Diario durante l'occupazione austriaca del 1917-18 a Tesis
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Presentazione
Brigida Salvadori (Venezia, 1899-1977), dopo aver conseguito il diploma di abilitazione magistrale, vinse il concorso di maestra elementare mentre era studentessa di Pedagogia all'Università di Padova. Essendo risultata fra i primi vincitori del concorso, poté scegliere la sede di insegnamento. L'Italia si trovava allora in stato di guerra con le Potenze Centrali, ed il padre Alessandro le suggerì la scuola di Tesis, dove poteva essere ospitata dai parenti.
Dina, com'era chiamata in famiglia, arrivò a Tesis non ancora diciottenne, già fidanzata ad un giovane ufficiale, che in quel periodo era al fronte. La sua attenzione alle vicende della guerra, quale traspare dalle pagine di questo diario, fu quindi determinata non solo da curiosità ed interesse di carattere generale, ma anche da spinte emotive legate alla sorte del fidanzato in prima linea.
Il diario costituisce un'interessante testimonianza degli effetti traumatici dello sfondamento del fronte italiano nell'alto Isonzo sulla vita della gente di Tesis. A partire dall'autunno del 1917 compaiono in paese, sempre più numerosi, i tedeschi, molti dei quali si sistemano nell'abitazione dei Salvadori. Superata l'iniziale diffidenza reciproca, tra la famiglia ed i militari si instaura un rapporto cordiale.
La giovane maestra si adopera per insegnare a qualcuno dei soldati elementi della lingua italiana, tenta il dialogo con loro attraverso la lingua francese, ed impara qualche parola tedesca. Fra questi coetanei, che appartengono a Paesi che la guerra vorrebbe divisi da odi e pregiudizi, nascono amicizie sincere; i tedeschi mantengono sempre un comportamento civile, tale da far dimenticare il loro odioso ruolo di invasori.
Nel diario sono registrate con vivezza e semplicità — ma anche con lucidità e precisione sorprendenti data la giovane età dell'autrice — le piccole vicende e difficoltà di ogni giorno: sullo sfondo le notizie sempre più allarmanti sulla disfatta di Caporetto.
Si alternano speranza e delusione, rabbia per le inutili sofferenze provocate dalla cattiveria umana e fiducia in una Provvidenza che rappresenta l'unico baluardo contro la minaccia della fame e della morte. A tratti sembra che i personaggi abbiano respinto fuori dalla loro esistenza la drammaticità della guerra, cercando di costruire per se stessi e per i propri cari una labile oasi di pace.
Il diario si interrompe bruscamente con un'invocazione disperata: "Il tempo è eterno; non passa mai, mai per me che sono impazientissima di riabbracciare i miei cari. Oh, se trovassi un camion che andasse a Treviso!". E' l'8 novembre 1918: subito dopo giungerà la notizia della morte del fidanzato Pietro, caduto sul fronte il 26 giugno.
Alessandra e Laura Salvadori