Gazzetta Musicale di Milano, 1842/N. 6/Alcune nuove Opere per Pianoforte pubblicate dall'editore Ricordi

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N. 6 - Alcune nuove Opere per Pianoforte pubblicate dall'editore Ricordi
N. 6 - Messa e Vesperi solenni appositamente scritti per l'insigne Basilica di S. Gaudenzio di Novara del maestro Mazzucato N. 6 - Allegria-Valtz di Carlo Pensotti

[p. 24 modifica]BIBLIOGRAFIA MUSICALE. Alcune nuove Opere per Pianoforte pubblicate dall’editore Ricordi. I. STUDJ 24 Études par Edouard Wolff. Op. 50. Se i pianisti compositori d’oggidì non si distinguono gran fatto per forza d’immaginazione e per profondità di fattura, danno però frequentemente evidentissime prove di [coscienzioso talento colla pubblicazione di studj atti a famigliarizzare gli esecutori con ogni difficoltà tanto di maneggio, che di espressione, e di stile. Gli studj inoltre possono tenersi siccome il più efficace freno da opporsi allo sterminato profluvio di fantasie e di arie variate, in sostanza ben poco le une dalle altre dissimili le si tolgano i motivi delle applaudite opere teatrali su cui sono basate. Lo Studio come ora si suole più spesso comporre, non ha alcuna forma stabilita o convenzionale, può assumere qualunque carattere, esser melodico o meccanico, aver uno scopo speciale, oppure non essere che un pezzo a cui tanto potrebbe convenire il titolo di studio, quanto quello di capriccio, di scherzo, < notturno ecc. Negli studj de’ pianisti moderni soprattutto notar vuolsi l’unione delle cantilene e della grazia, collo sviluppo di ciò che avvi di più ricco e di più variato in rapporto alle risorse dell’istromento ed allo sfoggio delle combinazioni armoniche. Nella composizione di studj per pianoforte in questi ultimi tempi acquistaronsi particolare fama Moscheles, Kalkbrenner, Giopin, Berlini, Henselt, Thalberg, Liszt e Dòhier, poi molti altri fra cui Taubert, Rosenhain, Heller e Wolff. Della raccolta di questo ultimo noi ora terremo breve parola, per esser quella che più recentemente fra noi fu pubblicata, e perciò non ancora conosciuta dalla maggior parte de’ nostri dilettanti e professori, che avvertiamo di non confonderla co ’Ventiquattro preludj tutti tuoni, opera ventesima di Wolff. Questo giovane pianista, dotato di forte sentire e di pieghevole ingegno, giusta l’asserzione de’ giornali francesi, forse troppo frequentemente gettò nella circolazione musicale delle opere fatte più per assecondare l’esigenze speculative degli editori, che per una vera mira artistica. Buon per lui che ad alcune insignificanti sue produzioni può contrapporre i ventiquattro studii dedicati a Thalberg, per merito intrinseco assai lodevoli. Noi non analizzeremo ciascun studio della interessante raccolta di Wolff ch’è divisa in due libri e può classificarsi tanto fra le opere di gusto, quanto fra i lavori scolastici, trattandosi in alcuni numeri di motivi e di pensieri gettati sulla carta come il sentimento e l’estro del compositore poteva suggerire, ed in altri di esercizj e di passi calcolati per la difficoltà di maneggio: è l’utile dulci di Orazio messo in pratica con molto accorgimento. - Gli studj del compatriotta ed ammiratore di Chopin lasciano non poco a desiderare in rapporto all’originalità delle idee ed alla novità de’ passi; ma un tale difetto, che può quasi dirsi comune alla maggior parte delle composizioni moderne, vien abbastanza compensato dall’aggradevole disposizione delle melodie, dall’eleganza delle modulazioni, c dalla correzione degli andamenti, che spontaneamente cadono sotto le dita del suonatore: in essi avvi nulla di astruso, di bizzarro e di soverchiamente complicato. Essendoci prefissi di limitarci a cenni piuttosto generali che speciali sul lavoro di Wolff, alla sfuggita indicheremo che ne’ primi quattro numeri l’abile autore ha pagato il suo tributo allo studio meccanico quale fu creato da Clementi e da Cramer, che i NN. 5, 11, 15,; 16, e 21 sono pieni di allettamento e di espressione nelle parti melodiche e di leggiadria in quelle di accompagnamento; che il N. 13 è una specie di rimembranza della barcarola del Gianni di Calais, il N. 18 sembra un frammento di una tarantella, ed il successivo maestoso in re minore va distinto per l’imponenza e per l’energia di colorito; che il N. 22 in tempo di 6 e 8, in cui dalla mano destra si marcano degli accordi sincopati i quali in certo qual modo esprimono l’ansia di un’agitata passione, deve riuscire assai soddifacente, come pure il N. 23, presto vivace, felicemente basato sopra un andamento a cinque note rare volte usato, e che infine l’ultimo compie a meraviglia la raccolta di Wolff, la quale non può mancare di ottenere anche fra noi un brillante successo. Dodici studj di C. A. Gambinj Op. 36. Questo autore, come risulta dal numero che accompagna i dodici studj, sebbene abbia già composto trentasei opere, pure a noi era perfettamente ignoto, e perciò grande stupore provammo, esaminando le singole parti di cui si compone il suo bel lavoro, in trovare che per varie ragioni non è indegno di reggere al confronto di alcune raccolte dell’istesso genere celebrate in oltremonte. Non è che negli studj di Gambini noi troviamo tutto meritevole di elogi, massime per quanto riguarda la condotta, ma certamente non si può| a meno di confessare che ben pochi compositori e pianisti sono penetrati con pari intelligenza di quanto può ora convenir ad un’opera specialmente destinata alla pratica di un istromento, la cui esecuzione presenta le più grandi difficoltà materiali. E pertanto giustizia raccomandar ai pianisti di prima forza gli studj di Gambini, che nell’istesso tempo apporteranno singolar giovamento e diletto, giacché tutte le più ardue combinazioni, ed i più veloci andamenti ne’ passi di bravura sono sempre intrecciati a’ canti d’effetto. C.