Discorso dell'ambasciatore Tittoni alle Rappresentanze torinesi a Parigi

Da Wikisource.
Tommaso Tittoni

1911 Discorso dell'ambasciatore Tittoni alle Rappresentanze torinesi a Parigi Intestazione 8 dicembre 2015 25% Da definire

Egli, fra la profonda attenzione dei convitati, disse:

Signori consiglieri municipali di Parigi !

Il senatore Rossi vi ha rivolto la parola a nome dei membri del municipio di Torino, come vostro collega, ma io pure sono un po’ vostro collega: io feci parte per parecchi anni del Consiglio comunale di Roma e da lunga data sono presidente del Consiglio provinciale di Roma.

In questa veste il senatore Rossi, vi ha salutato a nome dell’assemblea amministrativa della città che fu culla dell’unità italiana: io vi saluto a nome dell’assemblea amministrativa della città eterna, dove la nostra unità nazionale, seguendo i suoi destini storici, ha trovato il suo coronamento.

Io considero come altissimo onore per me, il rappresentare il mio paese presso la Francia, in questa città di Parigi che esercita un irresistibile fascino su tutti coloro che non sono insensibili a tutti i godimenti intellettuali nel campo della letteratura, dell’arte, della scienza e della politica, perchè se la politica ha in tutti i paesi le sue miserie, come disse il vostro grande poeta Alfredo de Musset, in una celebre strofa, essa è pure certamente un campo di azione ben attraente per i caratteri e le intelligenze superiori, e voi avete una pleiade di uomini politici eminenti, e le conversazioni che io ho l’onore ed il piacere di tenere con essi mi interessano infinitamente. Grande interesse poi hanno per me le vostre discussioni parlamentari che io seguo con diligenza e nelle quali ho occasione di sentire ed ammirare illustri oratori di tutti i partiti che si elevano nelle più alte regioni dell’eloquenza e rinnovano i fasti tradizionali della tribuna parlamentare francese.

Siccome ho studiato e seguito sempre con la maggiore assiduità il vostro movimento politico e parlamentare antico e contemporaneo, i vostri ambienti politici mi sono tanto famigliari quanto mi sono famigliari gli ambienti politici italiani tra i quali vissi. Penso dunque ben dire che tra voi io sono in paese di conoscenza.

In special modo graditi mi sono i rapporti che ho col Governo francese che ha a suo capo un uomo in cui tutte le qualità che fanno un grande uomo di Stato si trovano felicemente e armonicamente riunite; e nel quale la direzione della politica estera è affidata a un uomo che con la sua prudenza, con la sua nobile preoccupazione della pace ha conquistato con tatto la fiducia illimitata dei Gabinetti europei.

Vi sono sempre argomenti molto importanti da trattare fra la Francia e l’ltalia. I nostri rapporti commerciali, quelli coloniali, gli interessi dei nostri operai che numerosissoni si recano a lavorare in Francia o nell’Africa francese, ed è veramente piacevole trattare argomenti così importanti coi vostri uomini di Stato che sono animati al pari di me da uno spirito di equità, di benevolenza e di reciproca simpatia.

Io amo appassionatamente l’idioma di Dante e ogni volta che nell’assemblee del mio paese presi parte a grandi discussioni mi sono reputato felice e fiero di avere per interprete del mio pensiero uno strumento così armonioso e cosi sicuro come la lingua italiana; ma ammiro anche il vostro bell’idioma che ritrae ammirovolmente tutte le sfumature più delicato del pensiero, tutte le finezze e le eleganze dello spirito, tutte le emozioni più sottili o recondite dell’anima umana.

La vostra lingua è altresì la grande divulgatrice per tutto il mondo delle grandi idee. Grazie a voi in Italia noi conosciamo le manifestazioni della filosofia e della letteratura scandinava, russa, slava ed anche, per buona parte degli italiani, i grandi autori inglesi e tedeschi sono conosciuti e letti attraverso le traduzioni francesi. La vostra opera di divulgaziono è tanto importante quanto la vostra produzione intellettuale originale, che pure è così notevole in tutto il vasto spazio che il pensiero umano può percorrere e che in certe regioni di questo spazio ha incontrastabilmente il primato.

Signori!

Ieri nel banchetto offerto dalla Commissione francese delle Esposizioni da un brillante oratore si é accennato al linguaggio convenzionale dell’eloquenza conviviale. Io ho risposto che l’eloquenza dei banchetti ha le sue convenzioni e le sue tinzioni, come l’eloquenza forense e l’eloquenza del pulpito o quella della tribuna parlamentare e che non vi è, secondo me, che una solo eloquenza, che ne sia pura e scevra: l’eloquenza del cuore. Ebbene è a questa eloquenza che io ho ricorso ed a questa che ricorro questa sera per mostrarvi che vi parlo senza artifizi e che nelle mie parole non entra la suggestione naturale che trascina l’oratore ad elogiare quelli che ascoltano, sopra tutto quando questi sono ospiti, che hanno fatto accoglienze assai calorose e con tanta amabilità.

Io riassumerò il mio pensiero in una frase che pronunziai alla Camera italiana, quasi sei anni fa, in occasione della visita in Italia del Presidente della Repubblica Loubet: «La visita del Presidente della Repubblica al Re d’Italia ha provocato manifestazioni entusiastiche ed indimenticabili, che hanno dimostrato l’importanza che l’Italia annette all’amicizia della Francia ed il sentimento fraterno che essa ha per la sua sorella latina».

È con questi sentimenti che alzo il mio bicchiere in onore del Presidente della Repubblica, della città di Parigi e del Consiglio municipale.

Parlarono poscia il presidente del Consiglio generale della Senna, Galli, il quale ricordo che quando al Consiglio generale venne sottoposta la domanda di crediti per la partecipazione del dipartimento all’Esposizione di Torino, il Consiglio generale si affrettò ad approvarlo ed il voto fu determinato da ragioni di sentimento e da ragioni di cuore.

Galli aggiunse che gli anniversari che l’Italia festeggia in questo anno, i francesi possono celebrarli senza riserve e senza secondi fini, perchè essi evocano non già il trionfo brutale della forza sul diritto, ma la rivincita del diritto e della liberta di un popolo. Galli concluse bevendo al successo dell’Esposizione, alla città di Torino, al suo eminente sindaco senatore Rossi, agli altri rappresentanti di Torino e, a tutti gli eroi dell’Indipendenza.

Preso quindi la parola il sidaco di Torino senatore Rossi il quale brindò dapprima al presidente della Repubblica Fallières, quindi elogiò il prefetto della Senna, il prefetto di polizia e ringraziò in modo particolare il presidento del Consiglio municipale, Bellan, per le parole da lui pronunziate.

« Aveto parlato, disse il senatore Rossi, dell’Italia che, rigenerata col lavoro, ha ormai un grando avvenire. Ve ne sono molto riconoscente o spero che il vostro voto si realizzerà.

L’oratore dimostró quindi la parentela fra le due nazioni. La

citta di Parigi ha voluto invitare Torino. È la sorella primogenita che invita la sorella minore. Noi siamo venuti fra voi come fratelli; e siamo tanto più fieri di essere ricevuti dalla capitale della Francia, inquantochè noi rappresentiamo l’antica capitale d’Italia. In Italia, specialmente in Piemonte, noi seguiamo tutto le vostre manifestazioni. Ogni nuovo libro che esce dalla mente dei vostri autori viene letto dai nostri compatriotti col più vivo interesse.

Il senatore Rossi espresse quindi i suoi voti di prosperità per la Francia e per la sua capitale e termino al grido di: Viva la Francia, viva Parigi!

Lunghi applausi accolsero le parole del sindaco di Torino come vivissimi applausi anche accolsero il discorso dell’on. Tittoni e le parole di tutti gli altri oratori.

I convitati lasciarono quindi la sala da pranzo per recarsi nella sala dei concerti.

La Lega franco-italiana ha offerto ieri una colazione al presidento del Consiglio municipale di Parigi, Bellan, ed ai membri delle rappresentanze italiane venuto da Torino.

Alla tavola d’onore avevano preso posto l’ambasciatore d’Italia, on. Tittoni, e donna Bice Tittoni, l’ambasciatore di Turchia, il prosidente della Lega franco-italiana deputato Beauquier o molto altre notabilità. Duranto tutta la colazione regno la più grande cordialità. Al dessert Beauquier in un discorso molto applaudito ricordò i vincoli che uniscono i due paesi.

L’on. Tittoni ringraziò di nuovo il municipio di Parigi o il presidente sig. Bellan per la calorosa accoglienza fatta ai delegati italiani e disse quanto egli si compiaccia delle buone relazioni esistenti fra i due paesi.

Usseglio ringraziò a nome del municipio di Torino per la simpatica accoglienza fatta dalla popolazione parigina a tutti i suoi colleghi. Il sig. Bellan poi disse quanto sia felice di cooperare, come presidento del Consiglio municipale, all’opera di ravvicinamento sempre più stretto fra l’Italia e la Francia. Di giorno in giorno - soggiunse - i legami fra i due paesi si stringono viepiù. L’era di pace e di prosperità che le due nazioni attraversano non è estranea a ciò. Dopo aver salutato l’eminente personalità che rappresenta l’Italia a Parigi, l’on. Tittoni, Bellan brindò all’Italia e alla Francia che spera rimarranno indefinitamente unite.

Le rappresentanze italiano dedicarono il pomeriggio a visitare i teatri di Parigi.

Il sig. Derville, presidento del Consiglio di amministrazione della Compagnia Paris-Lyon-Mediterranée offri iersera nel suo palazzo un ricevimento in onore delle Delegazioni torinesi. Precedette un pranzo al quale assistettero puro i ministri Pichon e Dupuy, il sottosegretario di Stato per le Belle arti Dujardin Beaumetz, l’ambasciatore d’Italia on. Tittoni, il prefetto della Senna De Selves, il presidente del Consiglio municipale Bellan, il prefetto di polizia Lèpine e il console di Francia a Torino, Pralon.