Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 36

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Lettera 35 Lettera 37

[p. 221 modifica]221 AD ANGELO DA RICASOLI.

I. Lo prega a volere inchiodarsi per santo desiderio nella santissima croce di Gesù Cristo, cioè, col desiderio della salute dell’ aoiuie, soddisfare alla fame, che egli ha delle medesime.

II.

Scusa Fra Riimondo, per non aver fatto la di lui ohhedienza, a cagione degl impicci che atera avuto y in ordine al santo paesaggio. che si trattava.

5Uti$ra 58» » Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

♦, voi, venerabile e carissimo padre in Cristo Jesù. Io Catarina, seiva e schiava de servi di Jesù * % Cristo crocifisso, scrivo e raccomandomivi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi confitto e chiavellato per santo desiderio in sul legno della santissima e venerabil croce; dove noi trova remo l’AgnelIo immacolato arrostito al fuoco della divina carità. In su questo arbore troviamo la fonte delle virtù; perocché la carità è quello arbore fruttuoso, che fu croce e chiovo che tenne legato il Figliuolo di Dio, perchè altra croce, o altro legame non 1 avrebbe potuto tenere: ivi trovate l’Agnello svenato essere mangiatore dell’ onore del Padre e della salute nostra, e tanto è grande l’affetto suo, che con la pena corporale noi poteva esprimere. O inestimabile, dolcissima e diletta carità, per ismisurata fame e sete che tu hai della salute nostra, tu gridi che hai sete: e po[p. 222 modifica]222 uhi ino che la sete corporale ci fosse grande per la molta fatica, era nondimeno maggiore la sete della nostra salute. Oimè, oimè, non si trova chi ti die’ bere altro che amaritudine di molte iniquitadi: ma darli bere con una libera voluntà, con puro ed amoroso affetto, questo in pochi si trova. Pregovi dunque, dolcissimo, carissimo e venerabile padre mio, che vi leviate su dal sonno della negligenzia, perocché non è tempo più da dormire, perocché il sole si comincia già a levare, e dateli bere, poiché tanto dolcemente ve ne dimanda. E se mi diceste, figliuola mia, io non ho che darli, già v’ho detto che io desidero e voglio, che siate confitto e chiavellato in croce, dove noi troviamo l’Agnello svenato, che da ogni parte versa, il quale s’è fatto a noi botte, vino e cellerajo; così vediamo noi, perocché quella umanità è quella botte che velò la natura’ divina: il cellerajo fuoco

mani di Spirito Santo, spillò quella botte in su il legno della santissima croce. Questa sapienzia, parola incarnata, e vino dolcissimo, ingannò e vinse la malizia del dimonio, perocché elli il prese con l’amo della nostra umanità. Adunque non possiamo dire, che non abbiamo che darli, ma dobbiamo togliere il vino dell’assetato ed ineffabile desiderio che egli ha della salute nostra, e questo darli col mezzo del prossimo nostro.


Voi dunque, come padre, vero, prego che poniate la vita per li sudditi

per le pecorelle vostre.: aprite rocchio dell’intelletto, e raguardate la fame che Dio ha del.cibo dell’anime, ed allora s’empirà l’anima vostra del fuoco del santo desiderio, intanto che mille volle, se fosse possibile, darete la vita per loro. Siate, siate gustatore dell’anime, perocché questo è il cibo che Dio richiede: ed io prego la somma eterna Verità,, che mi conceda grazia e misericordia, che io veda per 1’ onore di Dio e per lo santo cibo, isvenare ed aprire il corpo nostro, siccome egli è aperto per noi, ed allora sarà beala l’anima vostra, venerabile e dolcissimo Padre. »

[p. 223 modifica]223 II. Sappiate padre, che frate Raimondo non ha fatta T obbedienzia vostra, perchè è stato molto impacciato (À), e 11011 ha potuto lasciare; perocché gli è convenuto aspettare alquanti gentili uomini per lo fatto di questo santo passaggio, ed anco ha molto da aspettale; ma il più tosto che potrà ne verrà e sarà alla \ostra obbedienzia. Perdonate a lui ed alla mia presunzione.

Permanete nella santa

dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore.

[p. 224 modifica]Annotazione alla Lettera 36.

(/J) Frata Rairrwndo non ha folla V obbedienzia vostra, perchè è stato mollo impacciato ec. E questi il confessore della santa, e la cosa ordinatagli dal vescovo debb’ essere la promozione della Crociata che per comando di Gregorio XI doveva imprendersi nel 1375 contro i Turchi, che già si allargavano per la Macedonia, I! Acaja e la Dalmazia, e minacciavano l’Ungheria. [p. 225 modifica]225 AD ANGELO DA UICAS0LI.

I. L’esorta a servire la santa Chiesa senza timore senile ed amor proprio, mostrando quanto siano dannosi questi due affetti in ogni sorta di persone.

II. Che per fuggire questi mali, sì deve seguitare la

1 esempio di Gesù Cristo, onde prega U sopraddetto prelato a procurare con questo mezzo l’acquisto delle vere *rlù, e specialmente della carità Terso Dio e del prossimo, cd essere perseverante in essa sino alla morte.


ìUcttcm 37.

Al nome di Icsù Cristo crocifisso

di Malia dolce.


I. ^£^arissimo

reverendo padre in Cristo dolce Jesù. lo Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uomo virile e non timoroso; acciocché virilmente serviate alla dolce Sposa di Cnsto; adoperando per onore di Dio spiritualmente, secondo che nel tempo d’oggi questa dolce Sposa ha bisogno. Son certa, che se l’occhio dell intelletto vostro si leverà a vedere la sua necessità, voi il farete sollicitamente e senza veruno timore o negligenzia. L’anima che teme di timore servile, niuna sua operazione è perfetta, ed in qualunque stalo si sia, nelle piccole cose e nelle grandi viene meno, e non conduce quello che ha cominciato alla sua perfezione. 0 quauto è pericoloso 5. Caterina du Siena. Opere T. III. i5