Eh! La vita/L'«Omo selvaggio»

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L'«Omo selvaggio»

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L'amico Ramaglia
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L’«OMO SELVAGGIO»

[p. 295 modifica]E dire che era stato un bel giovane!

Poi si era ingrassato, si era lasciato crescere la barba, e si faceva aggiustare i capelli due volte l’anno. Quella selva irta, folta, arruffata gli faceva un testone grosso così, da vero «omo selvaggio», come i suoi concittadini lo avevano ribattezzato. «Omo selvaggio» anche per la trascuratezza dei vestiti, che sembravano vecchi fin quand’erano nuovi, e gli piangevano addosso, tagliati alla carlona e cuciti alla peggio.

Pareva ch’egli si compiacesse di mostrarsi trasandato in tutta la persona, e l’ostentasse seduto davanti alla sua bottega di merciaio, di tabaccaio, di panettiere, con le gambe larghe, la pipa in bocca, e il continuo brontolio su le labbra contro i giovani di bottega, gli avventori e i passanti che lo salutavano. [p. 296 modifica]

— Buon giorno! Buona sera! Che c’è di nuovo, «omo selvaggio»?

Ormai glielo dicevano in viso e non si offendevano delle brutali risposte.

Era stato pure un buon giovane, di carattere allegro, servizievole, intento a far prosperare il suo negozio, che, da piccola merceria, come l’aveva gestita suo padre, era divenuta la migliore merceria del paese, fornita di tutto; e poi tabaccheria, con rivendita di sigarette e sigari esteri; e poi, per completarla, spaccio di pane e paste delle migliori qualità.

Allora stava egli stesso dietro il banco, orgoglioso di servire gli avventori che aumentavano di giorno in giorno, esattissimo nel peso, scrupoloso nei prezzi, con grande rabbia dei colleghi che lo accusavano di voler rovinare il commercio.

— Mi basta di non rovinare i clienti! — egli rispondeva a coloro che gli riferivano le lagnanze degli altri rivenditori. — Basta anche a te, mamma, è vero?

La vecchietta agucchiava in un angolo, interrompendosi se occorreva di aiutarlo a servire un avventore, e approvava con una mossa della testa e un bel sorriso le parole del figlio, che per lei era un oracolo. [p. 297 modifica]

Le pareva un sogno la trasformazione della bottega, con gli scaffali dipinti in verde, con le cassette torno torno, e le vetrine, e tutti quegli arnesi, appesi negli spazi tra uno scaffale e l’altro, che le confondevano un po’ la mente, e non davano un momento di riposo a quel povero figliuolo, sempre con le braccia all’aria, sempre con le mani occupate a pesare, a involtare, a legare i pacchetti coi nastrini a due colori; novità quest’ultima che non si praticava in nessun’altra bottega in paese.

Due anni addietro, verso le sette e mezzo o le otto, secondo la stagione, bisognava chiudere la bottega con catenacci e spranghe di ferro e portar via il denaro della giornata, per evitare certe visite notturne che ormai erano diventate frequenti, visto che anche i signori ladri avevano perfezionato i loro strumenti di scasso.

Ora non più, dopo che suo figlio aveva comprato la bottega e la casa soprastante, e praticata una comoda scaletta interna. Chiuso con spranghe e serratura inglese l’uscio della bottega, dalla porta interna tutti e due montavano su, e ispezionate minuziosamente le quattro stanze, la cucina, e fatta una cenetta sbrigativa, se n’andavano a letto.

L’ultima a coricarsi voleva essere la mamma. [p. 298 modifica]Aveva sempre qualche cosa da dire, da ricordare, da raccomandare pel giorno dopo. E, da qualche tempo in qua, quasi per fare come i salmi che finiscono tutti in gloria — glielo diceva ridendo il figlio — ella gli rispondeva:

— Quando penserai a darmi una bella nuorina? Ogni giorno che passa vale più di un anno per me. Voglio vederti ammogliato prima di chiudere gli occhi.

— Sì, mamma. Trovami una bella moglina nel sonno. Ne riparleremo domani.

Senza quel fuggi fuggi, la sera della festa di Sant’Anna, mentre il popolo era radunato nella Piazza della Fontana in attesa dello sparo dei fuochi, chi sa quando ne avrebbero riparlato! Ma quella sera la bottega fu invasa dalla gente che voleva salvarsi dal pericolo di essere travolta dalla gran rissa scoppiata nessun sapeva dir come e perchè, e Pietro La Rocca dovette stentare per riuscire a chiudere la porta ed attendere che i carabinieri avessero sedato il tumulto.

Si erano trovate là dentro una diecina di persone, donne la più parte, che urlavano e piangevano quasi fosse arrivato il finimondo. Alcune, scavalcato il banco, si erano rifugiate nel piccolo [p. 299 modifica]retrobottega. Sul banco, sorretta da una donna vestita di nero, era distesa una giovine bellissima che sembrava anche più bella pel gran pallore del viso, con gli occhi chiusi, le labbra sbiancate; e sarebbe parsa morta senza gli sbalzi che dava, quasi volesse singhiozzare e non potesse.

— Non è niente, signori miei! Tutto è terminato. Aria! Aria! Per questa poveretta... Aria! Aria!

Pietro La Rocca ributtò indietro due donne che volevano impedirgli di aprire la porta della bottega, e spalancò i due battenti con impeto.

Nella Piazza poca gente. Doveva essere accaduto qualcosa di grave. I carabinieri invitavano, con le buone, gli uomini rimasti ad andar via. I fuochi erano rimandati alla domenica prossima.

Egli non si era fermato a chieder altre notizie. Tornato indietro, vedendo che la svenuta apriva gli occhi, domandò alla donna vestita di nero:

— È vostra figlia?

— Nipote, orfana di padre e di madre.

La giovane guardò attorno con occhi spaventati, e pregò:

— Non ci mandate via!

— Nessuno vi manda via. Ma qui state scomoda. Mamma, conducila su. Vi calmerete. Avete avuto paura, eh? [p. 300 modifica]

— Si sono ammazzati?

— Pare. Ho inteso dire: un morto e quattro feriti.

— Oh, Dio! Oh, Dio!

— Ci sono sempre i guasta-feste in questo mondo. Ormai siete al sicuro.

E così avvenne che la bella moglina non gliela cercò la mamma nel sonno, ma se la trovò da sè, dopo quella nottata passata conversando, perchè la ragazza aveva continuato a pregare: — Non ci mandate via! — e aveva spiegato perchè. Non erano del paese. La zia aveva voluto svagare la nipote facendola assistere alla caratteristica processione per Sant’Anna, processione a cui potevano prender parte soltanto le donne in istato interessante, e vi accorrevano dai paesetti vicini e anche da lontano, per voto. La gente si divertiva a vedere quei bauli portati attorno con una torcia in mano; e per questo la processione era famosa nella provincia.

La ragazza si chiamava Caterina, come la mamma di lui.

— Che ne dici, mamma?

— Sei tu che devi scegliere.

Egli aveva già scelto, senza por tempo in mezzo, [p. 301 modifica]quando fu l’aurora. La ragazza sembrava un’altra, allegra, chiacchierina, come se i La Rocca, madre e figlio li avesse conosciuti da anni. Si era lavata, pettinata, ravviata, ripetendo spesso:

— È stata una fortuna per noi! Un morto e quattro feriti, dunque!... Oh, Dio! Oh, Dio!... Che bella bottega, è vero, zia? Vengano da noi per la festa del nostro patrono San Cipriano; anche senza il pretesto della festa... Capisco: non può abbandonare la merceria... Che peccato!

Ogni parola di lei Pietro La Rocca se la sentiva scendere in fondo all’anima, lieto, commosso anche delle espressioni più insignificanti. E quando le due donne furono andate via, Pietro rimase mezzo intontito; se qualcuno degli avventori gli diceva:

— Don Pietro, dove avete la testa?

Rispondeva sorridendo:

— Su le spalle, caro amico.

Ma non sapeva risolversi.

— Che ne dici, mamma?

— Sei tu che devi scegliere.

Si decise tutt’a un tratto.

— Anche perchè si chiama Caterina, come te, mamma.

Questo gli parve di buon augurio. [p. 302 modifica]

Due anni di felicità, di prosperità. La buona vecchietta avea potuto assistere a un’altra trasformazione della bottega e della casa, quasi la bella nuorina avesse rinnovato con la sua presenza ogni cosa, quasi gli oggetti toccati dalle sue bianche mani avessero acquistato doppio, triplo valore. Poi era venuta la consolazione di una bambina, a cui Pietro avrebbe voluto imporre il nome della madre. Ma sua moglie aveva esclamato:

— Troppe Caterine in una casa!

Ed era stata battezzata con quello di Rosaria, come la zia di lei.

— Aspetto che arrivi il maschietto e poi me ne vado... figlio mio!

Il maschietto tardò a venire, e lei se n’andò, portata via da una fiera polmonite in pochi giorni.

Per Pietro fu un terribile colpo. La moglie vedendolo triste, inconsolabile, gli si rivolse in tono di rimprovero.

— Sarebbe stato meglio se fossi morta io!

— Tu non le volevi bene!

— Non mi voleva bene neppur lei. [p. 303 modifica]

— T’inganni.

— Era gelosa di me. Pareva sorvegliasse ogni mio atto, diffidasse d’ogni mia parola, specie in questi ultimi mesi. Che si figurava? Non te n’ho parlato mai. Che si figurava?

— T’inganni.

Era vero; la morta non era arrivata a voler molto bene a quella nuora, vivace, ardita, la quale si compiaceva di fare a botte e risposte con certi avventori che venivano a comprare sigari o sigarette, e indugiavano nella scelta, evidentemente per intrattenersi con lei. Verissimo: la morta era diventata diffidente del figlio che sembrava incantato di qualunque cosa dicesse o facesse la moglie, e rideva di ogni risposta piccante di lei a qualche avventore, senza adombrarsi dell’insidia che le parole dell’avventore potessero nascondere.

— Se al suo paese usa di parlare così con gli uomini, tu dovresti avvertirla che qui non usa.

— Parole, mamma! Parole di scherzo, mamma!

— Dalle parole ai fatti ci suol correre poco.

L’estrema bontà del suo cuore non gli permetteva di concepire il minimo cattivo sospetto contro la moglie; ma da quel giorno in poi ebbe qualcosa nell’animo — una lieve nebbia, un sordo [p. 304 modifica]ronzio — non avrebbe saputo spiegarlo — che gli turbò a poco a poco la serenità dello spirito, specialmente dopo la morte di sua madre. Caterina se ne accorse sùbito e non glielo nascose. Egli, dispiacentissimo, tentò di disingannarla, ma fece peggio quando le disse:

— Questo, in ogni caso, vuol dire che ti voglio estremamente bene.

— Voglio essere rispettata anche!

— Nessuno ti rispetta più di me.

Pareva che il malinteso fosse stato dissipato, ed era come un fuoco che cova sotto la cenere; basta rimescolarla perchè esso divampi. Pochi mesi dopo avvenne la malattia della bambina. Deperiva, consumata da una febbre che il medico non riusciva a vincere. Caterina faceva rare apparizioni nel negozio. Era venuta dal suo paese la zia, chiamata da Pietro per aiutarla nell’assistere la bambina. Il dottore faceva tre visite al giorno: iniezioni la mattina, iniezioni la sera.... Niente!

E quando Pietro vide uscire dal portoncino di casa la bella cassa rivestita di seta bianca col cadaverino della figlia, si sentì spezzare ii cuore, quasi egli avesse visto andar via, per sempre, la felicità della sua casa! [p. 305 modifica]

Caterina dalla tristezza delle giornate attorno al letto della malatina, dal sonno perduto, dal gran dolore per la morte della creatura che già formava il suo grande orgoglio, «era ridotta uno straccio», come si espresse la zia. Perciò Pietro acconsentì volentieri che la zia la conducesse con sè per farla svagare e ristorarla laggiù, nel paese nativo.

In quei tre mesi — c’era stato anche il pretesto della festa di San Cipriano — egli era andato parecchie volte a trovarla per alcune mezze giornate, lasciando affidato il negozio a due garzoni dovuti prender per servir più lestamente gli avventori.

Ma una mattina egli era su la soglia della bottega, con le mani dietro la schiena, assistendo a la rissa di due cani che si assalivano a morsi, ringhiando, e pensava anche che tra due giorni sua moglie sarebbe tornata. Gli si avvicinò il farmacista di faccia: lo guardava con curiosità, quasi con stupore.

— Bravo! — gli disse. — Così si fa! Siete davvero un uomo!

— Perchè? Scusate.

— È inutile fingere con me. L’ho saputo ieri sera da uno di quel paese....

— Che avete saputo? [p. 306 modifica]

— Quel che volete darmi a credere d’ignorare. Bravo! Siete davvero un uomo!

Era rimasto di sasso, per alcuni momenti, dopo di aver insistito per strappar di bocca al farmacista la notizia. Poi, incredulo, aveva risposto ironicamente:

— Tornerà dall’America domani l’altro!

Non pianse, non si disperò: solamente si sentì come svaporare dal cuore ogni bontà, ogni dolcezza, ogni gentilezza; si sentì cambiare da così a così, quasi lo avessero scorticato e gli fosse venuta su una pelle nuova affatto diversa. Tanto diversa che quando qualcuno lo chiamava per nome egli, su le prime dubitava che parlassero con lui, ma con qualche altro che si chiamava Pietro La Rocca, com’egli forse si era chiamato una volta.

Era stato uno sconvolgimento terribile, durato parecchi mesi e ch’egli aveva voluto, per dignità, nascondere a tutti.

Le persone che gli volevano bene non gli accennavano neppur dalla lontana alla sciagurata che era fuggita con l’amante nell’Argentina; e avevano [p. 307 modifica]la delicatezza di non mostrar nessuna intenzione di voler consolarlo.

I maligni, gli impertinenti tacquero anche essi, poichè Pietro la Rocca faceva le viste di non capire le domande:

— Avete avuto notizie? Non se ne parla più!

Era proprio cambiato, da così a così. Chi non aveva provato in altri tempi il suo buon cuore? Non era mai accaduto che qualcuno si fosse rivolto alla sua carità e avesse dovuto andar via con le mani vuote. Anzi, egli soleva ringraziare chi gli dava l’occasione di fare un’opera buona. Perchè Domineddio gli faceva prosperare il negozio se non per aiutare i disgraziati? Ed ora, invece, pareva che gli facessero un insulto ogni volta che lo invitavano a partecipare a un atto di carità.

Poi, a poco a poco, si sparse la notizia che Pietro la Rocca, di notte tempo, quasi commettesse una cattiva azione, andava a picchiare all’uscio di questo o di quello e lasciava elemosine, soccorsi di ogni sorta, raccomandandosi:

— E.... zitto! Altrimenti non riceverete più niente!

Infatti egli faceva ogni sforzo per smentire quella voce; rispondeva sgarbatamente a chi si [p. 308 modifica]azzardava di chiedergli un piccolo favore, come se il torto della moglie gli fosse stato fatto con la complicità di tutti, e tutti ne fossero responsabili.

— Ci son mai venuto da voialtri a importunarvi? O dunque? Lasciatemi in pace!

Smaniava, sbuffava, quasi lo facessero soffrire. E dalla volta che una vecchietta gli rispose: — Che siete diventato? L’omo selvaggio? — il motto fece fortuna e in breve tempo Pietro La Rocca non fu chiamato altrimenti.

Sì: omo selvaggio! Per parecchi mesi se ne stette confinato nel retrobottega, fumando, sorvegliando i due garzoni, brontolando contro la loro lentezza o la loro poca destrezza nel servire gli avventori, rispondendo appena ai saluti di questi. Sul tardi, quando la Piazza della Fontana era deserta, egli usciva a far lunghe sgambate davanti a la bottega per muoversi, per prendere aria, col pensiero lontano lontano, a quell’America dove la ingrata, la scellerata era andata a rifugiarsi con l’amante.

— Peggio per lei! Peggio per lei!

Qualche ritardatario, i carabinieri di ronda non gli si avvicinavano, non lo salutavano neppure fingendo di non riconoscerlo perchè sapevano [p. 309 modifica]ormai di fargli piacere. Poi egli rientrava, sbarrava la porta e saliva su, strapazzando la vecchia contadina che aveva preso in casa e che si ostinava ad attenderlo in piedi per assistere alla cena di lui, caso mai avesse bisogno di qualcosa.

— Non voglio essere atteso! Non ho bisogno di niente!

Così passarono i mesi, passarono parecchi anni. Il bel giovane di una volta era diventato irriconoscibile, con quella folta barba che cominciava a brizzolarsi, con quella arruffata capellatura che provava soltanto due volte all’anno il benefico lavoro della forbice del barbiere; trasandato nei vestiti, meno che nella biancheria. Pareva finalmente che l’«omo selvaggio» cominciasse a mansuefarsi, perchè non stava più rintanato nel retrobottega, ma prendeva l’abitudine di sedersi, in certe ore della giornata, davanti al negozio, con le gambe larghe, con la pipa continuamente in bocca, sempre accigliato, muto, con aria scontenta e scontrosa, quasi che il tradimento della moglie fosse avvenuto giorni addietro e lui non potesse nascondere la gran pena che ne provava.

Pareva impossibile! Avrebbe dovuto, anzi, ringraziare Iddio che quella donna se ne fosse [p. 310 modifica]andata lontana. Poteva far peggio: tradirlo proprio sotto i suoi occhi, cimentarlo, fargli perdere la ragione, quantunque, se l’avesse ammazzata, non l’avrebbe pagata neppure due soldi...

Parlavano così perchè nessuno sapeva che cosa bollisse e ribollisse da cinque anni in quella povera testa, in quel povero cuore. Lo seppe soltanto il parroco la sera che lo vide arrivare nella canonica con l’aspetto irritato di chi avrebbe voluto essere lasciato in pace.

— Mi ha mandato a chiamare.... In che posso servirla?

Era stato ad ascoltarlo con le mani giunte, le braccia tese tra i ginocchi, a testa bassa, socchiudendo di tratto in tratto le palpebre, poi era scattato:

— E che pretende lei ora da me, con la misericordia di Dio? Io non sono Dio, ma un misero verme della terra, signor parroco.

— Siete un buon cristiano. Riflettete. Dio l’ha tremendamente gastigata, in quel che formava la sua vanità e che l’ha spinta a perdersi: la bellezza. [p. 311 modifica]

— Avrebbe fatto meglio a impedirle di perdersi!

— Non dite stoltezze. Noi non possiamo intendere le vie del Signore.

— Parlo da ignorante; mi scusi.

— Dopo cinque anni e nello stato in cui si trova, dovreste almeno perdonarle.

— Che se ne farà del mio perdono?

— Dicono che è ridotta in uno stato orrendo. Il cancro, il terribile cancro, le ha mangiato quasi intera la faccia. Abbandonata dal seduttore è vissuta un anno facendo i più umili uffici. Poi è stata accolta in un ospedale. Ha pregato di essere rimpatriata: le è stato accordato a stento. È arrivata, da tre giorni, al suo paese.... Le avete voluto bene.... allora.

— Ah, signor parroco! Ah, signor parroco! Di me nessuno ha avuto pietà!... Mi hanno creduto un vigliacco egoista, perchè non son corso dietro a quei due, imbarcandomi immediatamente — mi mancavano forse i mezzi? — per andare ad ammazzarli come due cani. Chiedevo di essere voluto bene, come mi aveva giurato davanti a Dio! Che avrei ottenuto ammazzandola?... E non ho il minimo rimorso, signor parroco! La sua volontà era la mia. Non s’è mai dato il caso che io le abbia [p. 312 modifica]detto: — Questo no! — Ed è stato forse il mio torto!

— Non vi pentite di essere stato buono!

— Cinque anni! Notte e giorno! Come se fosse rimasta sempre quella davanti a me, bella, sorridente, allegra, con la parola pronta, vivace... E dovevo cacciarla via dicendole la parola più brutale.... per poter chiudere gli occhi al sonno, stanco, sfinito, quasi avessi fatto un opprimente lavoro col pensare a lei tutta la giornata e parte della nottata! Nè il sonno era riposo, ma sogno agitato. Notte per notte la povera mamma: — Te lo dicevo? Te lo dicevo? — Perchè non mi lascia in pace neppure mia madre?... Ed ora lei viene a raccontarmi.... Io non so più perchè campo: odio me, odio gli altri!... Il cancro se la rode viva viva? Felice lei! Ne avrà per poco.

— Deve morire disperata? Almeno isolarla in una casetta, darle una di quelle infermiere che sono sostenute nel loro ufficio dall’alto sentimento religioso nella cura delle malattie più repugnanti; renderle meno penosi questi ultimi mesi di vita, perchè mi è stato scritto che il male è rapidamente inesorabile. Pure bisogna fare quel che si può... Ma, prima di tutto, perdonare. [p. 313 modifica]

— Mi chiamano: l’«omo selvaggio». Non voglio smentirli.

Pietro La Rocca si era lasciato ricadere di peso su la seggiola da cui si era rizzato cominciando a sfogarsi: Ah, signor parroco!

Era pallido come un morto, curvo e si torceva le mani mentre cominciavano a sgorgargli dagli occhi due rivoletti di lacrime che s’infiltravano tra i peli dell’ispida barba, senza ch’egli facesse niente per arrestarle o un gesto per asciugarle.

— Siate forte!... Lasciatevi vincere dal vostro gran buon cuore. Voi soffrite pel divieto che v’imponete di non fare il bene.... Volete che vi aiuti?... Volete?

— No!

E mentre egli, scattato in piedi, tentava di ricomporsi, di far sparire dal viso le tracce delle lacrime, il parroco gli diceva:

— Ricorrerò alla carità dei benefattori che non si rifiutano di aiutare il prossimo, qualunque esso sia. Dirò: per la moglie di Pietro La Rocca!

— La moglie di Pietro La Rocca — egli rispose, parlando come un trasognato — non ha bisogno della carità di nessuno!... Ha la sua casa, ha una stanza, un letto dove potrà morire in pace....

— E il vostro perdono, sopratutto. [p. 314 modifica]

— Di notte. Non deve vederla nessuno. La riceverà lei. Venga accompagnata dalla suora infermiera: c’è una cameretta anche per essa....

La malata aveva pregato insistentemente ch’egli non cercasse di vederla.

— Vi farebbe molto male — gli aveva detto la suora. — Farebbe male pure alla disgraziata. Sembra che il cancro abbia furore di divorarsela presto.

Pietro La Rocca non dovette fare molti sforzi per non cedere alla trista curiosità di vedere come la sua Caterina era ridotta. Voleva conservarsi intatta nella memoria la bella, fresca figura di lei, quale gli era rimasta cinque anni in fondo al cuore, incessantemente adorata e maledetta, più adorata che maledetta, e senza che qualcuno lo avesse mai sospettato.

La pianse morta, la fece seppellire come se non fosse stata moglie infedele. Per alcuni mesi mandò fiori a quella tomba su la lapide della quale aveva fatto incidere soltanto il nome di lei da ragazza, e poi.... [p. 315 modifica]

Egli credette che fosse stato un miracolo operato dalla sua mamma. La sognò per l’ultima volta, quasi fosse venuta a dirgli addio!... E poi, lentamente, una gran pace discendeva a invaderlo: il passato sembrava allontanarsi, allontanarsi, dileguare nell’ombra; ed egli si lasciava vivere alla giornata; in apparenza, ancora «omo selvaggio», domandandosi ad intervalli:

— Perchè campo? Perchè campo?