Contro Wagner/Nietzsche contro Wagner/Wagner apostolo di castità

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Friedrich Nietzsche - Contro Wagner (1889)
Traduzione dal tedesco di Anonimo (1914)
Nietzsche contro Wagner - Wagner apostolo di castità
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WAGNER APOSTOLO DELLA CASTITÀ.

1.


Fra la sensualità e la castità non v’è contrasto necessario: ogni buon matrimonio, ogni seria passione del cuore è al di sopra di un contrasto di tal genere. Ma quando cotesto contrasto effettivamente esiste, ce ne vuole, per fortuna, perchè sia un contrasto tragico. Sembra esser così per tutti i mortali di buona salute e di spirito ponderato, i quali son lungi dal giudicar senza valore quell’equilibrio instabile tra l’angelo e la bestia, fra i principii contradittori dell’esistenza, — i più fini, i più chiari, come Hafis, come Goethe vi han visto finanche un’attrazione di più... Sono appunto opposizioni siffatte che fanno amare la vita... D’altra parte, non occorre dire che, quando gli sventurati animali di Circe son portati ad adorare la castità essi non vedono e non adorano che l’opposto, — ah! con che tragici grugniti e con quale [p. 84 modifica]ardore! è facile imaginarlo — essi adorano quel contrasto doloroso e assolutamente superfluo che Riccardo Wagner, alla fine della sua vita ha voluto incontestabilmente mettere in musica e portar sulla scena. A quale scopo? si chiederà giustamente.

2.


Non bisognerebbe, intanto, voler evitare quest’altra questione: che veramente gl’importasse quella virile (ahimè! così poco virile) «semplicità dei campi», quel povero diavolo, quel tìglio della natura, che si chiamava Parsifal e ch’egli Unisce per far cattolico con mezzi così insidiosi. Come? Wagner prendeva sul serio quel Parsifal? Che se ne sia riso, io son l’ultimo a contestarlo e al pari di me, Goffredo Keller... A dir vero sfarebbe sperato che il Parsifal di Wagner fosse stato concepito gaiamente, in qualche modo come epilogo e come dramma satirico, a mezzo del quale Wagner il tragico avesse voluto, in maniera conveniente e degna di lui congedarsi da noi, da sè stesso, innanzi tutto dalla tragedia, e ciò per un eccesso di alta e maliziosa parodia dello stesso tragico, di tutta quella terribile gravità terrestre e delle miserie terrestri d’altri tempi, parodia d’una forma alfine vinta, la forma più grossolana [p. 85 modifica]di quanto v’è di antinaturale nell’ideale ascetico. Parsifal è per eccellenza un soggetto d’operetta. Il Parsifal di Wagner non è il sorriso nascosto del maestro? quel sorriso di superiorità che s’infischia di sé stessa, il trionfo della sua ultima, della sua suprema libertà d’artista, del suo «al di là» di artista — non è Wagner che sa ridere di sè stesso?... Si potrebbe, lo ripeto ancora, augurarselo. Giacchè, cosa sarebbe Parsifal preso sul serio? È veramente necessario di vedere in lui (per usare un’espressione adoperata in mia presenza) «il prodotto d’un feroce odio contro la scienza, lo spirito e la sensualità», un anatema contro i sensi e lo spirito concentrato in un solo soffio d’odio? Un’apostasia e un voltafaccia verso l’ideale d’un cristianesimo malato e oscurantista? E infine una negazione di sè, una cancellazione di sè, da parte d’un artista che, fin allora, con tutta la potenza della sua volontà, avea lavorato al fine opposto, e cioè alla spiritualizzazione e sensualizzazione suprema dell’arte sua? e non solo della sua arte ma anche della sua vita? Si ricordi con quale entusiasmo Wagner aveva già seguito le orme del filosofo Feuerbach. La parola di Feuerbach, «la sana sensualità», risuonò durante gli anni trenta e quaranta di questo secolo, per Wagner come per molti Tedeschi — si chiamavano la giovine Germania — come [p. 86 modifica]la parola redentrice per eccellenza. Finì per cambiar di parere a tal riguardo? Sembra almeno ch’egli avesse alla fine la volontà di mutar la sua dottrina... L’odio della vita è stato vittorioso in lui come in Flaubert? Poichè Parsifal, è un’opera di rancore, di vendetta, un attentato segreto contro ciò ch’è la prima condizione della vita, una cattiva opera. Predicare la castità è una provocazione all’antinaturale: io disprezzo tutti coloro i quali non considerano Parsifal come un attentato contro la morale.