Così parlò Zarathustra/Parte terza/I sette suggelli (ovvero la canzone del Sì e dell'Amen)

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I sette suggelli (ovvero la canzone del Sì e dell’Amen)

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Friedrich Nietzsche - Così parlò Zarathustra (1885)
Traduzione dal tedesco di Renato Giani (1915)
I sette suggelli (ovvero la canzone del Sì e dell’Amen)
Parte terza - L'altra canzone Parte quarta
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I sette suggelli (ovvero la canzone del Sì e dell’Amen).


1.

Sì io sono un indovino pieno di quello spirito profetico che cammina su alta giogaia tra due mari, il passato e il futuro, come un grave nembo, nemico alle afose bassure e a tutto ciò che è languido e sospeso fra la vita e la morte. [p. 220 modifica]

Pronto alla folgore che scoppia nella tenebra e al raggio di luce che redime, gravido di folgori che dicono , ridono ai baleni annunciatori! — giacchè chi in tal modo è gravido è felice!

E invero, a lungo deve incombere sul monte simile a cupo nembo quegli che un giorno dovrà accender la luce dell’avvenire!

Oh, come non sarei avido dell’eternità e dell’anello nuziale, — dell’anello del ritorno?

Non ancora m’avvenni in donna, da cui desiderassi aver figli, se non in quest’una che amo: giacchè io ti amo, o eternità!

Giacchè io amo te, o eternità!

2.

Se mai la mia collera ha spezzato gli avelli e ha rimosso le pietre terminali, gettando a valle le vecchie tavole infrante; se mai il mio scherno disciolse nel nulla le logore parole; se mai io fui simile alla scopa pei ragni ed al vento che fuga il lezzo dalle vecchie stanze sepolcrali; se mai io m’assisi gioivo sulla tomba in cui son sepolti vecchi dèi, benedicendo ed amando il mondo, e sui monumenti di tutti i calunniatori del mondo (giacchè io amo anche le chiese e i sepolcri degli iddii, quando il cielo splende sereno attraverso le lor volte diroccate; e volentieri io siedo, come l’erba e il rosso papavero, presso le ruine delle chiese);

Oh, come non sarei fervidamente cupido dell’eternità e dell’anello nuziale — dell’anello del ritorno?

Non mai ancora m’incontrai in donna, dalla quale desiderassi aver figli, se non in quest’una ch’io amo: giacchè io t’amo, o eternità!

Giacchè io amo te, o eternità!

3.

Se mai un alito giunse a me del vento suscitatore e di quella celeste necessità, che costringe persino il caso ad intrecciar carole come le stelle; [p. 221 modifica]

Se mai io risi del riso del baleno creatore, cui ruggendo, ma obbediente, segue il lungo tuono dell’azione:

Se mai alla mensa divina della terra io giocai con gli dèi ai dadi sino a che la terra ne tremò e scoppiò e in alto ne eruppe un torrente di fuoco — giacchè una mensa divina è la terra, in trepida attesa di nuove parole creatrici e di un divin getto di dadi; — oh, come non sarei ardentemente cupido dell’eternità e del nuziale anello degli anelli, dell’anello del ritorno?

Non mai ancora m’incontrai in donna, dalle quale desiderassi aver figli, se non in quest’una ch’io amo: giacchè io t’amo, o eternità!

Giacchè io amo te, o eternità!

4.

Se mai bevetti largamente alla spumeggiante coppa odorosa, in cui tutte le cose son mescolate insieme;

Se mai la mia mano versò in ciò ch’è prossimo quel ch’è remoto, e il fuoco nello spirito, e nel dolore il piacere, e ciò ch’è più malvagio in quello che più è buono;

Se io stesso sono un granello di quel sale meraviglioso che fa si che tutte le cose si mescolino nella coppa;

— Giacchè un sale v’ha che mesce il bene al male; ed anche ciò che più è selvaggio è necessario a far traboccare la spuma;

Oh, come non sarei ardentemente cupido dell’eternità, e dell’anello degli anelli nuziale, — dell’anello del ritorno?

Non mai ancora m’incontrai in donna, dalla quale desiderassi aver figli, se non in quest’una, ch’io amo: giacchè io t’amo, o eternità!

Giacchè io amo te, o eternità!

5.

Se mi piace il mare e tutto ciò che gli appartiene, e più mi piace quando più irato mi risponde; [p. 222 modifica]

Se in me è saldo il piacere del ricercare, che dirige la vela verso ciò ch’è inesplorato;

Se il mio desiderio è simile a quello del marinaio;

Se mai echeggiò il mio grido giulivo: «sparve la sponda — ora l’ultima catena cadde da me; — l’immensità rumoreggia intorno a me, lontano brillano per me spazio e tempo, orsù, orsù mio vecchio cuore!»;

Oh, come non sarei ardentemente cupido dell’eternità e del nuziale anello degli anelli, — dell’anello del ritorno?

Non mai ancora m’incontrai in donna, dalla quale desiderassi aver figli, se non in quest’una ch’io amo: giacchè io t’amo, o eternità!

Giacchè io amo te, o eternità!

6.

Se la mia è la virtù d’un danzatore, e se spesso con ambi i piedi saltai nell’estasi aurea — smeraldina:

Se la mia è una malizia ridente, vaga dei declivi di rose e delle siepi di gigli:

— Giacchè nel riso tutto ciò ch'è male si trova insieme, ma fatto santo e beato dalla propria gioja;

E se questo è il mio Alfa ed Omega, che tutto ciò ch’è pesante diventi leggiero, ed ogni corpo un danzatore, e ogni spirito un uccello (e invero questo è il mio Alfa e Omega);

Oh, come non sarei ardentemente cupido dell’eternità e del nuziale anello degli anelli, — dell’anello del ritorno?

Non mai ancora m’incontrai in donna, dalla quale desiderassi aver figli, se non in quest’una ch’io amo: giacchè io t’amo, o eternità!

Giacchè io amo te, o eternità!

7.

Se mai sopra di me distesi cieli sereni e con proprie ali volai nei propri cieli; [p. 223 modifica]

Se mai giocando nuotai in profonde lontananze di luce e la mia libertà acquistò la saggezza dell’uccello;

La quale così parla: «Ecco, non v’ha nè diritto nè rovescio! Getta te stesso dai lati, fuori, indietro, o tu leggiero! Canta! Ma non parlar più!

— «Non son forse tutte le parole fatte per i pesanti? Non sono forse menzognere tutte le parole per chi è leggiero? Canta! Non parlar più!».

Oh, come non sarei ardentemente cupido dell’eternità, e del nuziale anello degli anelli, — dell’anello del ritorno?

Non mai ancora m’incontrai in donna, dalla quale desiderassi aver figli, se non in quest’una ch’io amo: giacchè io t’amo, o eternità!

Giacchè io amo te, o eternità!