Gazzetta Musicale di Milano, 1842/N. 31
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N. 31 |
DOMENICA |
DI MILANO |
J. J. Rousseau.
LA MUSICA SACRA
UT TOSCASA
Lettera «lei maestro pacini (1).
iraggiato dal retto discernil’%
mento che con tanta efficacia
/‘‘guida la vostra penna, pregiatiss.
sig. Estensore, a vantaggio
dell’arte che io debolmente professo,
e spinto da quell amore che alimentar
deve ogni uomo che ami il proprio paese, mi
venne in pensiero di prendere a convince!e1
il dotto sig. Fétis, che le sue asserzioni intorno
all’attuale stato della Musica Ecclesiastica
in Italia sono in qualche parte
fallaci-, dico in qualche parte, poiché non
intendo d’intraprendere una discussione
polemica col prelodato eruditissimo signor
Fétis sull’opinione da lui emessa intorno
all’altual metodo di comporre musica sacra
dei viventi maestri italiani} ma bensì comprovargli
che in Toscana, ove fioriscono
le Arti belle, ed ove io sono più a portata
di rintracciare la verità, occupaudo
a mio onore il posto di direttore della Ducale
Cappella di S. A. li- l’amatissimo mio
Principe Carlo Lodovico, potei raccogliere
materiale ad esuberanza onde assicurare il
chiarissimo Professore brussellese non esser
vero che il deperimento, come esso dice, delle
r isorse della Chiesa ne haJutto scampar ire
non pure il musical rito quotidiano pria quello
altr esì delle domeniche e delle fèste., ma che
per lo contrario la musica sacra viene accarezzata
e coltivata in questa bella parte
della nostra Penisola.
Principiando quindi dalla capitale bagnala
dall’Arno, mi farò a dare un succinto quadro
istorico delle musiche che vengono eseguite
nelle principali Chiese di quella Metropoli,
e dirò poscia a cognizione del signor
Fétis che in quella 1. e R. Cappella,
in tutte le feste d’intero precetto (eccettuato
il caso che sia assente da Firenze
la Famiglia Regnante) si eseguiscono a
piena orchestra e da un sufficiente numero
di voci le più belle Messe dei classici autori
italiani e tedeschi, cioè Cherubini, Paer,
(I) Ci è grato il dar posto nelle nostre colonne alla
seguente lettera dell’egregio M. Pacini nella quale egli
imprende a rispondere in parte alle severe osservazioni
fatte dai sig. Fétis intorno alle attuali condizioni della
musica sacra in Italia (Vedi il j. 18 di questa Gazzetta).
luche modoc lino a qual punto il chiariss. autore
della Saffo sia riuscito a convincere d’erroneità i giudizii
recati dall’erudito critico francese, noi lasceremo
decidere a’ nostri lettori, contenti dal canto nostro di aver
potuto con questa lettera rendere notorj diversi falli la
cui interpretazione dev’essere lasciata libera ad ognuno.
L’Estens.
Morlacclii, Righi ni. Gatti, Giuseppe e Michele
Haydn, Mozart, Beethoven, W inter.
Alla Basilica della SS. Annunziata avvi
egualmente tutte le feste d’intero precetto
Messa e Vespro a Cappella, ove le magnifiche
produzioni dei gratuli classici che ebbero
vita nel nostro invidiato suolo vengono
riprodotte a sostegno della nostra gloria}
che gloria in vero per noi sono i
nomi di un Palestrina, Jomelli, Durante,
Mattei, Santucci, Cimarosa, Burroni, Guglielmi,
Fioravanti, Zingarelli, Clari, ecc.
Alla Metropolitana vi sono circa venti
servizii all’anno, nei quali pure si eseguisce
Musica a Cappella dei moderni maestri. Ferdinando
Ceccherini con le sue castigale
composizioni ne disimpegna il maggior numero}
e quelle del Faglia, Nicolai, Buoniui
e Buceioni vi fanno corona.
Il Collegio dei professori produce ogni
anno in occas’one della festa della loro Patrona
Santa Cecilia che si solennizza nella
Chiesa di S. Gaetano nel mese di aprile,
una gran Messa da vivi, ed altra di Requiem
prò defunctis della Confraternita.
La composizione è per lo più di uno dei
maestri a turno facente parte del Collegio
medesimo, ma qualche volta vengono eseguite
produzioni di autori classici, e gli
esecutori sono in numero di trecento.
Nel corso dell’anno nel gran Salone delto
dei Cinquecento viene parimente eseguilo
un grande Oratorio, e per ben quattro anni
di seguito La Creazione del Mondo dell’immortale
Haydn fu prescelta a fare gli
onori, e solo cedette i suoi diritti al nuovo
capolavoro di colui «Mila cui fama angusto
è il mondo» (m intendo parlare del
celebratissimo Stahal Mater del Pesarese).
Aggiungerò in oltre che ove esiste un Liceo
musicale che vantar puote a’ suoi istitutori
un Reucini, un Palaluti per la composizione,
un Ceccherini ed altri nomi chiarissimi
a guida della gioventù che si dedica
a quest’Arte bella, difficile si rende
die il germe della musica classica si disperda.
Ciò sia detto in quanto alla capitale dell’Etruria.
- Siena gentile e colla città possiede
le belle e dotte produzioni di altri
celebrati maestri italiani. Cini. Redi, Piochi,
Mazzuali, Valulini, Lapini, e Lenci formano
il Repertorio della sua Metropolitana
e della Collegiata. Queste belle produzioni
vengono eseguite in tutti i giorni di dimidiato
e d’intero precetto. Nel corso dell’anno
vi sono ancora altre funzioni, ove
a sostegno del nostro sacro culto le Opere
del compianto Ettore Romagnoli vengono
riprodotte ed inspirano nel cuore dei fedeli
il [[sentimento della [religione dipingendo
alla verità con le sue semplici melodie e
dotte armonie ogni sacro testo da lui intrapreso
a trattare, ponendovi in tal guisa
il suggello d’uomo di genio} che (mi sia
permessa una piccola digressione) non soltanto
nell artificio nascondasi il vero carattere
della Musica Sacra, come taluni vogliono,
e come scrive il chiariss. sig. maestro
Raimondi accusando gli italiani di non
essere più in grado di comporre una musica
a otto e a sedici reali (’)} di non sapere
ciò che è canone doppio; in (piante
maniere si possono fugar e le imitazioni,
10 scrivere a due, a tre, a quattro casi
reali} fare i rivolti della fuga, alla decima,
alla duodecima, come praticava Sala nel
suo contrappunto pr atico, dimostrando il
canone alla seconda, terza, quarta, quinta,
sesta, settima e ottava (-).
Sul quale proposito onde avvalorare viemaggiormente
la mia opinione ripeterò il
sentimento del celebrato Tariini, il quale
parlando del modo di comporre dei suoi
tempi, cioè dell’abuso del genere artificiale,
faceva un’osservazione degna di essere rilevata.
Così esso si esprime: «La musica
«non è in oggi che l’arte insignificante di
u combinare i suoni, altro non restandole
«che la sua parte materiale abbandonata
«dallo spirito che l’animava altra volta».
Erano di egual parere il Corsi, il Galileo
ed il Caccini.
Ma tornando sulla via da cui mi era allontanato
dirò che a gloria ancora della
gentil Siena vive tuttora fra i maestri il nonagenario
Goggi che dedito esclusivamente
allo insegnamento dei giovani consacrò la
sua vita all incremento della scienza e del
gusto} quindi anco in questa città vegeta
11 seme della sapienza musicale, e fede rie
fanno le molte produzioni che si eseguiscono
in altre Chiese, opere tutte di giovani
maestri fra i quali merita onorevole
menzione il sig. Santini.
Arezzo ha pure tre Chiese nelle quali si
celebrano in ogni giorno i divini uìficii, e
sono S. Pier Maggiore, ossia la Cattedrale}
santa Maria della Pieve delta anche la Cattedrale,
e la SS. Annunziata.
Le prime due hanno stipendiati oltre ad
un maestro di cappella, sei cantanti e
varii suonatori che uniti ad alcuni dilettanti
preslano l’opera loro per rendere più
(1) Vedasi La Ruoia, Anno 3.° N. 7.°
(2) Ho pensiero ili rispondere all’accuse che il dolio
sig. maestro Raimondi diresse ni maestri italiani viventi,
clic se pure avvi tra questi clii indegnamente ne usurpa
il nome, vi c perii ancora, la Dio mercè, oltre a quelli
da esso citali, chi c in caso di conoscere tulli i precelti
detraile. SS) decorosa la maestà del culto esteriore. Da
Cliiesa della SS. Annunziata ha ai suoi stipendi
un organista; le due primarie Cinese
posseggono un archivio di musica fornito
di messe e.vespri composti dai maestri
Giuseppe Viti,Grandi, Romanini.jiadre Giuseppe
da Fabriano, Zaunetti, Ceccherini,
Casuccini, Marcali, Radicchi, Pazzaglia
ed altri: nei giorni di mezza festività in
vece della musica istrumentata avvi|cappella
semplice, al qualiine gli ardimi delle due
nominate Chiese somministrano vespri e
messe scritte dai maestri Rellinzani, Colonna,
Zannetti, Marchetti, Basily, Marcari, Romagnoli
ed altri; è pure da osservarsi che
la cappella di Maria Vergine del Conforto
eretta a formar parte della cattedrale sul
cadere dell’ultimo secolo, ha egualmente
i suoi stipendiati e particolari servizii in
musica, conservando a tal uopo nel suo
archivio le composizioni di Zingarelli,
Zuccari, Viti, e Cassiali le quali vengono
eseguite nella novena e Solennità di Maria
Vergine, nella novena dello Spirito Santo,
nella ottava del Corpus Domini, nella novena
e festa di S. Giuseppe, e nella ottava
dei morti. I musicali serviti nella cattedrale
oltrepassano il numero di sessanta all’anno:
lo stesso si dica per S. Maria
della Pieve. Spesso accade fra 1 anno che
in altre Chiese si celebrino feste di Santi
titolari o protettori 0).
La città di Pistoja ha egualmente un
maestro e diversi cantanti e suonatori
stipendiati ai quali corre l’obbligo medesimo
che ai professori d’Arezzo: possiede
un archivio ove racchiudonsi le migliori
Opere degl’ingegni italiani: non vi è poi
altra piccola comunità nel ridente suolo
toscano che nel corso dell’anno non celebri
con solenne grandiosa musica il giorno
della festa titolare; anzi dirò che questa
popolazione ha una naturale tendenza al
gusto per la musica, lo che prova il progresso
della civilizzazione, frutto speciale
delle leggi che saviamente la governano.
Lucca ove, come già dissi, ho la sorte
di adempire alla carica di Direttore della
Reg. Cappella di Corte fe dell’Istituto’ musicale
ivi eretto per sovrana munilìcenza,
non è certo al di sotto delle altre città
da me prese in esame.
Nella Chiesa Ducale di S. Romano, più
che decorosamente uffiziata dai religiosi
dell’ordine dei predicatori avvi musica a
piena orchestra in ogni festa d’intero precetto,
e cappella semplice nei giorni di
non intero: il corpo dei professori di Musica
vocale e istromentale oltrepassa il numero
di cinquanta oltre agli allievi; le
opere sacre che vi si eseguiscono, quasi
sempre alla presenza dell’Augusto Sovrano
vero mecenate e perito conoscitore di
quest’arte divina, sono prescelte dalle classiche
due scuole italiana e tedesca, cioè
Jonielli, Martini, Maltei, Cherubini, Quilici
Domenico, Barsanti, Furianetto, Giuliani,
Morlacchi. Clari, Orsucci, Eybler,
Haydn, Ilasse, Humel, Krottcndarfer, Mozart,
Nauman, Stadler, Schidermayr, Reissiger,
ecc. (-).
Un direttore e due maestri ne dirigono
la esecuzione: corre a ciascuno di essi l’obbligo
di comporre ogni anno una sacra
(1) Queste notizie mi sono stale gentilmente favorite
dall’Illus. sig. Capitano Oreste Brizii Segretario per le
lìcite Lettere dell’Imperiale Accademia Scientifico-Letteraria
di Arezzo.
(8) Ci fia lecito osservare clic in queste ed in altre
serie di nomi citati dall’egregio maestro Pacini, ad alcuni
celebratissimi se ne. mischiano non pochi la cui
inomanza non c certamente italiana. L’Estms.
138
produzione, la quale viene depositata, e
forma parte dell’archivio: nè pertanto voglio
tralasciare di far conoscere i nomi
dei miei rispettabili colleglli col novero
delle scuole cui hanno appartenuto.
L tino si è il sig. prof.J Quilici Massimiliano
allievo del padre maestro Mattei;
l’altro il sig. Prof. Eugenio Galli discepolo
del canonico Santucci e dei famosi Alberto
Gyrovvetz per l’istromentale, e Simone
Sechter pel contrappunto.
La cattedrale di S. Martino ha pure stipendiato
un maestro, ed il seminario arcivescovile
ne somministra le voci, quali in
ogni festa eseguiscono le produzioni del
Jomeoni, Quilici, Clari, Mattei, ecc.
Alla collegiata insigne di S. Michele in
Foro trovasi pure installato un Seminario
fornito di una completa istruzione nella
quale non viene trascurata la Musica. Avvi
un maestro stipendiato; i sacri musicali
serviti nel corso di un anno sono più di
ottanta, e vi si eseguisce musica del Giuliani,
Mattei, Jomeoni, Serra, Pierotti,
Martini, Ramaggini, Flari, Barzanti Orsucci,
e Quilici Domenico, oltre quelle
che vengono composte dall’attuale maestro.
Avvi pure un pubblico istituto musicale
con numero di distinti professori che ne
dirigono l’insegnamento tanto nella parte
vocale che istromentale appartenenti nella
maggior parte alla Reg. Cappella di Corte;
ed ogni anno all’epoca della solenne distribuzione
dei prendi, le composizioni dei
classici trapassati e viventi ne formano il
trattenimento accademico.» E questo sia suggel che ogn’uomo sganni Dal
riassunto adunque di quanto esposi,
(che fatti sono e non ciarle ) a me sembra
che il prelodàto sig. Fétis non avrebbe
dovuto sì di leggieri giudicare delle cose
nostre, nè apparire fra noi qual meteora,
siccome fece. Ove fosse in lui nato il desiderio
positivo eli conoscere il vero stato
della musica ecclesiastica in Toscana avrebbe
trovato più d’uno clic si sarebbe ascritto
ad onore d’appagare le sue brame, e avrebbe
avuto quindi materia, parlando della
nostra Italia, non soltanto eli brasino,’ma
ben anco eli lode.
Uomo imparziale qual è il sig. Fétis,
sono certo che non vorrà accusarmi d’orgoglio,
se a sostegno titilla verità presi la
difesa dell" onor musicale eli una picciola
parte della mia cara ed amata terra nativa.
Figlio ingrato è colui che piega il tergo
sotto la sferza straniera, nè ha coraggio
di alzar la voce. So bene clic deboi sostenitore
io mi sono, ma mi si usi indulgenza,
e sia il mio esempio di sprone agli uomini
versati in ogni scibile dell’arte che io professo,
onde in egual modo si rischiari la
luce di quel sole che risplenderà ornai
sempre raggiante sopra tutti gli astri minori.
Accogliete sig. Estensore, vi prego i
sensi della mia più distinta stima.
Giovanni Pacini.
VARIETÀ.
Brevi Cenni sulla musiea a Genova.
Dalla quantità di persone grandi e piccole
che co! violino sotto il braccio veggonsi
correre per le vie della capitale della
Liguria arguire dovrebbesi che nella patria
di Paganini, oltre Sivori, il valente allievo
di quell’unico, i due fratelli De Giovanili,
uno de quali direttore dell’orchestra di
Parma, e Bobbio che da ragazzo era una
meraviglia, il principe degli slromentida orchestra
dovesse avere anche al presente molti
degni interpreti. Forse cosi potrebbe essere,
ed un più lungo soggiorno servirà a chiarirci
intorno a questo proposito, ma (inora
in tre settimane a noi non venne dato di
udire se non una messa in una chiesa di
secondo ordine ove un violinista stuonò un
difficile a solo dal principio al fine senza
mai dar segno di accorgersi delle mancate
intuonazioni.
La composizione di quella messa, in
alcuni adagio piuttosto commendevole,
ne’ tempi allegro risentivasi in siffatta
guisa del profano e più spesso della saltellante
maniera di Ricci, che abbiamo
dovuto abbandonare la chiesa prima che il
Credo avesse fine, al che forse contribuì
la difettosa esecuzione, alla quale per altro
prendeva parte un tenore che cantava di
buona scuola, e di cui vorremmo conoscere
il nome per poterlo con elogio palesare al
pubblico. - Concediamo che la musica da
chiesa possa anche essa fino ad un certo
limite uniformarsi al gusto dell’epoca in
quanto concerne l’uso e lo sviluppamento
delle armonie e delle modulazioni, ina non
sarà mai detto che la espressione puramente
teatrale, e le melodie ed andamenti di genere
buffo od all’eccesso brillante possano
associarsi a’ sacri testi senza che l’autore
non abbia ad incorrere nelle più acerbe
critiche, mancando di quel rispetto che
conviensi alla veneranda maestà del tempio.
Si osservino i classici lavori di Cherubini,
il tipo della moderna musica religiosa, e
troverassi l’elevatezza e larghezza melodica
con cui sono concepiti, ecì il loro patetico
o misterioso sentimento formare un imponente
e severo tutto co’ più attraenti e variati
effetti dello stile moderno nelle parti
armoniche e istronientali, in modo ohe l’uditore
uè rimane altamente trasportato e commosso.
Fra i cultori della bell’arte al presente
in Genova emergono: il suencomiato Cannilo
Sivori concertista di fama quasi, europea,
e che ora nelle nordiche città va raccogliendo
meritate palme; - Degola pe’ vivaci
suoi spartiti favorevolmente conosciuto
in Milano ed altrove e che qui rendesi benemerito
all’arte dando lezioni; - Andrea
Gambini, modesto giovane dilettante dotato
di raro ingegno che con una straordinaria
passione indefessamente si consacra
alla composizione massime a quella
per pianoforte, istromento da lui maneggiato
con non comune sicurezza e facilità:
di varie sue opere edite presso Ricordi
abbiamo già fatto breve cenno in
questo stesso foglio, in ispecie degli Studj
ch’egli ci fece udire, i quali sotto le sue
mani acquistano maggiori pregi. Gambini
ora sta terminando una messa a grande orchestra,
ed una raccolta di brevi pezzi caratteristici
per pianoforte de’ quali ci. fu
dato bel saggio in un Inno in cui domina
un mistico ed espressivo concetto che dà
al componimento una impronta altrettanto
affettuosa che adatta al titolo del pezzo, che
basterebbe a far onore a qualunque pianista
compositore; - Bevilaqua, il quale alla
scuola del padre Maltei a Bologna attinse
quel tesoro di cognizioni ch’egli continua
a comunicare a’suoi allievi di contrappunto
e di pianoforte;-Serrai detto Serrino, primo
violino del teatro Carlo Felice, artista che
con successo si cimentò anche a comporre
de’severi quartetti per istromeuti da corda, e della musica da chiesa; ci si parlò con
entusiasmo di un suo Requiem e de’ molti
miglioramenti ch’egli potrebbe introdurre
nell orchestra se ne1 professori di questa
regnasse maggior condiscendenza verso il
loro zelante capo; - Uccelli, abile maestro
al cembalo dell’istesso teatro; - Novella che
fu ammaestrato dall1 egregio Mireki, del
quale quanto prima avremo occasione di
parlare allorché verrà fatto di pubblica ragione
il nuovo suo metodo per pianoforte,
da lui vantaggiosamente già esperimentato
con molti allievi; Biellati, autore dell’Opera
il Coscritto; - Franchini che produsse gli
Empirici; - Costa maestro deìifstituto musicale,
stabilimento mantenuto dalla generosità
de’privati e che ci si disse non essere
in uno stato troppo florido; - Madamigella
Abbadia fu quivi educata; - Adelaide Gambaro
applaudita artista che a’suggerimenti
del celebre suo cognato il maestro Mercadante
attinse le norme del bel canto; Becali,
oboista; Preve, violoncellista; Gambaro, il provetto suonatore di clarinetto;
- Martin Lobia, Ravano, Ronco,
Schiaffici ed altri mercè il cui ingegno,
dottrina e zelo artistico grande eccitamento
e vantaggio debb1 essere procacciato alla
musica a Genova.
Il pianoforte in molte case risuona toccato
da vari amatori, a1 quali non manca
che l’opportunità di essere dagli applausi
stimolati a più alacri sludj; che, come da
autorevole persona ci venne riferito, nelle
società genovesi, tranne poche eccezioni, la
musica stromentale non ha il potere d’impor
silenzio e di cattivarsi la generale attenzione.
Qui trovatisi alcuni buoni islromenti
fabbricati in Francia da Erard, Pleyel,
Pape, Boisselot, ecc; uno di Erard tra gli
altri, posseduto dalla più distinta dilettante
di Genova sotto molti rapporti è il migliore
da noi udito: Thalberg in segno di soddisfazione
vi appose il proprio nome. Quel
pianoforte ha una voce magnifica, e mirabilmente
si presta ad ogni gradazione di
tocco.
Anche il canto qui possiede volonterosi
e piuttosto abili interpreti come pure il
flauto. - Siamo poi in grado di annunciare
colla massima soddisfazione la ricuperata
salute di Emanuele Borgatta, quell1 immaginoso
giovane genovese che nel suonar
con anima il pianoforte a pochi era secondo,
e che diede al teatro Carlo Felice la Francesca
da Rimini, spartito non privo di pregi.
Chi voglia dire alcuna cosa della musica
a Genova commetterebbe una grave trascu
ranza se non accennasse alle brillanti serale
settimanali dello splendido marchese
di Negro che di ogni ameno ed utile studio
fa suo diletto e singolare ornamento,
e presso il quale concorrono tutti gli eletti
ingegni del paese e tutte le notabilità letterarie
e artistiche che visitano questa magnifica
città. Jeri sera (22 luglio) all1 incantevole
Villetta di quell1 illustre e compitissimo
signore (*) ci venne fatto di conoscere
un istromento della specie delle fisarmoniche
da poco tempo posto in uso e chiamato
Melo fono, stromento già descritto in
uno dei passati fogli di questa stessa Gazzetta.
Di esso stromento e dei sig. Dessane
che con tre suoi figli ebbe a suonarlo nulla
diremo, giacché anche in Milano avrassi
(1) In questa stessa serata musicate si fece udire l’egregia
nostra dilettante di pianoforte ia signora.Cirilla
Cambiasi la quale esegui con somma perizia alcuni pezzi
di Thalberg c di Dohler c n’ebbe quindi lusinghevoli
attestazioni dCgradimento.
L’Estens.
- 139
campo di darne giudizio, dacché il suonatore
parigino ed autore di un metodo per
l’istesso lilelo/òno, si propone di recarvisi
fra pochi giorni a dare un pubblico esperimento.
I. c.
Genova 24 luglio.
CRITICA MELODRAMMATICA
LAZZABFXLW,
V il uva Opera del maestro Maiii.ivm.
La nuova Opera Lazzarello del maestro
Marliani si produsse la sera dello scorso
giovedì sulle scene del teatro Re. Del felice
esito di essa avranno già a quest1 ora
parlato i diversi nostri giornali teatrali. Noi
per adesso ci limitiamo ad osservare che
le novità di stile e la libertà nelle forme
rivelano a primo tratto l1 origine francese
di questo spartito.
E questo non diciamo in tuono del menomo
rimprovero. Noi abbiamo già altre
volle fatto professione di simpatia per una
scuola musicale che vanta molti insigni
capolavori ed ebbe gli omaggi del genio
dei più grandi compositori italiani delFepoca
nostra, Cherubini, Paer, Spontini, Rossini,
Donizetti, ecc. Eppoi per principio,
ci professiamo nemici acerrimi delle esclusioni,
e siamo disposti a ripetere quando
che sia la nota sentenza di Voltaire «Tous
les genres sont bons, hormis l’ennuyeux <■<■.
Nel Lazzarello di Marliani (che non è altro
che la Zacaiilla da lui data a Parigi come
Opéia-comique, indi, se non erriamo,
ampliata notevolmente, e forse mal approposito,
per le scene di Venezia) appare evidente
la felice tendenza di un bell1 ingegno
a rendere gradito anche all1 Italia quel fare
musicale che volentieri assomiglieremmo alla
pittura così detta fiamminga, come quello che
si compiace dehnenomidettagli della composizione
e se ne serve come di abbondante
e ricca tavolozza all’uopo di dar risalto e
vita ai variati contorni, e trar profitto dei
più piccoli contrapposti. In l’atto nella nuova
Opera del maestro Marliani è notato dagli
intelligenti un laborioso studio dell1 istromentazione
e dell armonia che con incessante
artifizio si occupano a porre in rilievo
le menorae frazioni della frase musicale,
a ingannare di continuo le cadenze,
e a dare alle modulazioni quel non so che
di indeciso e di sfumato che mentre aiuta la
varietà e dà maggior verosimiglianza al discorso
musicale, giova molto bene a disavvezzare
le orecchie italiane dalla monotona
pedanteria dei periodi così detti quadrettati,!
i quali da un bel pezzo dovrebbero
essere anbandouati alle contraddanze e alle
suonatine per gii allievi di pianoforte o di
chitarra. Però, osserviamo che anche questo
genere a minuto ricamo d’armonie e a
scrupoloso artifizio stromentale va usalo
con molta accortezza e riserbo, per non
cadere nel soverchio della indecisione melodica,
che sarebbe il difetto opposto a
quello della troppo simmetrica riquadratura
dei periodi.
In alcuni pezzi del Lazzarello (e furono
i più applauditi), il maestro Marliani si è
molto bene tenuto in misura tra i due
estremi. Citiamo la graziosissima canzone
de1 contrabbandieri, nell1 atto primo, che
pioco poi con molta finezza e garbo vieu
richiamandosi alla memoria del giovinetto
Lazzarello; indi, nella seguente scena, la
barcarola che il medesimo Lazzarello piglia
a cantare nella speranza di trar in
inganno sul conto suo i contrabbandieri
fra mezzo ai quali si trova addotto a brutto
rischio. - Si nòta una tal quale analogia
di carattere tra queste due graziosissime
composizioncine; analogia molto bene trovata
dal compositore che in tutto questo
primo atto si propose principalmente di
addimostrarsi fedele alla natura del suo
soggetto drammatico, che gli ingiugneva
uno stile popolaresco e un colorito a vivaci
risalti di lumi e di ombre, alla maniera
di Teniers e di Paolo Wouverman,
se è lecita questa comparazione.
Altri dotato di maggior dottrina musicale
della nostra saprà additare in uno dei
prossimi fogli le più recondite bellezze di
composizione per le quali è pregevole questo
spartito. Noi non taceremo in questi
brevi nostri cenni un altro rilievo che crediamo
importante.
La rigenerazione delle forme melodrammatiche,
in forza della quale a poco a poco
è dato intero bando al manierismo pedantesco
e alla scolastica servilità, viene
compiendosi anche tra noi con sempre più
felici tentativi e con ottimi risultamenti.
Alcuni tra i più valenti giovani maestri
italiani, spronati dall’esempio de1 sommi
loro modelli, sono ormai convinti della
necessità di rompere la cerchia di certe
tradizionali convenzioni, che se giovavano
quasi meccanico ajnto alle povere e sonnolenti
fantasie, erano di imbarazzo e di
peso ai liberi voli del vero genio. Il campo
della creazione melodrammatica estende
ogni dì più i suoi confini; e ormai anche
il pubblico delle nostre più colle platee,
nauseato alle solite sbiadite e insipide rinipastocchiature,
vuole della verità neViimitazione
t1) caratteristica, della libertà e dell1 ardire
nello sviluppo del canti e nel loro
impasto coll1 armonia, e cerca novità negli
effetti e varietà nelle impressioni, foss’anche
a costo di dover acconsentire che per
arricchirsi di simili pregi la musica teatrale
del dì d1 oggi ha duopo di assumere
vezzi, maniere e artifizi che sappiano alcun
po1 del gusto oltramontano. Con questo non
vogliamo dire che non sia da raccomandarsi
caldamente ai giovani maestri italiani di
non dimenticare che la melodia fu sempre
il sovrano prestigio della musica italiana
e dovrà sempre esserlo, sotto pena di degenerare
dalia bella e luminosa sua natura.
Nondimeno si rifletta che se i tedeschi e
i francesi (massimamente gli antichi) ebbero
il torlo di voler colla loro musica
parlar troppo allo spirito e alla mente, e
troppo poco si curarono della sensazione
e dell’affetto, gli italiani all opposto fallirono
il grande scopo dell arte allorquando
credettero che la musica non si componga
che di solo canto.
A nostro credere, il cauto sta nel vasto
regno della musica, come la lirica nel vasto
regno della poesia - La musica melodrammatica,
che tutti gli altri generi in
sé comprende e riassume, ha il grande
obbligo di ritrarre l’uomo interno e di dipingere
ad un tempo il mondo che intorno
all ucino dispiega il tesoro delle sue bellezze
e la immensa varietà delle sue modificazioni.
Nei capolavori di Rossini, di
Meyerbeer, di Auber, di Donizetti e di
pochi altri questa irresistibile tendenza del
genio musicale a rompere i lacci della
scuola per poter spaziare più libero nel
(t) Intendiamo imitazione nel significato estetico, non
in senso di playio. hSiM vasto orizzonte delle idee, degli affetti e
delle immagini, è palese giada un pezzo
agli apprezzatoti non volgari del bello dell’arte
pigliato nel suo più ampio significato-,
ora abbiamo questo di vantaggio che
simili norme di estetica musicale, per Io
addietro non limitate che a pochi, cominciano
a diffondersi e diventar quindi popolari.
Il nostro giornalismo musicale ha
r obbligo di tenere dietro e di additare
attentamente codeste conquiste della musica
nel libero campo del pensiero e questa
sua lenta ma innegabile emancipazione
dalla tirannica esclusività di generi, di maniere
e di scuole. - Per parte nostra crediamo
di aver finora adempito con zelo e
convinzione a questo nobile ufficio della
critica. Le poche volte in cui ci venne
offerta qualche nuova opera o produzione
musicale ove si rivelassero i più o meno
felici sforzi dell1 ingegno del compositore
a sciogliersi dai ceppi d un rancido passato
per valersi con temperata baldanza
dei vigorosi aiuti delle nuove dottrine,
abbiamo manifestata la nostra compiacenza,
e ciò con tanto più di vivacità quanto
era maggiore l’appoggio che nel clamoroso
voto del pubblico trovavamo alle nostre
opinioni e al nostro modo di sentire 0).
Un simile caso si è ora rinnovato per noi
all1 occasione che udimmo questo LazzaTello
del maestro Marliani. - Solo ne spiace
dover osservare che forse nella dura necessità
di piegare il capo alle esigenze del
teatro italiano al quale volle adattare questo
suo spartito di forme francesi o miste, il
chiaro maestro abbia stemperato nella troppo
vasta e mal proporzionata cornice di due
atti un disegno drammatico che per essere
stato concepito in un solo non poteva alterarsi
senza che ne venisse tradito il pensiero
originale. E ne derivò quindi che la
dizione musicale tutta a minuto lavorìo,
quasi a foggia di brillante mosaico, se poteva
dirsi bene appropriata a una breve
farsa in un sol atto, finì per sembrare monotona
e troppa trita in uno spartito a più
ampie proporzioni.
Ma di ciò più a lungo e a miglior momento.
Intanto si conchiuda colfattribuire
le dovute lodi alla signora Goggi, che nelfinterpretare
la parte dell’interessante protagonista
seppe far mostra di sufficiente gusto
e di non volgare sentimento. Forse
avremmo voluto un fare più ardito, e talora
più vivo e svariato nelle alternative
de’momenti comici e di carattere coi passaggi
di affetto, ecc. Ma simili finezze minute,
indispensabili alla interpretazione della
musica del genere di quella della parte di
Lazzarello, non sono gran fatto famigliar!
a1 cantanti italiani troppo avvezzi alle melodie
larghe, spiegate e a determinati contorni.
Mad. Albert, di prestigiosa memoria
pegli abituati del teatro Re, avrebbe saputo
far apprezzare in tutte le menome e
più squisite sue sfumature il grazioso e piccante
fraseggiare melodico della parte di
Lazzarello. Con diversi modi la signora
Goggi ottenne nondimeno belli effetti. Non
cercheremo per ora di spiegare le cagioni
di questo risultato. Ci limitiamo a registrarlo.
- Intorno agli altri cantanti che
certamente non giovarono al buon effetto
dell’opera, è opportuno il silenzio.
G. B.
(ti Yeggasi fra gli altri l’arlicolo intorno Kabucodonosor
del Verdi.
- 140 CARTEGGIO.
— Al signor lireux redattore in capo
del MONDE MUSICALE.
Signor Redattore! Nel foglio del 21 luglio
del vostro Giornale si legge «La Gazzetta
Musicale di 3Iila.no arinonce que la
Clemenza di JEalo is du maestro Gabussi
a obtenu un gran succés a Milan». Yi preghiamo,
o signore, di osservare che questo
è un errore. Allorquando si rappresentò alla
Scala la Clemenza di Valois del maestro
Gabussi (e già sono decorse più settimane)
la Gazzetta Musicale di Milano stimò conveniente
tacersi del tutto intorno all1 esito
di questa Opera. In seguito, nella neccessità
di giustificar il suo silenzio, addusse a ragione
il poco o nessun valore dello spartito
e scrisse nè più nè meno queste precise
parole: «La Clemenza di Ealois fu
giudicata a buon dritto un debole parto di
non originale fantasia e si trovò quindi al
tutto mancante di vigoroso concetto e di
forti tinte quali a tragico dramma si convengono».
Yoi vedete, pregiatiss. signore, che ciò è
ben diversa cosa da quanto affermate nel
vostro Giornale, avere cioè, noi annunziato
un gran successo di questa Opera.
Vi saremo obbligati se vi compiacerete di
rettificare il vostro errore in uno de1 prossimi
fogli del pregevole vostro Giornale.
Del resto vi preghiamo di osservare che
questa nostra Gazzetta non si occupa punto
di notizie teatrali italiane, ma solo si limita
a manifestare i propri! giudizi intorno
alle nuove produzioni musicali drammatiche,
indipendentemente dalla loro riuscita
sul teatro, e sempre dal punto di vista delle
dottrine ch’ella professa ne1 diversi suoi
articoli di critica e di estetica. —
Abbiamo l’onore, ecc.
Pei redattori, V Estensore
G. B.
Milano il 28 Luglio.
NOTIZIE YARIE.
— II Liceo Comunitativo di Bologna mostra voler essere
restituito alle antiche sue condizioni di celebrità dappoiché
Rossini ha preso i’jincarico di Consulente perpetuo
di quello stabilimento. L’antico uso dell’annuale distribuzione
de’ premi d’incoraggiamento e dei concerti di esperimento
si è ripristinato. Nell’Àccadenia tenuta il passato
mese di giugno, sua Eminenza il Cardinale Oppizzoni, Arcivescovo
di quella città, ha fatta di sua mano la solenne e
pubblica distribuzione de’premii; c molto c rimasto soddisfatto
l’uditorio della esecuzione istromentale de’ giovani
allievi. Fra gli altri pezzi sonosi eseguite ad orchestra
la sinfonia d’Éy-mont di Beethoven e I introduzione delVAssedio
di Corinto. Fra i giovani alunni che hanno
dato a presagire un bello avvenire molto si è distinto
nel violino il giovanetto Gaiba, allievo del prof. Manetti,
nel flauto Luigi Volta, e nel fagotto un certo Carolini.
Rossini era presente, c non è a dirsi se gli spettatori abbiano
potuto non mostrare con segnali di plauso al grande
maestro la gratitudine dell’intera città per le cure che
egli generosamente si prende acciocché l’educazione musicale
nel Liceo riesca compiutamente lodevole e fruttuosa.
Nel tempo medesimo che il Liceo musicale di
Bologna faceva il grande acquisto di Rossini, una morte
immatura gli rapiva Gaetano Corticelli professore della
classe superiore del pianoforte, il quale era certo il miglior
maestro che in questa parte avesse l’Italia; ma fu
opportunamente posto rimedio a tanta perdita, nominando
alla medesima carica il giovane Stefano Golinelli,
il quale e come eccellente pianista e come compositore,
ha già prestalo al pubblico lodevolissimi saggi.
— Uno dei primi dì del prossimo mese di agosto saranno
a Parigi celebrati i funerali del duca d’Orléans.
Auber è incaricato di comporre una gran marcia istromentale
appositamente scritta pel trasporto della spoglia
mortale del principe che si farà dal palazzo delle Tuilcries
alla Chiesa metropolitana.
— La deputazione dell’Istituto di Parigi che doveva
andare a Liegi per l’inaugurazione della statua di Grctry,
ha deciso spontaneamente di non andarvi altrimenti. Può
darsi ancora (così la Gazzetta Musicale di Parigi) che
le feste che dovevano essere presiedute dalle LL. MM.
il Re e la Regina de’ Belgi, non abbiano più luogo.
— Il giorno 15 del prossimo agosto si incominciarono
a Parigi le prove della grand’Opera, Carlo VI parole
di Casimiro Délavigne, musica di Halevy. Parimenti si
fanno le prove di un solo atto dell’Alceste di Gluck.
— Meyerbcer si é sottoscritto per franchi 200 al monumento
da alzarsi a Cherubini. Egli ferma il suo deciso
domicilio a Parigi per otto mesi dell’anno. Gli altri
quattro mesi li passerà a Berlino per fornire gli alti uffici
musicali a lui aflidali dal Re di Prussia. Egli ha terminato
due nuovi spartiti il Profeta e V Africano.
Amendue queste opere si daranno al reai teatro di Parigi.
— Il comitato dell’associazione degli artisti drammatici
eretta a Parigi ha mandato cento franchi alle dame
protettrici che diedero il concerto nelle sale del colonnello
Thorn (vedi Gazzetta Musicale N. 28 e 29) a beneficio
dei cantanti dell’Opera tedesca.
— Spontini ha ottenuto dal Re di Prussia il permesso
di poter ritornare in Francia. S. M. concedendo all’illustre
maestro il traslocamcnto della sua dimora, ha voluto
che egli conservi i titoli e le pensioni accordategli
dalla Prussia. Spontini fermerà la sua dimora a Parigi.
— La città di Tolosa (in Francia) ha pagato anche
essa il suo tributo di omaggio alla memoria di Cherubini,
eseguendo alla presenza di affollati spettatori il Requiem
a quattro voci di questo grande maestro nella Chiesa
della Daurade. Il maestro Alessandro Piccini ha contribuito
colla sua direzione alla perfetta esecuzione di
questa messa, essendo egli stato intimo aderente di Cherubini
appunto in quel tempo che egli scrisse il Requiem
per la cappella reale, ed avendo per colai mezzo potuto
formarsi esatta idea dell’intenzione del compositore.
— Si facevano a Brussclles le prove del gran concerto
musicale che deve avere avuto luogo il 21 luglio: il numero
de’ cantanti e suonatori inscritti si aumentava ogni
giorno, e tutto presagiva una splendida solennità musicale.
Nel prossimo numero daremo notizia dell’esito.
— Due esecuzioni dello Stabat Mater di Rossini
sono’statc date contemporaneamente in due teatri di Londra,
i’una in quello di S. M. dell’Opera italiana, l’altra in
quello di S. - James. L’esecuzione del teatro italiano,
cornéchè miglioregpcr parte de’principali ^cantanti (che
erano la Persiani, la Moliini e la Gramaglia; Rubini,
Guasco, Giorgio Ronconi e i due Lablache) è riuscita
però inesatta, e se ne dà la colpa al maestro Costa direttore,
per avere egli (se pur tutta è sua la colpa) mutati
i tempi e tagliata c manomessa la fuga finale. L’esecuzione
invece del teatro S. - James, diretta dal maestro
Gabussi, ito a Londra di corto da Bologna, ove ha
potuto bene assicurarsi deH’intenzionc del compositore,
è riuscita di tutta soddisfazione del pubblico, che ha
potuto qui meglio gustare il novello capolavoro religioso
di Rossini.
— Si fanno grandi apparecchi per la solennità musicale
che deve aver luogo a Salisburgo città natale di
Mozart, in occasione che ivi sarà cretto un monumento
alla memoria di quel grande maestro. La festa durerà
tre giorni, e il primo dì, dato tutto a religiose cirimonie,
sarà nella cattedrale eseguita la messa in re maggiore
e l’immortale Requiem; negli altri due giorni si terranno
grandi concerti ne’ quali saranno eseguite parecchie
delle più sublimi composizioni di Mozart, dell’abate
Voglcr e di Cherubini. Gli incaricati di formare il corpo
di esecuzione hanno già un catalogo di oltre a due mila
individui. La direzione della musica sarà affidata ai signori
Ncukomm, Mendclssohn-Bartholdy e Lachner. Fra
i cantanti che eseguiranno le parti principali, si hanno
già in nota Madama Schròder Devrient, Stockel-Hcinefettcr,
Spatzer-Gentiluomo, Sofìa Ldwe ed Hassclt-Barthe;
e i signori Haityingcr Stadigl, Schmitz, Ivramer,
Lortzing c Guctner.
In questa solenne occasione uscirà in luce in Milano,
dallo stabilimento tipografico Ricordi, una memoria dell’eruditissimo sig. dottor Pietro Lichtenta! intitolata:
Mozart e le sue Creazioni, della quale ci serbiamo
tener parola in questa Gazzetta Musicale, tosto che
sarà pubblicata.
NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI
DELl’i. n. STABILIMENTO NAZIONALE PIUVILEG.0
Di CtlOVAKXI RICORDI.
m m
Tragedia lirica in % atti di Ci. Pebuzzini
MUSICA DEL M.°
©I©„ PACI!?!
Sono pubblicati i seguenti pezzi ridotti per Canto
con accompagnamento di Pianoforte.
Scena e Cavatina. To lo vedeva reduce, per S. fr. 3 —
Scena e Duetto, / templi, ecc., per S. e B.. • A 25
Scena c Duetto, Se a nuovi eccessi, per T. e B. • 2 25
Gran Scena ed Aria, Quando all’aure, per B. •. 5 —
Gran Scena ed Aria, Oh! se m’attende, per T. *> A 75
mm mmamm
fiottr JPinno et Vioton
82A28AS
AA881VX
LABORE ET DE BÉRIQT
Op. 40. - Cliaque Fr. 3.
Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato
di Calcografia, Copisteria e Tipografia musicale di GIOTASÌVI RICORDI,
Contrada dry li Omenoni IV. 1720.