Febo su rote ardenti

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Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Intestazione 2 agosto 2023 75% Da definire

Corte, senti il nocchiero (1834) Fra le Ninfe de' fonti
Questo testo fa parte della raccolta Canzonette di Gabriello Chiabrera


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II

alla medesima.

Febo su rote ardenti
     Vicine al fier Leone
     Spande fiamma infinita;
     Or chi ne’ dì cocenti
     5Dell’arida stagione
     Conforta nostra vita?
     Corte, certo n’invita
     Tra fioriti arboscelli
     Corso di fiumicelli.
10Ma se per valle erbosa,
     E per selvosi monti,
     Nell’onde ti diletti,
     Non posar neghittosa;
     Deh tieni a fuggir pronti
     15I piedi giovinetti!
     1 freddi ruscelletti
     Talor fansi amorosi,
     Rapaci, ingiurïosi.
La tua bocca vermiglia
     20Piena è di bel sorriso,
     Nè sa più star rinchiusa
     Per sì gran meraviglia;
     Ma gli è discreto avviso,
     E credi all’aurea Musa;
     25Col corso d’Aretusa
     Ella ti vuol far chiara:
     Tu da quel risco impara.
In sulla bella etate
     Avorio di bel seno
     30In bel vel ricopriva:
     Avea guance rosate,
     E nel guardo sereno
     Dolce fuoco nutriva
     Ma d’ogni amante schiva,
     35Rapida Cacciatrice,
     Arciera impiagatrice.
Orso, o cinghial feroce
     Non ritrovava aíta
     Dalla ria Verginella,
     40Cerva su i piè veloce
     Non schermiva ferita
     Di sue certe quadrella;
     Tal per età novella
     Ella apparía guerriera
     45Ad ognor d’ogni fiera.
Un dì, poich’ella appese
     Di cervo fuggitivo
     Le belle corna sparse,
     Assetata discese
     50Verso un liquido rivo,
     Vaga di rinfrescarse;
     Allor se il fiume n’arse,
     Ti fia chiaro argomento
     Lo stesso avvenimento.
55Non pria chinò la fronte,
     Non pria bagnò la faccia,
     Non prima il sen discinse,
     Che correndo dal fonte
     Con le cupide braccia
     60Alfeo la bella avvinse:
     Ella, poichè rispinse
     Il già fervido fiume,
     Mise a fuggir le piume.
Qui per me si dee dire,
     65Ch’ella in corso leggiera,
     Lasciava orma a fatica;
     O come egli in seguire
     Facea lunga preghiera
     Vêr la cara nemica;
     70Bastiti omai, ch’io dica,
     Che speco al fin s’aperse,
     Ove ella si sommerse.

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Ivi movea le piante
     Per quella via, che strana
     75A scampo di lel nacque:
     Che fece allor l’amante?
     Tornossi alla fontana
     A dar le solite acque?
     Ah! che tanto gli piacque
     80La vista onde infiammossi,
     Che seco innabissossi.
Corte, non pure il core
     Di torrenti silvestri
     Ad ardere s’avvezza,
     85Ma s’infiamma d’amore
     Qual per li boschi alpestri
     Pianta tien più durezza:
     Giovinetta bellezza
     È di cotanta fama,
     90Che ogni cosa la brama.