Edipo a Colono (Sofocle - Romagnoli)/Esodo

Da Wikisource.
Esodo

../Quarto stasimo IncludiIntestazione 13 novembre 2019 100% Da definire

Sofocle - Edipo a Colono (401 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1926)
Esodo
Quarto stasimo
[p. 224 modifica]

Giunge correndo un


araldo
O cittadini, vi dirò, parlando
breve quanto piú posso: Edipo è morto.
1670Ma ciò che avvenne dir, breve parola
non può, né brevi quegli eventi furono.
corifeo
È morto dunque il misero?
araldo
 Lasciata,
sappilo, ha la sua vita grama.
corifeo
 E come?
Per divino voler? Senza tormento?
araldo
1675Anche di ciò meravigliar dovrai.
Com’ei di qui parti tu pur lo sai,

[p. 225 modifica]

ch’eri presente, senza alcun dei cari
che lo guidasse, anzi ei guidava tutti.
E giunto ove la via piomba, e si radica
1680coi gradini di bronzo1 entro la terra,
in uno si fermò dei molti tramiti
schiusi al cratère intorno, ove di Tèseo
sono gli eterni patti e di Pirítoo2.
Tra questo, dunque, e la coricia pietra,
1685e il cavo pruno ed il marmoreo tumulo,
sedè; quindi spogliò le vesti squallide,
e le figliuole a sé chiamò, lavacri
d’acque correnti impose che recassero,
d’onde che fosse, e libagioni. E quelle
1690mossero entrambe all’imminente clivo
di Demètra fiorente; e in breve l’ordine
del padre ebber compiuto; e, com’è l’uso,
lui molciron di vesti e di lavacri.
E quando tutto ebber compiuto, e paga
1695ogni sua brama fu, qual’ei l’espresse,
ruppero in pianto; e piú non desistevano
dal percotersi il petto, e dai lunghi ululi.
Ei che súbito udí le amare voci,
su lor cinse le braccia, e disse: «O figlie,
1700da questo dí piú non avete il padre.
Per me, tutto è finito; e di nutrirmi
piú non avrete la molesta cura:
aspra, o figlie, lo so; ma questa sola
parola scioglie ogni fatica: amore
:
1705ché da nessuno mai ne avrete piú
che da quest’uomo, onde or prive, dovrete
quanto di vita resta a voi, trascorrere».
Tutti cosí piangevan, singhiozzavano,
l’uno su l’altro abbandonati; e quando
1710giunsero al fine i gemiti, né piú

[p. 226 modifica]

grido sorgeva, tutto fu silenzio.
E la voce d’alcuno, all’improvviso,
alto Edipo chiamò: si che s’intesero
tutti, per il terrore, irte le chiome:
1715«Edipo, Edipo, olà, che indugi il transito?
Per te da un pezzo si ritarda». Ed egli,
come del Nume udí l’appello, Tèseo
chiese, d’Atene il re, che a lui venisse.
E come giunto fu, gli disse: «O caro,
1720della tua man l’antica fede porgi
alle mie figlie; e voi, fanciulle, a lui.
E prometti che mai, per ciò che possa,
tu le abbandonerai, ma quanto ad esse
possa giovare, compierai benevolo».
1725Ed ei, nobil qual’è, senza esitare,
tutto compier promise, e lo giurò.
E come ebbe giurato, Edipo súbito
cercò le figlie, con le cieche palme,
e: «Figlie — disse — il vostro cuore sia
1730ben saldo a questa prova. Allontanatevi
quanto prima potete: il re Tesèo
resti solo a veder quanto avverrà».
Tutti cosí parlar l’udimmo: e lungi
con le fanciulle, a lacrime dirotte
1735piangendo, ci avviammo. E, già lontani
essendo — e poco tempo era trascorso —
ci volgemmo a guardare. E non vedemmo
l’ospite piú, che in alcun luogo fosse,
ma il nostro sire, che, degli occhi a schermo
1740tenea la mano a sommo il viso, come
gli fosse apparso alcun prodigio orribile,
da non poterne sostener la vista.
Né molto corse, e lo vediamo presto
che si prostra, e la Terra in un medesimo

[p. 227 modifica]

1745voto, e l’Olimpo dei Celesti invoca.
Qual poi d’Edipo fu la fine, niuno
non lo potrebbe dir, tranne Tesèo:
ché non l’uccise la rovente folgore
del Nume, e non procella, che dal pelago
1750si scatenasse allor: fu qualche araldo
dei Numi; oppur la sotterranea chiostra
si spalancò per lui senza tormento:
ché, non fra morbi o fra dogliosi gemiti
si spense, anzi quant’altro mai mirabile.
1755E se da folle alcun crede ch’io parli,
di chi folle mi stima io non mi curo.
corifeo
E le fanciulle dove sono, e quanti
eran con essi?
araldo
 Non lontano: un sònito
chiaro di lagni annuncia che s’appressano.

[p. 228 modifica]

LAMENTAZIONE

Strofe I
antigone
1760Ahimè, d’ogni parte colpite,
tapine, plorar ci conviene
del padre l’ingenito sangue esecrabile.
Per lui, molte pene,
abbiamo, quand’egli viveva, patite;
1765e infine, vedemmo, soffrimmo vicende
cui mente mortal non comprende.
coro
Che avvenne?
antigone
 Argomentarlo, amici, è facile.
coro
È spento?
antigone
 E in guisa tal, quale a te stesso
augurarlo potresti. E come no?

[p. 229 modifica]

1770Lui non rapirono guerra né pelago,
ma l’invisibile plaga l’inghiotte,
come un arcano fato lo spinge.
Ahi, me tapina! Sopra le palpebre
nostre discese funerea notte.
1775Or come, in quale plaga romita,
su quali gonfi marini vortici,
sostenteremo la grama vita?
ismene
Non so. L’Ade sanguineo m’uccida, e sia col vecchio
mio padre in morte unita:
1780ché la vita che, misere, ci attende, non è vita.
corifeo
Conviene, ottime figlie, ciò che mandano i Superi
patir con alma forte.
Struggervi, a che? Spregevole non fu la vostra sorte.

Antistrofe
antigone
V’ha dunque una brama di pianto?
1785Ché quanto a nessuno è diletto,
diletto pur m’era, quand’io, padre, stringerti
potevo al mio petto,
o caro, che adesso di tenebre un manto
ricopre sotterra. Scordato non mai
1790da me né da questa sarai.

[p. 230 modifica]

corifeo
Che compie’?
antigone
 Tutto ciò ch’ei desiava.
corifeo
Che cosa mai?
antigone
 Morí su terra estranea,
come bramava: sul suo giaciglio
s’addensa eterna l’oscurità.
1795E non gli mancano compianti e gemiti:
questo mio ciglio gonfio di lagrime,
o padre, sempre ti piangerà.
Né so, tapina me, come i tristi
crucci bandire potrò dall’anima,
1800che tu soletto cosí moristi.
ismene
.      .      .      .      .      .      .      .      .      .      .
Qual destino, o diletta,
cosí del padre orbate, misere noi, ci aspetta?
corifeo
Poiché felicemente giunse di vita al termine,
1805o care, cessi il lutto:
nessuno mai degli uomini le ambasce evita in tutto.

[p. 231 modifica]


Strofe II
antigone
Laggiú torniamo, cara.
ismene
 A quale opera?
antigone
Provo una brama...
ismene
 Quale?
antigone
 Le làtebre
vedere dove trovò ricovero
ismene
1810Chi dunque?
antigone
 Il padre nostro, me misera!
ismene
Come? Sai bene che non è lecito.
Vedi....

[p. 232 modifica]

antigone
 A che muovermi tale rimprovero?
ismene
E questo pensa....
antigone
 Qual nuovo dubbio?
ismene
Lungi da tutti, insepolto morí.
antigone
1815Lí mi conduci, trafiggimi lí.
.      .      .      .      .      .      .      .      .      .      .
ismene
Ahimè, misera, ahimè,
come sarà ch’io viva,
se ancor senza sostegno rimango, e di te priva?

Antistrofe II
corifeo
1820Care, fate animo.

[p. 233 modifica]

antigone
 Dove un rifugio
trovare?
corifeo
 Avanti già foste libere....
antigone
Da che?
corifeo
 Da un’altra grave iattura.
antigone
Intendo.
corifeo
 E adesso, che cosa mediti?
antigone
Come tornare potremo in patria,
1825non so.
corifeo
 Di questo non darti cura.
antigone
Pene ci angustiano.

[p. 234 modifica]

corifeo
 Già vi angustiavano.
antigone
Impervie quelle, piú gravi son queste.
corifeo
Di mali un mare, lo scorgo, v’investe.
antigone
Sí, certo, certo!
corifeo
 Lo vedo anch’io.
antigone
1830Dove fuggire? Ahimè!,
ahimè, Giove, che speme
mi serba il Dèmone ch’ora mi preme?

[p. 235 modifica]



Verso la fine della lamentazione, giunge Teseo.
teseo
Dai pianti ristate, o fanciulle;
ché dove la grazia degl’Inferi
1835abbonda, sconviene il cordoglio:
sarebbe empietà.
antigone
 Ci chiniamo
a te innanzi, o figliuolo d'Egèo.
teseo
Qual richiesta, o fanciulle, per volgermi?
antigone
Coi nostri occhi la tomba del padre
1840vogliamo veder.
teseo
 Non è lecito.

[p. 236 modifica]

antigone
Re d’Atene, signore, che dici?
teseo
Egli stesso, o figliuole, divieto
mi fece che alcun dei mortali
s’accostasse a quei luoghi, o parola
1845volgesse al suo sacro sepolcro.
Di questo se avessi ben cura,
incolume sempre sarebbe
la terra, mi disse. E ci udirono
il Dèmone nostro, ed il Giuro
1850di Giove, che ascolta ogni cosa.
antigone
Ebbene, se questo a lui piace,
anche a noi piace. A Tebe vetusta
tu mandaci adesso, se forse
la strage evitare potessimo
1855dei nostri germani.
teseo
Lo farò: tutto quanto farò
che possa giovarvi, e gradito
riesca al sepolto, che or ora
partí: non mi debbo stancare.

[p. 237 modifica]

coro
1860Su via, desistete, il compianto
piú a lungo non suoni.
Quanto avvenne, lo volle il Destino.




  1. [p. 338 modifica]Pag. 225, v. 1679. - Coi gradini di bronzo; cfr. la bronzea Soglia della Terra a p. 123, v. 63.
  2. [p. 338 modifica]Pag. 225, v. 1681 sg. - Ove di Teseo ecc.; allude alla discesa agli Ìnferi di Teseo e Piritoo, principe dei Lapiti, per rapirvi la moglie di Hades.