Sconvolse la città; sicchè del retto
Santo primier costume il fren le tolse, 5Nè guari andò, che le fazion s’uniro,
E fer Signor Pisistrato. La grave
Lor servitude i cittadin’ piangendo;
Non già perchè crudel fosse costui,
Ma chi avvezzo non è, mal soffre il giogo: 10Raccontò questa novelluccia Esopo.
Sciolte da servitude eran le Rane;
Quando d’aver un re vogliose, a Giove
Con tai grida il richieser, ch’e’ ridendo,
Un picciol travicelio a lor destina. 15Lo strepito che fa ne l’improvviso
Cader, sgomenta il pauroso gregge.
Ma poichè lungo tempo impantanato
Giaceva, da lo stagno chetamente
Una alza a caso il capo, il guata; e l’altre 20Aduna, e mostra il rege: arditamente
Salgonvi sopra a gara, e dopo averlo
D’ogni feccia imbrattato, ambasciatori
Spediro a Giove, tal sovran chiedendo,
Che con la forza i rei costumi affreni, 25Se quello far noi puote. Immantinente
Lor manda Giove un Idro, che a lo stagno
Giunto appena, le ingoja ad una ad una.
Vorrian fuggire; ma il timor le arresta,
Nè dà lor campo ad implorar mercede.
30A Mercurio commetton di nascosto
Che chiegga pietà a Giove: ma il gran Padre:
Poichè un re buono, dice, vi dispiacque
Abbiatene un crudele. E Voi ancora
Tollerate costui; un mal più grave 35Se nol soffrite, cittadin’, v’aspetta.