Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina/Postfazione

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Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina Forma del contratto sociale dell'Uomo e della Donna

Donna, svegliati; la campana a martello della ragione si fa intendere in tutto l'universo; riconosci i tuoi diritti. Il potente imperio della natura non è più circondato di pregiudizi, di fanatismo, di superstizione e di menzogne. La fiaccola della verità ha dissolto tutte le nuvole della tupidità e dell'usurpazione. L'uomo schiavo ha moltiplicato le sue forze, ha avuto bisogno delle tue per spezzare le sue catene. Una volta libero, è divenuto ingiusto verso la sua compagna. O donne! Donne, quando cesserete di essere cieche? Quali sono i vantaggi che avete raccolto nella Rivoluzione? Un disprezzo più marcato, un disdegno più segnalato - che cosa dunque vi resta? La convinzione delle ingiustizie dell'uomo. Il reclamare il vostro patrimonio, fondato sui saggi decreti della natura; che cosa avrete da temere per una così bella impresa? La buona parola del Legislatore delle nozze di Cana? Temete che i nostri legislatori francesi, correttori di questa morale, a lungo aggrappata ai rami della politica, ma che non è più di stagione, vi ripetano: donne, che cosa c'è di comune tra voi e noi? Tutto, dovreste rispondere. Se si ostinano, nella loro debolezza, a mettere questa inconsequenzialità in contraddizione con i loro principi; opponete coraggiosamente la forza della ragione alle vane pretese di superiorità; riunitevi sotto gli stendardi della filosofia; dispiegate tutta l'energia del vostro carattere, e vedrete presto questi orgogliosi, non servili, adoratori rampanti ai vostri piedi, ma fieri di dividere con voi i tesori dell'Essere Supremo. Qualunque siano le barriere che vi si oppongono, è in vostro potere di affrancarle; dovete solo volerlo. Passiamo ora al quadro spaventoso di ciò che siete state nella società; e dato che si tratta, in questo momento, di una educazione nazionale, vediamo se i nostri saggi Legislatori penseranno in modo sano sull'educazione delle donne.

Le donne hanno fatto più del male che del bene. La costrizione e la dissimulazione sono state la loro divisione. Quel che la forza aveva loro sottratto, l'inganno glielo ha reso; hanno potuto ricorrere a tutte le risorse del loro fascino, cui neppure l'uomo più irreprensibile poteva resistere. Il veleno, il ferro, tutto era loro sottoposto; comandavano al crimine come alla virtù: il governo francese, soprattutto, è dipeso, per secoli, dall'amministrazione notturna delle donne; il gabinetto non aveva segreti per la loro indiscrezione: ambasciata, comando, ministero, presidenza, pontificato, cardinalato; infine tutto quello che caratterizza la stupidità degli uomini, profano e sacro, tutto è stato sottoposto alla cupidigia e all'ambizione di questo sesso nel passato disprezzabile e rispettato, e dopo la rivoluzione, rispettabile e disprezzato.

In questa sorta di antitesi, quanti rimproveri ho da offrire! Non ho che un momento solo per farli, ma questo fisserà l'attenzione della posterità, anche la più arretrata. Sotto l'antico regime, tutto era vizioso, tutto era colpevole; ma si potrebbe percepire il miglioramento delle cose nella sostanza stessa dei vizi? Una donna non aveva bisogno che d'esser bella o amabile; quando possedeva queste due qualità, vedeva cento fortune ai suoi piedi. Se non ne approfittava, quella aveva un carattere bizzarro, o una filosofia poco comune, che la portava al disprezzo delle ricchezze; allora non era considerata che una testa malvagia; la più indecente si faceva rispettare con l'oro; il commercio delle donne era una specie di industria ammessa all'interno della prima classe, che, d'ora in avanti, non avrà più credito.

Se ne avesse ancora, la rivoluzione sarebbe perduta, e pur sotto nuovi rapporti, saremmo sempre corrotti; tuttavia la ragione può dissimularsi nel fatto che ogni altra strada verso la fortuna è chiusa per la donna che l'uomo compra, come lo schiavo sulle coste d'Africa.

La differenza è grande, si sa. La schiava comanda al padrone; ma se il padrone le concede la libertà senza ricompensa, e a un'età in cui la schiava ha perso ogni suo fascino, cosa diventa questa sfortunata? L'oggetto di disprezzo; le stesse porte della beneficenza le sono chiuse; è povera e vecchia, si dice; perché non ha saputo fare fortuna? Altri esempi ancora più toccanti si offrono alla ragione. Una giovane senza esperienza, sedotta da un uomo che ama, abbandonerà i suoi genitori per seguirlo; l'ingrato la lascerà dopo qualche anno, e più la donna sarà invecchiata con lui, tanto più la di lui incostanza sarà inumana; se anche ha dei bambini, lui l'abbandonerà lo stesso. Se l'uomo è ricco, si crederà dispensato dal dividere la sua fortuna con le sue nobili vittime. Se qualche impegno l'ha legato ai suoi doveri, ne violerà il potere confidando tutto nelle leggi. Se è sposato, ogni altro impegno perde i suoi diritti. Quali leggi restano da fare per estirpare il vizio fino alla radice? Quella della divisione delle fortune tra gli uomini e le donne, e dell'amministrazione pubblica. Si concede facilmente che colei che proviene da una famiglia ricca, guadagni molto con l'uguaglianza della divisione. Ma colei che proviene da una famiglia povera, con meriti e virtù; qual è il suo destino? La povertà e l'obbrobrio. Se non eccelle precisamente nella musica o nella pittura, non potrà essere ammessa ad alcuna funzione pubblica, anche quando ne abbia tutte le capacità. Non voglio che dare un assaggio delle cose, le approfondirò nella nuova edizione di tutte le mie opere politiche che mi propongo di offrire al pubblico entro qualche tempo, con alcune note. Riprendo il mio testo per quanto attiene ai costumi. Il matrimonio è la tomba della fiducia e dell'amore. La donna sposata può dare impunemente a suo marito dei bastardi, e la fortuna che non appartiene loro. Quella che non lo è, non ha che un debole diritto: le leggi antiche e disumane le rifiutano questo diritto, per i propri figli, al nome e ai beni del loro padre, e non si sono fatte nuove leggi su questa materia.

Se tentare di dare al mio sesso una consistenza onorevole e giusta, è considerato in questo momento un paradosso da parte mia, e tentare l'impossibile, lascio agli uomini a venire la gloria di trattare questa materia; ma, nell'attesa, la si può preparare attraverso l'educazione nazionale, attraverso la restaurazione dei costumi e attraverso le convenzioni matrimoniali.