Fiore di virtù/XII

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Capitolo XII

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XI XIII
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CAPITOLO XII.

Del vizio dell' avarizia appropriata alla botta.

Avarizia è contrario vizio della liberalità: secondo che dice Tullio, che la soperchia cupidigia d’avere si è in acquistare ingiustamente, e in tenere quello ch’è da rendere, e in lassare guastare le cose che egli ha, innanzi che volerne dare ad altrui. Nella Somma de’ vizj si trova che quegli è propriamente avaro che ritiene quello che dee spendere, e dispende quello che dee tenere. Santo Gregorio dice: In tutte le cose del mondo si truova qualche fine, se non nella avarizia, che non si sazia mai. E puossi appropriare l’avarizia alla bòtta, che vive di terra, e per paura che la terra non le [p. 44 modifica]venga meno, mai non si toglie fame; e perciò sono tutte vizze e crespe. Dell’avarizia si conta nella Somma de’vizj che nessuno vizio si è che continuamente s’adoperi quanto l’avarizia. Ancora dice: Tutti gli vizj invecchiano nella persona, ma l’avarizia diventa sempre più giovane. San Paolo dice: L’avarizia si è radice di tutti i mali. Salomone disse: Chi segue l’avarizia, conturba la sua casa, e l’avaro giammai non si riempie di pecunia: e chi amerà le ricchezze, mai non avrà fruito di quelle. Alicon disse: L’avaro non si contenta mai, nè lo invidioso riposa mai per niuno tempo. Pittagora disse: Come il peso dell’asino torna a utilità altrui e briga a sè, così il peso dell’avarizia torna utilità ad altrui e morte dell’avaro. Seneca disse: A’ danari si vuole comandare, e mai non ubbidire loro: da poi in qua che furono i danari in pregio delle persone, l’amore fu perduto. Ancora dice: Siccome la infermità séguita l’infermo, mettendolo nel letto, così séguita l’avarizia l’avaro che perchè sia in ogni ricchezza, pur sempre sia in povertà. Ancora dice: Due generazioni sono di gente che non può mai far bene, se non muojono, cioè il matto e l’avaro. Ancora: È più da pregiare l’uomo senza danari, che i danari che sono senza l’uomo. Prisciano dice: Quanto più piove nella rena, più indura; e come più ha l’avaro, più indura il suo cuore nell’avarìzia. Cassiodoro dice: Così come la spugna non rende l’acqua, se l’uomo non la preme, così non si può tòrre all’avaro, se non per forza. Prisciano dice: L’avaro non teme di gittare la sementa [p. 45 modifica]in terra per raddoppiarla, ma sì nelle persone, che è cotanto più degna cosa. Giovenale dice: Gli danari non sono dello avaro; ma il cuore suo si è bene di loro. E de’ danari Santo Cipriano dice: Gli avari si possono propriamente chiamare pagani, gli quali adorano gl’idoli fatti d’oro e d’argento, perchè così adorano gli danari, e non credono che sia altro Iddio. Seneca dice: Nessuna cosa non si può fare peggiore all’avaro che pregare Iddio che dia loro vita. Malachia profeta dice, che le ricchezze non giovano all’avaro, quando il suo dolente cuore non soffra di spenderne ne’ suoi bisogni. Un altro dice che’ danari non furono dati da Dio perchè l’uomo gli sotterrasse, anzi perchè si dispendessono nelle cose lecite. Del vizio dell’avarizia si legge: che fu uno ch’avea nome Gemino, il quale tutto il tempo della vita sua non avea fatto altro ch’acquistare avere, e mai non s’era potuto saziare; essendo ricco sopra tutti i cittadini della sua terra e della città. E pensando a ciò, si chiamò tutti e tre i figliuoli ch’egli avea, e si disse: io vi priego, figliuoli miei, che questo ch’io ho acquistato, voi spendiate largamente dove si conviene; chè io per me non potre’ più soffrire a spendere, nè più mi sarebbe a grado: e schifate l’avarizia siccome la morte; ch’io l’ho conosciuta per uno de’ pessimi vizj e de’ maggiori che sia al mondo. E perchè l’animo di questo avaro non si potè mai partire da questo vizio, conoscendo bene la malizia e il danno che a lui di questo vizio seguia, Iddio ne mostrò questo miracolo alla sua fine, che si trovò il suo cuore tutto [p. 46 modifica]insanguinato in uno scrigno ov’egli tenea gli suoi danari.