico più bizzarro contrasto con la nobiltà del sangue in sue vene rinchiuso, che con l'ufficio di servente da Lei esercitato in una piccola locanda nel villaggio di Domremi , vicino a Vaucouleurs ai confini di Lorena.. E lungi dal narrare della sua fanciullezza que casi miracolosi , da satirica mordacità suggeriti agli scrittori fantastici, potrà sostenersi viceversa che all'infuori della sua destrezza nello trar d'arco e di [p. 39 modifica]essersi avvezzata al maneggio de cavalli con coraggio, forza e disinvoltura virile, null’altro eravi nella giovane di rimarchevole se non molta pietà, e illibatezza ne’ co stumi.

Cresciuta di carattere riflessivo e fermo, ponderava Giovanna gli accenti di compianto da ognuno tributato al la calamitosa situazione della Francia. Al pari di ogni buon francese (fosse grande magnate, o abbietto garzone ) sen tiva ella il più vivo interesse per Carlo VII. riconoscendolo legittimo sovrano della Monarchia ch’egli aveva giurato difendere, o per meglio dire riacquistare, sin quando il padre suo Carlo VI. avevala debolmente ceduta all’Inghilterra. Udiva essere in mano de’ nemici e Parigi, e tante altre interessanti città. Udiva quanto quella d’Orleans fosse stret ta d’assedio, come intercetti ne venissero i viveri; ne ar gomentava al cedere di essa la decisa caduta del suo Sovrano, al quale ella non ignorava, essere stato duopo dei savi e forti consigli di Maria d’Angiò sua sposa, onde determinarlo a contrastare all’inimico persino l’ultima pie tra di quella piazza, la di cui posizione, chiave rendeva la del suo Reame.

Tutto affollavasi alla mente della nuova Giuditta: quin di fatta più taciturna (qualità distintiva di chi macchina gran di cose ) a Dio ſervidamente rivolta, in esso posando ogni fiducia, sino a credere la inspirasse, ed eletta l’avesse alla grand’opera, si decise seguire il veementissimo impulso, di correre in difesa della monarchia: e chetamente fuggis sene a Vaucouleurs.

A questo primo straordinario passo di sua vita, èè ne gli storici più generale opinione che non sedicenne, ma ol trepassato avesse Giovanna il quinto lustro;3 e ciò posto, come più verisimile, riesce di maggior gloria alla intrepida [p. 40 modifica]donna, perchè prova non fu slancio di fanciullesca inconsideratezza, ma bensì parto di mature riflessioni, non meno dell’intimo suo convincimento ch’ ella prendeva parte alla giusta causa di nazione ripetutamente vessata da un inimico, a vantaggio del quale volgeva fortuna perfino quelle imprudenze che avrebbero dovuto compiutamente debellarlo.

Giunta Giovanna a Vaucouleurs, tulta intenta a man dare ad effetto l’ardimentoso suo disegno, presentossi a quel Governatore, e tanto fece, tanto disse da convincerlo che anche in seno femminile ed ignobili spoglie, non solo possono formarsi, ma bensì compiere generosi progetti; per cui si decis’egli dirigerla, sotto scorta di qualche suo seguace, a Chinon accið ivi alla corte fosse presentata.

Fu ella diffatti ammessa innanzi al Re, quale, informa to delle straordinarie idee nutrite dalla giovane, stavasene senza nessun distintivo di sua dignità confuso fra i gran di di corte, onde osservarne gli andamenti. Ma, o sia che nella di lei perspicace mente fossero rimasti impressi i lineamenti di Carlo, veduti in qualche di lui effigie, o ne ricordasse di essi qualch’esatta descrizione udita, ovvero qualche atto rispettoso di que’ cortigiani verso del Re usa to la facessero accorta della verità, il fatto fu, che senza equivoco ad esso rivolta disse » di aver avuta missione dal supremo Creatore di combattere per lui, e condur lo in Reims ond’esservi incoronato ed unto. » Di poi sog giunse che» doveva cingersi una spada con ogni custodia conservata nella chiesa di santa Caterina di Fierbois. »

È facile immaginare, che, per quanto fosse la credulità particolar debolezza del secolo XV, ognuno in quella corte, appena udita la Pulcella, ne riconobbe una mente esaltata dalla bramosia di apportare utile alla terra che [p. 41 modifica] aveva accolta la di lei famiglia. Riflettendo però quanto da tal delirio potevasi trarne vantaggio, si deliberò approfit tarne. Nel volgo e nel soldato ( l’uno e l’altro credulo e incredulo a un tempo ) spandere la speranza di un soc corso prodigioso, soprannaturale, massime in quegli animi abbattuti e avviliti per le continue sconfitte, riprometteva con certezza una vittoria, per consimili mezzi tante volte dai romani riportata.

Non s’indugiò adunque effettuare il piano: furono sparse molte voci del su citato tenore, e mercè tali viste si appagd ogni brama della Eroina. Armata da capo a pie di, posta a cavallo con bandiera in mano, ov’era effigiato l’Ente Supremo contornato da gigli d’oro, fu mostrata al popolo che l’acclamò messo celeste. Ma se esagerando le parole di Giovanna si riescì adescare le menti ed ac cendere le immaginazioni, onde ne’ cuori rinfrancare l’illanguidito valore; la energia, la sicurezza, la santa con dotta di lei ci assicurano ch’era illusa ella stessa da una falsa idea, e chiamava con tutta buona fede inspirazione ciò che altro non era se non fervido entusiasmo. Entusiasmo, che, senza parlare da roveti ardenti, Dio infonde ne’ cuori degli eroi, perchè le prodigiose loro gesta ci ripetano ch’egli dal debole tragge di che abbattere il forte. Al volere dei quali vedesi facilmente ogni altri uomo piegare sua voglia, e spesse fiate favorirlo anche non volendo.

A tal proposito è in acconcio ricordarsi che mentre trattavasi torre l’assedio ad Orleans, scrisse la donzella imperiosamente ai capi dell’esercito inglese perchè si ri tirassero dalla Francia, o temessero tremendo gastigo dal Cielo, per sua bocca presagito. E cotai minaccie sparsero nel campo ostile tanto terrore, che quantunque si volesse dissimulare, pure si vide l’avvilimento prendere il posto [p. 42 modifica] della baldanza. Nè poco rincorò siffatta mutazione il magna nimo Dunois, uno de’ più prudenti e saggi capitani dell’ar mata francese, fido consigliero di Giovanna, quale tosto le mostrò che di quell’abbattimento conveniva valersi per in trodurre vettovaglie nell’assediata città; e così avvenne: di poi vi entrarono entrambi con forte presidio, senza trovare opposizioni. La intrepida guerriera allora dopo aver consultati i bravi suoi generali, ed ottenutane l’approva zione, ravvivò lo spirito negli assediati, e li condusse sull’istante ad attaccare i trinceramenti nemici. Non l’avvili un momento di avversità‫;ܪܬ‬non la sgomentò una ferita riportata nel collo da una freccia, strappatasi dalla piaga con le proprie mani; ma fervida sempre incoraggiando i suoi alla vittoria volò a piantare, ella stessa, lo stendardo nel campo dell’inimico, che in quell’incontro fece considerevolissima perdita.

Dopo qualche giorno all’assalto di Gergeau da lei diretto, riportò un colpo di pietra sul capo che la stramazzò in una fossa; null’ostante tosto riavutasi, animò l’esercito, ed in breve le sue prodezze furono coronate del più felice successo, mentre nella parte avversa cresceva adeguatamente lo sbigottimento.

Orleans e molte altre città erano ricuperate: non ne erano però compiuti i voti della liberatrice. Conosceva ella bene essere tutta ingombra da inglesi falangi la lunga strada che conduceva a Reims, città destinata alla incoronazione dei Monarca francesi, non di meno insistè per modo da far decidere il suo Signore a questa nuova intrapresa. Gl’Inglesi disanimati affatto, oh forza di panico timore, quante volte hai rinovellato sì strani esempi! questi non contrastarono per nulla il passaggio di Carlo. Egli giunse felicemente a Reims, ove con la maggior pompa [p. 43 modifica] fu incoronato. Il popolo con acclamazioni e trasporti di gioja gli addimostrò ch’egli aveva saputo guadagnar si il cuor suo. Vero trionfo di un principe! Giovanna fu sempre al suo soglio.

Dopo sì fausto avvenimento chiese la prode il proprio congedo, dicendo, aver compiuta la sua missione. Ne riportò risposta» sarebbe appagata quando la Francia non» avesse avuti più nemici a combattere; ma che ancora» restavano molte città da riscuotersi col suo valore». Docile com ’ ella era aderì a quel comando, o preghiera; e postasi nuovamente alla testa delle sue truppe si vibrò sulle schiere che assediavano Campiegne: fece colà prodigi di valore: e mentre il numero immenso de’ nemici che ad ogni momento sovraggiungevano la forzavano ritirarsi, con tanto impeto si rivolse ad essi che li fe’ rin culare, e li sbandò; ma alfine per la sua intrepidezza nel calor della pugna si perdè, perchè, non seguita da’ suoi con il solito coraggio, forse intimoriti dal numero maggiore degli avversari: fra questi rimasta sola ſu fatta pri gioniera, e trascinata entro Roano.

Gl’Inglesi in possesso di sì formidabile nemica ( ch’es si dicevano agiva per arte diabolica ) posero in bando tut ti quei riguardi, che fra nazioni civilizzate scambievolmente si usano ai loro cattivi: non trovando modo di accusare una donna che le leggi della cavalleria, dell’onore, della umanità e del pudore aveva sempre scrupolosamente osservate, la incolparono qual fattucchiera. Quattro mesi fu imprigionata.... Le sane sue discolpe non venendo accettate, fu condannata al rogo, e viva vi ascese l’anno 1458 nella età di 34 anni!

Carlo sempre vittorioso ricuperò tutte le città del suo regno; tornò in possesso anco di Roano, che ricordavagli [p. 44 modifica] la sventurata Eroina, e quanto aveva cooperato a suo vantaggio; e rampognandosi non averla riscossa ad ogni costo da chi la volle morta, fece innalzare su la piazza, ov’ebbe supplizio, su alto piedistallo bellissima croce di bronzo dorato in onore di lei.

Ma se a questo monumento, come trofeo eretto per la magnanima donna, Carlo affidò scolparlo d’ingratitudine presso interminabile posterità, il di lui figlio Lodovico, salito che fu al trono, per contrassegno di riconoscenza alla memoria della ricuperatrice d’Orleans sebbene fossero scorsi molti anni dachè subita aveva la ingiusta sentenza si rivolse alla Santa Sede accið se ne rivedesse il processo. La Chiesa ne commise l’incarico all’Arcivescovo di Reims, ai Vescovi di Parigi e di Coutances, ed al Cardinale di Estouteville; quali animati da quel santo zelo, tutto proprio di chi ogni suo pensiero tien fisso perchè la nostra religione nel netto suo splendore sempre riſulga, non ommesse le più accurate indagini, non severi esami in ogni ceto di persone, non scrupolose confutazioni, dichiararono iniquo ed empio e pieno d’imposture il processo che aveva condannata Giovanna; per cui venne questo lacerato ed arso, e per rintegrarne le memorie di lei, e ripararne l’onore, furono fatte due solenni processioni, una nel luogo della condanna, l’altra sul terreno del suo supplizio, infine pubblicato il riconoscimento di sua innocenza per tutto il regno: e la città che la vide ardere, onorò poi a lungo l’effigie di questa Eroina in una statua che ad onoranza sua venne quivi eretta.

Molte penne sacrarono i loro scritti a ricordare la straordinaria donna, e due dei più brevi componimenti poetici qui si trasmettono. [p. 45 modifica]

NOTE


(1) Tratto da una antica Cronaca della nobile casa Ghisiglieri, rincontrata in ogni soggetto storico non meno che in qualsiasi altro punto fedele e veritiera.

(2) Epitafe de Jeanne dite la Pulcelle d’Orleans.

O gentile non ain, qui de meuse le bord
Vit naître de Ferrani ton illustre Noblesse
Du petit utrin lovitain, la fortune, et ton sort
Sçent voir ouvrer en toi, vertu, force, et sagesse
De Bourge le bon Roi comprit soudain l’effort
Du secours d’Orleans, essaî de hardiesse;
Ta presence força chataux et forteresse
Du tyran bourguignon, qui par tout fuît la mort:
Ton glaive flambojant, semé de fleurs de lis,
Annonça la terreur chez tous, les ennemis;
Ferme sur l’étrieux, come une autre Hyppolite
Jonchas les champe de morts, renverras, mis en fuile;
Du preux Sennacherib, l’ange exterminateur,
Preceda ta jumente excita ton ardeur;
Du François consterné, pour couronner son Prince
Tu servis de guidon vers la ville de Reimse;
De la sans perdre tems rappellas sa valeur,
Tu chassa l’etranger, reparas son malheur;
Mais l’envie esbatric à moult grande proesse
En toi ne respectât la celeste nonesse,
(Etranger, qui que soit, và redouble le pas
Si tu ne veux voir le plus triste trepas)
Ains tandis que Paris vit son Roiaume en calme
A Rouan fit changer ton lamier, en la palme
Ou sur ardent brasier illustre decedat
C’est ainsi que victoire à la Parque cedat;
Que le sang de Ghisilier qui couloit sur la scene,
Neut or pour tont tombau, que les eaux de la Seine

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32 GIOVANNA

Là France et Italie pleurant de societé,
Car on n’avoient uû trionpher l’impieté.
Mais la renommée un jour qui prend soin de la gloire
De Janne les tants faire informera l’Histoire.


EPITAFIO — di Gianna detta la fanciulla d’Orleans —

Orionda da Bologna in Italia.


Ebbe pien di virtute il petto, e l’alma
Giovanna al mondo tanto gloriosa,
Che di valor eximio ottenne palma
Sebben provò contraria sorte, et trista
Insin dal tempo primo di sua vita ,
Allor ch’esule fù Ferrante Padre,
Ond ’ essa in basso stato fù nudrita
Da Ilalia lunge e da Bologna amata ;
E ancor che avesse di guerriere squadre
Comando, et degno raccogliesse lauro
Ovunque volse la sua mano irata
Per la virtù, che in Lei ripose il Cielo,
Come moneta popesi in tesauro,
Pur ſù da Invidia oppressa, e ’l mortal velo,
Lasciar conyenne ingiustamente uccisa,
Onde l’onor d ’ Italia in Lei perio,
E insiem l’onor di Francia e del Re Carlo;
Così morte che fù mai sempre prava
Contro chi nacque, al fin tolse la speme
Al bon sangue Ghisilier che in Lei serbava.


Si è mantenuto l’ortografia delle due poetiche composizioni.

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