Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia
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DISCORSO
SOPRA ALCUNI PUNTI
Le Notizie Storiche premesse a questa tragedia non son altro che una serie di nudi fatti scelti nelle cronache e nelle memorie d’ogni genere, che ci rimangono dell’epoca rappresentata nella tragedia stessa. S’è detto scelti; perchè quelle cronache e quelle memorie sono non di rado così discordi tra loro, che dalla lettura di esse risulta tutt’altro che un concetto unico di storia. In casi simili, cioè quasi sempre, a voler formarsi, per quanto è possibile, un tal concetto, è necessario ricavare dalle relazioni di scrittori, o creduli, o ingannati, o appassionati, e spesso posteriori di molto agli avvenimenti, ciò che ha più carattere di probabilità, e si accomoda meglio con que’ fatti principali che, affermati da tutti, sono come la parte certa e fondamentale della storia. Chi scrive ha cercato di fare alla meglio una tale scelta; e le Notizie suddette sono il risultato del suo ultimo convincimento. Ma, in esse, non ha addotte le ragioni della preferenza data a una testimonianza sull’altra; non ha fatto parola delle discordanze tra i cronisti; ha dissimulate le opinioni degli storici moderni, contrarie alla sua; ha preso insomma il metodo affermativo, come il più spiccio. Que’ lettori però ai quali alcune pagine di ricerche storiche non fanno spavento, troveranno nel primo capitolo di questo discorso le ragioni dell’opinione espressa nelle Notizie intorno ad alcuni punti più disputati; e nello stesso tempo, qualche schiarimento, e qualche riflessione su de’ fatti esposti in quel luogo con asciutta brevità.
Ma una serie di fatti materiali ed esteriori, per dir così, foss’anche netta d’errori e di dubbi, non è ancora la storia, nè una materia bastante a formare il concetto drammatico d’un avvenimento storico. Le circostanze di leggi, di consuetudini, d’opinioni, in cui si sono trovati i personaggi operanti; i loro fini e le loro inclinazioni; la giustizia, o l’ingiustizia di quelli e di queste, indipendentemente dalle convenzioni umane, secondo o contro le quali hanno operato; i desidèri, i timori, i patimenti, lo stato generale dell’immenso numero d’uomini che non ebbero parte attiva in quell’avvenimento, ma che ne provaron gli effetti; queste ed altre cose d’uguale, cioè di molta importanza, non si manifestano per lo più ne’ fatti stessi; e sono però i dati necessari, per giudicarne rettamente. Dalla lettura attenta e replicata de’ documenti che posson servire a far conoscere il pezzo di storia su cui è fondata questa tragedia, è risultato all’autore un concetto opposto, in molti de’ punti accennati or ora, a quello che ne hanno avuto e lasciato storici d’alto grido. Per quanto dovesse essere, e fosse, diffidente del suo giudizio, e propenso a credere più ragionato il loro, non ha però potuto ricevere il giogo d’opinioni, le quali, più esaminate, più gli sono parse contrarie all’evidenza. Quindi lo spirito storico del dramma è in molti punti affatto opposto a quello che esce, per dir così, dalle più riputate storie moderne, e per conseguenza all’opinione del più de’ lettori. A quelli che desiderassero conoscere le ragioni di questi dissentimenti, sono consacrati gli altri capitoli.
Ma giustificare il concetto storico d’una tragedia, non è lo scopo unico, e nemmeno il primario di questo discorso: chi scrive sente benissimo quanto sarebbe cosa vana e puerile lo spender tante parole per un tal fine.
Accennare alcuni soggetti importanti di ricerche filosofiche nella storia del medio evo; osservare che alcuni di questi soggetti non sono stati presi in considerazione finora 1; che su d’altri sono state proposte, e comunemente ricevute opinioni assolutamente non fondate; indicare insomma quanto importi questa storia, e quanto ancora ci manchi; ed eccitare così qualche amico del vero a farne uno studio serio, e a intraprenderne il lavoro con nuove e più certe mire, con gli aiuti più generali e più potenti che dà l’aumento attuale di tutte l’idee relative alla storia, e con un’utile e ragionata diffidenza, la quale non iscema per nulla il rispetto e la riconoscenza dovuta a chi ha fatto i primi passi; ecco lo scopo principale di questo discorso. Se questo scopo s’ottiene, la tragedia, qualunque sia per sè, sarà stata almeno un’occasione felice.
- Capitolo I . — Schiarimenti d’alcuni fatti riferiti nelle Notizie storiche
- Capitolo II . — Se al tempo dell’invasione di Carlomagno i Longobardi e gl’Italiani formassero un popolo solo
- Capitolo III . — Problemi sulla facoltà lasciata agli italiani di vivere con la legge romana
- Appendice al capitolo III . — Esame de’ fatti allegati dal professor Romagnosi (nell’opera Dell’indole e dei fattori dell’incivilimento), per dimostrare che, sotto i Longobardi, gl’Italiani conservarono i loro municìpi, ed ebbero giudici della loro nazione
- Capitolo IV . — D’una opinione moderna sulla bontà morale de’ Longobardi
- Appendice al capitolo IV . — Intorno al significato di due luoghi della Storia de’Longobardi di Paolo Diacono
- Capitolo V . — Della parte che ebbero i Papi nella caduta della Dinastia longobarda
- Capitolo VI . — Sulla cagione generale della facile conquista di Carlo
Note
- ↑ Questo discorso fu pubblicato, la prima volta, nel 1822. Preghiamo chi lo vorrà leggere di rammentarsene in tutti que’ luoghi dove ce ne sarà bisogno, come qui.