Filocolo/Libro secondo/23

Da Wikisource.
Libro secondo - Capitolo 23

../22 ../24 IncludiIntestazione 17 settembre 2008 75% letteratura

Libro secondo - Capitolo 23
Libro secondo - 22 Libro secondo - 24

Molto dolfe a tutti la partita di Florio, posto che il re e la regina contenti ne fossero, credendo che il loro avviso dovesse per quella partita venir fatto; ma sopra tutti dolfe a Biancifiore. Ella l’accompagnò infino in piè delle scale, sanza far motto l’uno all’altro; e poi che a cavallo il vide riguardato lui con torto occhio, tacita se ne tornò indietro, e salì sopra la più alta parte della real casa, e quivi, guardando dietro a Florio, stette tanto, quanto possibile le fu il vederlo. Ma poi che più veder nol poté, ella, accomandandolo agl’iddii, si tornò alla sua camera, faccendo sì gran pianto che ne sarebbe presa pietà a chiunque udita l’avesse o veduta, e dicea: - Oimè, Florio, or pur te ne vai tu: or pure ho io veduto quello che io non credetti che mai gli occhi miei sostenessero di potere vedere! Deh, or quando sarà che io ti rivegga? Io non so com’io mi faccia; io non so come io sanza te possa vivere. Oimè, perché non morii io ieri nelle tue braccia, quando io fui sì presso alla morte, che tu credesti ch’io morta fossi? Io non sentirei ora questa doglia per la tua partenza: l’anima mia ne sarebbe andata lieta, in qualunque mondo fosse ita essendo io morta in sì beato luogo -. Glorizia, la quale allato le sedea, piangea forte per pietà di lei, e piangendo la confortava quanto più potea, dicendo: - O Biancifiore, deh, pon fine alle tue lagrime: vuoi tu piangendo guastare il tuo bel viso, e consumarti tutta? Tu ti dovresti ingegnare di rallegrarti, acciò che la tua bellezza, conservata, multiplicasse sì che, quando tu andrai a Montoro, tu potessi piacere a Florio, il quale, se consumata ti vede, ti rifiuterà: e io so che tu vi sarai tosto mandata, sì come io ho udito dire al re. Confortati, che se Florio sapesse che tu questa vita menassi, egli s’ucciderebbe. Or che faresti tu s’egli fosse andato molto più lontano, dove a te non fosse licito l’andare? E’ non si vuol far così! Usanza è che gli uomini e le donne innamorate spesso abbiano per partenze o per altri accidenti alcune pene: ma non tali chente tu le prendi; pensa che tu questa vita durare non potresti lungamente, e, se tu morissi, tu faresti morire lui: adunque se per amore di te non vuoi prendere conforto prendilo per amor di lui, acciò ch’e’ viva -. E con cotali parole e con molte altre appena la poté racconsolare.