Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 37

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Lettera 36 Lettera 38

[p. 225 modifica]225 AD ANGELO DA UICAS0LI.

I. L’esorta a servire la santa Chiesa senza timore senile ed amor proprio, mostrando quanto siano dannosi questi due affetti in ogni sorta di persone.

II. Che per fuggire questi mali, sì deve seguitare la

1 esempio di Gesù Cristo, onde prega U sopraddetto prelato a procurare con questo mezzo l’acquisto delle vere *rlù, e specialmente della carità Terso Dio e del prossimo, cd essere perseverante in essa sino alla morte.


ìUcttcm 37.

Al nome di Icsù Cristo crocifisso

di Malia dolce.


I. ^£^arissimo

reverendo padre in Cristo dolce Jesù. lo Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uomo virile e non timoroso; acciocché virilmente serviate alla dolce Sposa di Cnsto; adoperando per onore di Dio spiritualmente, secondo che nel tempo d’oggi questa dolce Sposa ha bisogno. Son certa, che se l’occhio dell intelletto vostro si leverà a vedere la sua necessità, voi il farete sollicitamente e senza veruno timore o negligenzia. L’anima che teme di timore servile, niuna sua operazione è perfetta, ed in qualunque stalo si sia, nelle piccole cose e nelle grandi viene meno, e non conduce quello che ha cominciato alla sua perfezione. 0 quauto è pericoloso 5. Caterina du Siena. Opere T. III. i5

[p. 226 modifica]22Ó questo timore, egli taglia le braccia del santo desiderio!

egli accieca l’uomo che non gli lascia conoscere, nè vedere la verità, perchè questo timore procede dalla ciechità dell’amore proprio di sè medesimo, che subito che la creatura che ha in sè ragione, s’ama d’amore proprio sensitivo, subito teme; e questa è la cagione perchè teme, peichè ha posto l’auiore e la speranza sua in cosa debile, che non ha in sè fermezza, nè stabilità veruna, anzi passa come il vento. 0 perversità d’amore, quanto sei dannosa a’signori temporali e spirituali, ed a-sudditi. Se egli è prelato, egli non corregge mai, perchè teme. di.non perdere la prelazione e, di non dispiacere alli sudditi suoi. Così medesima* mente il suddito, perchè umiltà non è in colui che s’ama di così fatto amore, anzi è una radicata superbia.

Il superbo non è mai obbediente: se egli è signore non tiene giustizia, anzi, commette inique e false giustizie, facendo secondo il piacere suo, o secondo il piacere delle creature. E così per lo non correggere e non tenere giustizia, li sudditi ne diventano più cattivi, perchè si nutricano nelli vizj e nelle malizie loro.

II. Poiché è tanto pericoloso l’amore proprio, cd il disordinato timore, è da fuggirlo e da aprire l’occhio dell’intelletto nello obietto dell’immacolato Agnello, il quale è regola e dottrina nostra, e lui dobbiamo seguitare,.perocché* elli è esso amore e verità, e non cerca altro che. l’onore del padre e salute nostra: elli non temeva nè giudei, nè persecuzione loro, nè la malizia delle dimonia, nè infamia, nè scherni, nè villania, nell’ultimo non temè l’obbrobriosa morte della croce. Noi siamo gli scolari che siamo posti a questa dolce e soave scuola.® Voglio adunque, carissimo e dolcissimo Padre, che con grandissima sollicitudine e dolce prudenzia apriate l’occhio dell intelletto in questo libro della vita, che vi dà sì dolce e soave dottrina,

non attendiate a veruna altra cosa che all’onore di Dio ed alla salute dell’anime, ad al servizio della dolce Sposa di Cristo: cou questo lume vi spogliarete del-

[p. 227 modifica]227 l’amore dà voi proprio, e sarete vestito d’uno amore divino: cercai eie Dio per la sua infinita bontà, che è degno d’essere cercato ed amato da noi. Amarete voi, e la virtù, ed odiarete il vizio per Dio, e di questo medesimo amore amarete il prossimo vostro.

Vedete bene che-la divina bontà v ha posto nel corpo mistico della santa Chiesa, nutricandovi al petto di questa dolce Sposa, solo perchè voi mangiate alla mensa della santissima croce il cibo dell’onore di Dio e della salute deiramme, e non vuole che sia mangiato altro che in croce, portando le fatiche corporali con molti ansietati desiderj, siccome fece il Figliuolo di Dio, che insiememente sosteneva li tormenti nel corpo, e la pena del desiderio, e maggiore era la croce del desiderio, che non era la croce corporale. Il desiderio suo era questo: la fame della nostra redenzione, per compire l’obbedienzia del Padre eterno, eragli pena, ìnfinochè non il vedeva compito, ed anzi come sapienzia del Padre eterno,.vedeva coloro che participavano il sangue suo, e coloro che noi participavano per le colpe loro. Il sangue era dato a tutti, e però si doleva per la ignoranzia di coloro che non il volevano participare.

Questo fu quello crociato desiderio che portò dal, principio nfino alla fine: data che elli ebbe la vita, non terminò però il desiderio, ma sì la croce del desiderio; e così dovete far voi ed ogni creatura che ha in sè ragione, dare la fatica del corpo e la fatica del desiderio, dolendovi dell’offesa di Dio e dannazione di molte tante anime, quante vediamo che periscono. Parmi che sia tempo, carissimo padre, di dare l’onore a Dio e la fatica al prossimo: non è da vedere più sè con amore proprio sensitivo, nè con timore servile, ma con vero amore e santo timore di Dio adoperare; e se bisogna dare la vita per onore di Dio, si debba dare non tanto che la sostanzia temporale. Spero per la infinita bontà di Dio, che essendo voi uomo virile, voi il farete, e persevererete in quello che voi avete cominciato (//), cioè d’essere fedele figliuolo della santa [p. 228 modifica]228 Chiesa, ed esercitandovi in virtù, giungerete alla grande perfezione. Ho avuta grande allegrezza della - buona perseveranzia e costanzia che avete avuta: pregovi, che infino alla morte non volgiate il capo in dietro, facendo come uomo virtuoso e fiore odorifero, ohe dovete essere nel corpo mistico della santa Chiesa, considerando ivi, che quelli che non sono virili in virtù, non sono costanti; dissi che desideravo di vedervi uomo virile e non timoroso, acciocché meglio potiate adempire la voluntà di Dio ed il desiderio mio nella salute vostra. Accompagnatevi coll’umile ed immacolato Agnello, e troverete il Re nostro venuto a noi nella strada umile e mansueto. Vergonarassi allora la propria sensualità di levare il capo per impazienzia, vedendo Dio tanto umiliato, il quale per fare noi grandi, è fatto piccolo, ed insegnaci la prima dolce verità a diventare grandi; con che ? con la bassezza della vera umiltà, e però dissi, che noi imparassimo da lui ad essere umili e mansueti di cuore. Orsù, carissimo"padre, destianci dal sonno della negligenzia, e virilmente corriamo, seguitando la dottrina della verità. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

Jesù dolce, Jesù amore.

s i [p. 229 modifica]Annotazione alla Lettera 37* (A) Persevererete in quello che voi avete comincialo. Nell interdetto del 1376 i Firentini mandarono bau,lo che tulli i prelati tornassero «Ile chiese loro, pena 10,000 lire chi non ubbidisse. 1 travagli che ebbe poi questo prelato dai Firenlìià fauuo ciedere che a quell’ ingiusto decreto ei non aderisse. [p. 230 modifica]» 23o AD UN GRAN PRELATO (A * / I. Dello zelo della salute de’prossimi che dobbiamo avere, consideraodo il desiderio e la faine ch’ebbe della nostra salute Gesù Cristo in croce, ed in tutta la sua vita, ed ha sem* pre, conforme manifestò ad una sua dirotissima serva, onde esorta il detto prelato ad annegare la propria volontà, cercando la salute deU’anime, ed amando Dio tutto per gloria sua, non per propria utilità.

II. Dei disordini che cagiona nella santa Chiesa 1’ amor proprio de’ prelati, ed il non riprendere li sudditi; onde lo stimola a destarsi da una tal negligenza, confidando nella divina bontà e nel sangue di Gesù Cristo.

Al nome di Jesà Cristo crocijisso e di Maria dolce.

I. H^everendo e carissimo padre in Cristo Jesù.

Io Catarina, serva e schiava de* servi di Jesù Cristo crocifisso, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi affamato del cibo della creatura per onore di Dio, imparando dalla prima dolce Verità, che per fame e sete che egli ha della nostra salute muore. Non pare che questo Agnello immaculato si possa saziare, grida in croce satollato da obbrobrj, e dice che ha sete: poniamo che corporalmente esso avesse sete, ma maggiore era la sete del santo desiderio che egli aveva della salute ddl’anime. 0 inestimabile dolcissima carità, e non pare che tu dia tanto,