Cose lauretane/La sacra edicola

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La pittura di Andrea di Assisi La statua della Vergine Lauretana
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LA SACRA EDICOLA.


16. Con la occasione del parlare di questa tavola, il Sig. Cavaliere ci promette le sue osservazioni Storiche e Artistiche sopra alcuni altri punti, e segnatamente sopra la Sacra Edicola. Trattando poi di questa ci dice che la Stanza è più o meno, della dimensione e del taglio di quelle della antica Pompei. Quanto dunque alla dimensione, mi pare che queste parole non siano ne storiche ne artistiche, giacché anche la cella di un Cappuccino è lunga più o meno della Chiesa di San Pietro di Roma. Ma mettiamo pure che il più o meno debba intendersi poco più, poco meno. La Santa Camera Lauretana è lunga 42 palmi, larga 18 palmi all’incirca, ed io non ho veduto gli scavi di Pompei per istituire gli opportuni confronti. Nulladimeno io credo, e tutti crederanno con me, che di camere poco più lunghe o poco più corte di questa, se ne siano trovale e se ne trovino, non solamente a Pompei, ma a Costantinopoli, a Roma, a Londra, a Parigi, e in tutte le Città presenti e passate del Mondo. Quindi non mi pare che queste due misure, 42, e 18, siano una prova di antichità e di località, ne che possono somministrare grande argomento alle osservazioni artistiche e storiche.

17. Quanto poi al taglio, la Santa Cappella Lauretana è una Camera bislunga, o sia un paralellogrammo rettangolo; ed io che non ho veduto Pompei, non posso giudicare sulla architettura di quelle camere. Ma se non sono comunemente rotonde, ovali, [p. 10 modifica]poligone, o triangolari, è naturale che si assomigliano nel taglio alla Camera Lauretana. Soggiunge ancora il Sig. Cavaliere, che questa Camera è dello stile dei Greci, da’ quali negli ultimi tempi gli Ebrei impararono a dirozzarsi, e ne ricevettero lume per le arti del disegno. Molti però saranno maravigliati, che gli Ebrei avendo sotto gli occhi il Tempio di Salomone e gli edifizj di Gerosolima, dovessero andare a scuola dai Greci, per imparare il disegno delle camere quadre.

18. Passando poi dalle dimensioni e dal taglio Greco Giudaico, ai materiali con cui è costruita la Santa Cappella, ci dice il nostro autore che le sue pietre sono del colore, e dell’impasto ferrugigno della terra abbronzata di Palestina. In questo andiamo tutti d’accordo, ed io credendo per il primo che la Santa Casa sia venuta propriamente da Nazaret, sono altresì persuaso che nell’edificarla si adoperassero i sassi e i mattoni di quelle parli. Niuno però che io sappia, (prosiegue il Signor Cavaliere) Niuno però che io sappia, finora avea considerato il cemento che lega quelle pietre. Ed esso appunto è il vero cemento Ebraico, nella cui composizione si riconosce la nafta assai comune in quei luoghi. Ed infatti, avendo fortemente stroppicciato un gruppo di quella calce, e fattovi rifiatar sopra, ha dato a non prevenute narici, l’odore che noi diciamo della vacchetta, che è quello appunto della nafta, di che al dir dei viaggiatori, olezzano ancora i ruderi di Palestina, specialmente percossi dal Sole.

19. Io non sò veramente se alcuno degli Scrittori che hanno trattato sopra la Santa Casa, abbia considerato particolarmente il cemento. Forse ne hanno taciuto, perchè credendo fermamente che la Santa Camera era venuta di Palestina, e dimostrandola fabbricata con le pietre del luogo, era naturale che anche il cemento fosse cemento giudaico, e non si avesse adoperato per quella fabbrica la rena, e la calce di Europa. Nulladimeno le osservazioni del Sig. Cavaliere sono di grande importanza per le arti, insegnandoci il modo per conoscere le fabbriche all’odorato, dopo il corso di venti secoli. Certo noi sapevamo che ci sono uomini di [p. 11 modifica]buon naso in fatto di lettere, di critica, e di buon gusto, ma nessuno pensava che si trovassero nasi così squisiti in fatto di calcinacci.