E quando destarvi dal sonno vorrete
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E quando destarvi dal sonno vorrete,
E quando, o garzoni, nel petto accôrrete
Magnanimi sensi d’antico valor?
Sentite siccome v’insulti il vicino...
Nè all’armi v’accende l’onor cittadino?
6V’è addosso l’obbrobrio, nè v’arde il rossor?
Codardi! Pensate poltrir nella pace;
Ma l’ira guerriera ne’ cuori non tace;
Ma freme la terra di Marte al furor.
Ah! dove di patria l’amor ci trasporta
Si corra, o garzoni; si mora; che importa?
12Ma l’ultimo moto sia moto d’onor.
O quanto è soave a libero petto
Per tenera sposa, per figlio diletto,
Per gloria di patria la morte affrontar!
Dei vili, dei prodi son ferme le sorti. —
Su dunque nel campo correte da forti
18Col ferro, coll’asta la patria a salvar.
No, l’uomo non fugge l’estremo destino,
Nè il vanto lo salva di sangue divino:
Cammina alla morte chi nacque mortal.
Che vale al codardo fuggir la tempesta
Degli archi nel campo? Nel mezzo alla festa,
24Ne’ dolci suoi lari la morte l’assal.
L’assale: ed il pianto de’ figli non ode,
Non arpa notturna, non canto di lode,
Onor del sepolcro pel vile non v’ha.
Ma prode guerriero che in campo moria,
Per volger di tempo da’ suoi non s’oblia,
30Lo piange ogni sesso, lo piange ogni età.
Morendo, fra tutti lasciava perenne
Di sè desiderio, siccome egli ottenne
Vivendo la gloria che a un Dio l’eguagliò.
Qual torre a cui tutti gli sguardi son volti
In sè delle genti gli encomj ha raccolti,
36Chè solo per molti guerrieri operò.
Tra le parecchie traduzioni prescelsi quella dell’ARCANGELI, come la più popolare, e la più pieghevole al canto —