[p. 24 modifica]BIBLIOGRAFIA MUSICALE.
Alcune nuove Opere per Pianoforte
pubblicate dall’editore Ricordi.
I. STUDJ
24 Études par Edouard Wolff. Op. 50.
Se i pianisti compositori d’oggidì non si distinguono
gran fatto per forza d’immaginazione e per profondità
di fattura, danno però frequentemente evidentissime prove
di [coscienzioso talento colla pubblicazione di studj atti
a famigliarizzare gli esecutori con ogni difficoltà tanto di
maneggio, che di espressione, e di stile. Gli studj inoltre possono tenersi siccome il più efficace freno da opporsi
allo sterminato profluvio di fantasie e di arie variate,
in sostanza ben poco le une dalle altre dissimili le si tolgano
i motivi delle applaudite opere teatrali su cui sono
basate.
Lo Studio come ora si suole più spesso comporre,
non ha alcuna forma stabilita o convenzionale, può assumere
qualunque carattere, esser melodico o meccanico,
aver uno scopo speciale, oppure non essere che
un pezzo a cui tanto potrebbe convenire il titolo di
studio, quanto quello di capriccio, di scherzo, < notturno
ecc. Negli studj de’ pianisti moderni soprattutto
notar vuolsi l’unione delle cantilene e della grazia,
collo sviluppo di ciò che avvi di più ricco e di più variato
in rapporto alle risorse dell’istromento ed allo sfoggio
delle combinazioni armoniche.
Nella composizione di studj per pianoforte in questi
ultimi tempi acquistaronsi particolare fama Moscheles,
Kalkbrenner, Giopin, Berlini, Henselt, Thalberg, Liszt
e Dòhier, poi molti altri fra cui Taubert, Rosenhain,
Heller e Wolff. Della raccolta di questo ultimo noi ora
terremo breve parola, per esser quella che più recentemente
fra noi fu pubblicata, e perciò non ancora conosciuta
dalla maggior parte de’ nostri dilettanti e professori,
che avvertiamo di non confonderla co ’Ventiquattro
preludj tutti tuoni, opera ventesima di Wolff.
Questo giovane pianista, dotato di forte sentire e di
pieghevole ingegno, giusta l’asserzione de’ giornali francesi,
forse troppo frequentemente gettò nella circolazione
musicale delle opere fatte più per assecondare l’esigenze
speculative degli editori, che per una vera mira artistica.
Buon per lui che ad alcune insignificanti sue produzioni
può contrapporre i ventiquattro studii dedicati a Thalberg,
per merito intrinseco assai lodevoli.
Noi non analizzeremo ciascun studio della interessante
raccolta di Wolff ch’è divisa in due libri e può classificarsi
tanto fra le opere di gusto, quanto fra i lavori scolastici,
trattandosi in alcuni numeri di motivi e di pensieri
gettati sulla carta come il sentimento e l’estro del
compositore poteva suggerire, ed in altri di esercizj e di
passi calcolati per la difficoltà di maneggio: è l’utile
dulci di Orazio messo in pratica con molto accorgimento.
- Gli studj del compatriotta ed ammiratore di Chopin lasciano
non poco a desiderare in rapporto all’originalità
delle idee ed alla novità de’ passi; ma un tale difetto,
che può quasi dirsi comune alla maggior parte delle composizioni
moderne, vien abbastanza compensato dall’aggradevole
disposizione delle melodie, dall’eleganza delle
modulazioni, c dalla correzione degli andamenti, che
spontaneamente cadono sotto le dita del suonatore: in
essi avvi nulla di astruso, di bizzarro e di soverchiamente
complicato.
Essendoci prefissi di limitarci a cenni piuttosto generali
che speciali sul lavoro di Wolff, alla sfuggita indicheremo
che ne’ primi quattro numeri l’abile autore ha
pagato il suo tributo allo studio meccanico quale fu
creato da Clementi e da Cramer, che i NN. 5, 11, 15,;
16, e 21 sono pieni di allettamento e di espressione nelle
parti melodiche e di leggiadria in quelle di accompagnamento; che il N. 13 è una specie di rimembranza della
barcarola del Gianni di Calais, il N. 18 sembra un
frammento di una tarantella, ed il successivo maestoso
in re minore va distinto per l’imponenza e per l’energia
di colorito; che il N. 22 in tempo di 6 e 8, in cui
dalla mano destra si marcano degli accordi sincopati i
quali in certo qual modo esprimono l’ansia di un’agitata
passione, deve riuscire assai soddifacente, come pure
il N. 23, presto vivace, felicemente basato sopra un andamento
a cinque note rare volte usato, e che infine
l’ultimo compie a meraviglia la raccolta di Wolff, la quale
non può mancare di ottenere anche fra noi un brillante
successo.
Dodici studj di C. A. Gambinj Op. 36.
Questo autore, come risulta dal numero che accompagna
i dodici studj, sebbene abbia già composto trentasei
opere, pure a noi era perfettamente ignoto, e perciò
grande stupore provammo, esaminando le singole
parti di cui si compone il suo bel lavoro, in trovare che
per varie ragioni non è indegno di reggere al confronto
di alcune raccolte dell’istesso genere celebrate in oltremonte.
Non è che negli studj di Gambini noi troviamo
tutto meritevole di elogi, massime per quanto riguarda
la condotta, ma certamente non si può| a meno di
confessare che ben pochi compositori e pianisti sono
penetrati con pari intelligenza di quanto può ora convenir
ad un’opera specialmente destinata alla pratica
di un istromento, la cui esecuzione presenta le più grandi
difficoltà materiali. E pertanto giustizia raccomandar ai
pianisti di prima forza gli studj di Gambini, che nell’istesso
tempo apporteranno singolar giovamento e diletto,
giacché tutte le più ardue combinazioni, ed i più
veloci andamenti ne’ passi di bravura sono sempre intrecciati
a’ canti d’effetto. C.