Che ostro celeste vi ricopra i crini
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XXXII
AL SIG. FRANCESCO BARBERINI
CARDINALE1
Lodagli la Virtù e la Poesia.
Che ostro celeste vi ricopra i crini,
Che sian porpora sacra i vostri fregi,
Che il Tebro altier, non sconosciuto a’ regi,
Versando urne d’argento a voi s’inchini:
5Diran con voce ad ascoltar gioconda,
E cosparsa di mel cento sirene;
Ma se alle lor lusinghe altri s’attiene,
Piangene tosto, e fassi preda all’onda.
D’Itaca il Duce a meraviglia accorto
10Con celeste pensier consiglio prese:
Ben armando l’orecchia ei si difese;
Quinci pervenne a glorïoso porto.
Frale quaggiù retaggio, e gemme ed ostri!
Neron lo scettro divenir già vide
15Palustre canna; e d’altra parte Alcide
Ne fece clava, ond’egli spense i mostri.
O Sol del Tebro, onde sfavilla il lume,
Per cui d’avversità nebbia non teme,
O de’ colli famosi inclita speme,
20Amar la gloria è degli Eroi costume.
Odi sull’Ellesponto al gran Sigeo
Lui, che per tante palme il Mondo ammira,
Odi come le trombe alto sospira
Divote al germe del guerrier Peleo.
25Ed a ragion, che gli onorati affanni
Cascano in cieca notte al fin sommersi,
Se chiara lampa di Meonii versi
Non rasserena il folto orror degli anni.
Note
- ↑ Nipote d’Urbano VIII. Letterato, fu protettore dei poeti e de’ letterati. Tradusse dal greco l’opera di Marco Aurelio, stampata senza suo nome.