Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 195
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a68 * * ì. Ik. ...» A BENUCCIO DI PIERO E BERNARDO DI MISSER DBERTO.DE BELFORTI (. r ) » f *)f * r.Mi ,’/.’ ’ OA VOLTERRA (A).. ’ ’* ‘ M ’. . lì t li»-’ mi; r r » -i«*k oi’ij ( t i i ti oì~ i(i " i !!.. nr.l d ‘ ì. ’. 1, l fi » « ’ i j. :. * I. Dimostra come la vera pace eoo Dio si trova oell’ eiercizio delle virtù radicate nell’amore del medesimo Iddio, e come . *s’ acquisti io virtù del sangue di Gesù Cristo.
II. Come questo amore si deve stendere all1 amore de! prossimo.
III. Come sia proprio di chi ama il prossimo mortificar sè medesimo.
IV. L’ esorta a procacciar questa pace pèr mezzo di quest’amore.
Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
I. ilarissimi figliuoli in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo a voi con desiderio di vedere il cuore e Y affetto vostro e l’anima vostra pacificata con Cristo crocifìsso, perocché altrimenti non potreste partecipare la divina grazia. Voi sapete, figliuoli miei, che solo il peccato è quello che fa cadere Y uomo nella guerra col suo Creatore. In che modo dunque potremo fare questa pace, poiché siamo caduti nella guerra mortale per le colpe nostre, e condannati siamo alle pene eternali, se pace non ci ha? Io voglio per certo che procacciamo il modo, poiché noi siamo caduti in tanto pericolo e danno dell’animadel corpo; c modo non
u6i) ci vejjgo altro che uno, cioè quello santo modo che tenne Dio verso di noi, quando per il peccato d’Adam tutta l’umana generazione cadde in guerra con Dio.
Volendo dunque la misericordia di Dio fare pace con l’uomo, e della colpa commessa si conveniva pur fare vendetta, mandocci il verbo dell’unigenito suo Figliuolo come nostra pace e tramezzatore. Il Figliuolo di Dio prese le nostre iniquitadi e punille sopra il corpo suo, siccome nostra pace e tramezzatore che elli fu. E dove le punisce? In su la dolorosa, penosa e obrobriosa morte della croce. Sì che vedete, che Dio col mezzo del suo Figliuolo ha fatto pace coll’uomo, ed è sì perfetta questa pace e sì compita, che poniamo l’uomo ricaggia in guerra pel suo peccato e defetto, elli ha lassatq il sangue, il qual sangue riceviamo nella santa confessione, e ogni dì il possiamo usare, e avere tanto quanto piace a noi. Poi dunque che tanto di grazia e misericordia abbiamo ricevuta da Dio, non voglio che siamo ingrati nè sconoscenti, ma voglio che seguitiate le vestigie di Cristo crocifisso, acciò che voi vi possiate pacificare con lui seguitando le sue vestigie come detto è, però che altrimenti stareste in continua dannazione. Io ho dello, che Dio per mezzo del Figliuolo suo, e il Figliuolo per mezzo del sangue, ci ha tolta la guerra e data la pace: così dico io a voi, cioè che col mezzo della virtù vi converrà levare la guerra e fuggire l’eterna dannazione, altrimenti sareste confusi in questa vita e nell’altra.
II. Ma io voglio che voi sappiate, nè amare Dio, nè. virtù si può avere nell’ anima senza il mezzo del prossimo suo: Come? Dicovelo. Io non posso l’amore che io ho al mio Creatore mostrarlo in lui, perchè a Dio non si può fare utilità. Conviene dunque pigliare il mezzo della sua creatura, e alla creatura sovvenire e fare quella utilità che a Dio fare non posso. E però disse Cristo a s. Pietro, dimandandolo: Pietro, m’ami tu? Ed egli respondendo sì, Cristo rispose, e disse: 270 Pasce le pecorelle rnie. Dell’.amore che tu mi porti, tu non puoi fare a me alcuno bene, fanne dunque bene al prossimo tuo. Sì che vedete, che col mezzo ci conviene pacificare della grande guerra che abbiamo.
con Dio, e. sopra.questo mezzo acquistarle voi il mezzo della virtùi Io vi dissi, che era quello dolce e glorioso mezzo, il quale lolle ogni guerra e. tenebre dell’anima. Ma tenete a mente, questa virtù s’acquista e si truova nell’amore del prossimo suo, amando amici.er nemici per Cristo crocifìsso. E per esso spegnesi il fuoco dell’ira e dell’odio che l’uomo avesse cor fratello suo. .
III. La yirtude della carità e dell’umiltà si truova e s’acquista solo in amare il prossimo per Dio, perocché 1 uomo umile e pacifico caccia l’ira e l’odio del cuore suo verso il nemico, e la carità caccerà l’amore proprio di sè, e dilargherà il cuore con una carità fraterna, amando nemici e amici per lo svenato e consumato Agnello, come sè medesimo, e daragli una pazienzia contra ogni ingiuria che gli fusse detta o fatta, e una*-fortezza dolce in sapere portare e sopportare i difetti del prossimo suo. Allora l’anima, che sì dolcemente ha acquistata la virtù avendo seguitate le vestigie del suo Salvatore, rivolse tutto l’odio che aveva al prossimo suo verso sè medesimo, odiandovizj, e difetti, e i peccati che. ha commessi contra il suo Creatore bontà infinita; e però elli vuole fare vendetta, di sè, e punirli sopra la parte sensitiva sua, cioè che come la sensualità e vivere mondano, elli appetisce odio e vendetta del prossimo suo, così la ragione ordinata in perfetta e vera carità vuole fare il contrario, volendo amare e pacificarsi con lui. E così tutti quanti i vizj hanno per contrario le virtù.
dolce dilezione di Dio. Jesù dolce. Jesù amore.
2J2 ■ ’ ! 1., ’." ,. .. ».. ’ 1 *S.m»otazione alla, Lettera 193, (4) Questa lettera che devesi a) manoscritto cbe si ha iu questo convento de’PP. di s. Domenico di Siena, non essendo stata impressa prima d’ora, è indirizzata a due sr jnori della famiglia dei Beiforti di Volterra. Era questa di fazione Guelfa, ed assai potente in quella città, giacché in questi tempi di santa Caterina, contavansi d’essa ben diciannove.signori tutti prodi della persona e guerrieri. Ottaviano Beiforti, figliuolo a Beiforte capo d’ essa si pose in signoria della città, e la tenne a molti anni con fama di giusto e prudente signore, ed i suoi discendenti vi si conservarono (interrottone il filo a poco tempo per l’usurpata tirannia di Gualtiero duca d’Atene) in fin all’anno 1411, in cui sollevatosi a rumore il popolo ad indotta di Giovanni Ingerrano, Buchino Beiforti capo della famiglia fu morto per mano di carnefice con altri di quella conforteria, ed il rimanente mandato in esilio. I Beiforti erau di parte Guelfa, e colla loro potenza ^tenevano depresse le famiglie Ghibelline; colle quali la sauta li esorta a mantenersi iu pace.
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