Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 15

Da Wikisource.
N. 15 - 9 aprile 1843

../N. 14 ../N. 16 IncludiIntestazione 10 gennaio 2022 25% Da definire

N. 14 N. 16

[p. 61 modifica]6AZZETTA MUSICALE AN MO II. domenica N. 15.!) Aprile 1845 Si pubblica oriiì domenica. - Nel corso dell’anno i danno ni signori Associati dodici perii di scelta music classica antica c moderna, destinati a comporre un co lume in i.° di centocinquanta pagine circa, il quale ii apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà.Va DI MILANO ■ Isi tmiAii/iie.;ior îles inflexions vivn. accentuée!. et,» pour ainsi dire. parlantes, exprime tuâtes les pus• sinns. peint tons les tableaux, rend tous les objets. - soumet la nature entière à ses savantes imitations. - et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen■ liment s propres à l’émouvoir../../. Houssujr. Il prezzo deH’associazinne alla (inneità e all.-Zufo/oII <a classica musicale è dieflctt. Ausi. I,. I por semestre, ed cITctt. Ausi. I,. 11 affrancata di porto litio ai confini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. - I.a spedizione ilei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porlo ai diversi corrispondenti dello Studio /lirordi. nel modo indicalo nel Manifesto. l.e associazioni si ricevono in Milano presso l’Dllicio della Gazzetta in casa /licordi. contraila degli Omennni 1720; all-estero presso i principali negozianti ili musica e presso gli IJlllci postali. l.e lettere, i grttp i essere mandati franchi di porto. som gatti o.. Carne» Musicìi.k. Lezioni d’armonia scritte ila Dott.,’tiico Quadri, ecc. - II. Musici Str.it». Il Salmo /.andate a due cori reali, ecc. - III. L»ltro Mo‘ z»i;t. - IV. Chonac» iikl tkatho Uh. - V. CìstkoUto. - VI. l’iKTHO VlMERCATI. - A II BlIILIOSIlAVIA Mi sic»i.k. - Vili. Notizik Musicali Divkiisk. CRITICA MUSICALE. Iie/.ioui «l’Armonia scritte «la llom:.vieo «i iiiri vicentino, per facilitaro Est studio del Coiitra]i|iiinto. Terza edizione. Stoni;» "dal tipi «li Aagki.o Aasvi. ISil. {fedi i fogli di questa Gazzetta T. 52 Jnno primo, 1, 3, à, 7 e II.-/lino secondoj òggetto della lezione medesima isono pertanto quelle note estranee alrarmonia, che oggidì più. •generalmente chiamatisi ìlitar3 più t/i. Il Quadri le chiama c nomi, cioè Dissonanze. Note ili //assaggio. Hit ardi. Prolungamenti. Sospensioni: sceglie però fra questi, per uso più abituale, quello di Dissonanze. 15 in questa scelta è stato conseguente a sé stesso, perocché probabilmente ha ragionato cosi: Le dissonanze vanno sottoposte alle tre condizioni inevitabili della preparazione, percussione e risoluzione: ina i ritardi vanno sottoposti alle medesime condizioni: dunque i ritardi si debbono chiamare dissonanze». Ed è vero che i ritardi sono dissonanze, almeno quanto lo sono le note dissonanti degli accordi di settima e di nona in generale: ma. a parer mio, qui conveniva ‘:uardo alla nomenclatura possa siachò il chiamar dissonanze i ritardi non di rado recar Confusione, atteso la denominazione comune con le dissonanze degli accordi propriamente delti: e ciò è taulo vero che il sig. Quadri medesimo trovasi costretto ad accennare una distinzione - chiamando col suo nome proprio l’accordo dissonante, e con l’equivoca circonlocuzione di dissonanza nell’accordo il ritardo. Laddove con la parola ritardo od altra equivalente avrebbe dato un nome convenientissimo a quella specie di note, perchè rappresenta appunto l’uso speciale che se ne fa, e avrebbe evitata la circonlocuzione. Del resto la teoria dei ritardi è quivi trattata come si trattava un secolo fa. Nel j libricciuolo intitolato: Regole musicali,per j quelli che vogliono suonare, coi numeri ec., j del signor maestro Fenaroli. si trova tulio j l’esposto del Quadri, ed anco qualche cosa di più, come a dire: che il ritardo ili quarta può essere preparato dalla quinta maggiore, e che quello di nona può essere risoluto in terza ed in sesta. Quivi sono dimenticati lutti "li all ri ritardi di cui si è arricchita l’armonia successivamente da più di mezzo secolo, e non si fa neppur il menomo cenno dei ritardi dal Reieha chiamali mollo acconciamente a tre accordi. In iscamhio il nostro armonista ci regala la difiiiizionc di t* una questione, che (cosi egli) sebbene ridicola per sé stessa,»• pure tiene ancora in discordia le dift’e«lenti scuole <li musica, appunto perché

  • non si è mai voluto impiegare un poco

«di filosofia nell’insegnamento della composizione». E prosiegue: «Ecco la quell stione: Si domanda se la quarta giusta «sia consonanza o dissonanza????» Io non entrerò a cercare il dritto o il torto della difinizionc: solo avvertirò, esser falso che tale questionò sia ridicola per se stessa, poiché la quarta giusta e un colai in(ervailo che. usato senza circospezione, produce talvolta un cattivo effetto} epperciò merita l’attenzione dei compositori. Falso che la detta questione tenga in discordia le differenti scuole di musica, poiché le tre scuole principali d Italia, cioè la napoletana, la bolognese e la milanese convengono tutte, essere la quarta una dissonanza quando è ritardo, una consonanza quando fa parte integrante di un accordo. Quanto alla scuola napoletana, non avendo ella una teoria scritta di recente, io, come di lei alunno, faccio fede che, in massima, • entra nella detta convenzione} quanto alle ultre due, veggasi la teoria premessa ai bassi numerati del P. Malici, pag. G. e il Trattato d’Armonia di 15. Asioli, pag. 50 e 55. Falso infine che la filosofia nell’insegnamento della composizione sia bandita dalle nostre scuole di musica. Piacesse a Dio che il sig. Quadri avesse tanta filosofia nell’insegnare, quanta ne aveano Ziugarelli, Raimondi, Mattei, Pilotti, Asioli, Basiiv, senza parlare dei valentissimi che succedettero a questi gloriosi! E forse filosofia il tralasciare interamente la teoria delle! Note di passaggio, delle Appoggiature, delle Anticipazioni e del Pedale? E forse J filosofia nell’insegnamento della storia lo stabilire l’epoca primitiva della nostra musica quattro secoli addietro ’! l’assegnare una data anco posteriore all’unione; della poesia con la musica, e all’invenzione della figura delle note? E forse filosofia! nella dottrina del ritmo l’insegnare che un: pensiero melodico vuol essere seguito da;| un altro eguale a quello, quanto al numero ili battuta, o almeno composto t/i tante che diano un numero pari con quello: cosicché, dopo un ritmo di cinque battute. potrà seguire sem/tre, per esempio quello di Ire, perchè uè risultano otto.’ 15 forse filosofia il pretendere ili metter un alunno in grado di comporre da sé stesso i parti menti, col solò presentargli l’analisi di un parlimento ili sei battute del P..Maltei, esclamando per conclusione in tuono vittorioso: «Ecco, svelato il segreto del Parlimento?» Ebbene questo e tutto ciò che ho notato nel corso di questo scritto formano la grande filosofia del sig. Quadri. VI. Esaminale -a parte a parte le Lezioni d‘Armonia, siegue a dare 1111 colpo d’occhio sul complesso dell’opera, per avere, come a dire, un quadro sinottico di ciò che il di lui autore si è proposto di fare. 1 di ciò che dovea fare, e di ciò che ha fallii.! Quale è stato adunque il suo scopo? 1 1/insegnare l’Armonia, e gli accessori! che. l’accompagnano. A tale effetto è nocessaÌ rio istruire dapprima l’alunno in tutto ciò 1 che concerne gl intervalli, i tuoni. i modi, ’ e il ritmo} quindi dar una teoria degli | accordi e della loro successione: in terzo luogo esporre le leggi della.modulazione, riguardata sotto il duplice aspetto ili aggirarsi in un sol tuono e modo, e ili passare da uno agli altri tuoni, e dall’uno all’altro modo} per ultimo spiegare l’essenza e l’uso delle note che s introducono ad aggiugnerc varietà e vaghezza all’armonia, benché ad essa estranee. Nè tanto basta per un’opera didascalica. Dappoich’ella è specialmente destinala ad istruire, dee contenere, nè più nè meno, tutte le nozioni che si richiedono per conseguire pienamente Io scopo prefisso, e tali nozioni vogliono essere conformi al vero, ed esposte con chiarezza. La quale importa ordine nella classificazione delle materie, sana logica nel mostrar la ragione delle cose, e nel far vedere il nesso che mette in relazione le diverse materie fra di loro, ed infine 111l’elocuzione chiara, evidente, di stile adattato al soggetto, e al possibile in buona lingua. Ora che fu il sig. Quadri? Descrive la scala dei due modi in maniera da mostrare ch’egli non conosce la natura uè della C scala, nè del modo minore} espone la leo- ft ria degl’intervalli, senza parlare di quelli B che eccedono la settima, espone la teoria degli accordi, omettendone tre; indicando fé [p. 62 modifica]la relaziono die gli accordi hanno con la scala dei due modi, tralascia quella che hanno con la scala di modo minore, e commette l’enorme sbaglio di collocare 1 accordo di sesta eccedente sulla seconda del tuono: parla del rivolto degli Accordi, e dichiara non rivoltabili gli Accordi di nona e di sesta eccedente: dà un imperfettissimo abbozzo della teoria della modulazione. e mentre predica la massima dannosa, di riguardare la musica siccome un continuo passaggio da un tuono all altro, si estende in cose inutili, e le veramente utili in parte tocca leggermente, e in parte trascura affallo; entra nella materia delle note estranee aU’armonia, e si limila ad accennare alcuni pochi casi dell’uso dei Ritardi; e infine non lascia sfuggire occasione di accusare siccome erronee, od imcomplete, o prive di fdosofia le altrui dottrine, meutr egli con la sua fa prova di non conoscere, abbastanza nè Scala, nè Modo, nè Tuono, nè Accordi, nè Armonia, nè Contrappunto, nè Ritmo, iiè Storia, nè veruno dagli accessorii onde si adorna l’Armonia. (Net p.Jòglio si darà V ultimo articolo.) MUSICA SACRA Il Salmo Ijumtate, a due cori reali con accompagnamento di Organo, e di ContralibaMSO Scritto dal celebre maestro Francesco Basily per la Sacra Santa Basilica di S. Pietro ili Roma, cd eseguito il giorno 18 gennajo A chi avrà considerato, o sarà per vedere ben addentro, le opere del Basily, non isfuggirà punto, per poco sagace eli’ ei sia, che il precipuo merito di questo compositore rifulge nel servire al suo testo colla più ■squisita filosofia. Grande merito invero ed eccellenza d’arte è questa, che della numerosa schiera de’ compositori lo proclama primo luminare d’armoniche dottrine, e facitore di sacri cantici quali soli si addicono alla santità del Tempio. Se non che, per una anomalia del nostro secolo eminentemente progressivo, mentre ogni utile disciplina d’arti e di lettere tende al proprio perfezionamento, al quale non saprebbe giugnere che per impulso d’uomini sommi, pure avviene non di rado, che di codesti pochi grandi non se ne faccia, qual si dovrebbe’, onorata menzione, e per non parlare d’altre amarezze, lasciandoli rincantucciati e negletti, e le opere loro dannate sono al più vituperoso silenzio, mentre si magnificano oltre misura i travagli di non pochi uomini mediocri. Sciagura fu questa invero d ogni secolo, ma nel nostro la è ben anco, come dissi, vera anomalia dell’umano spirito. Tali pensieri mi occupavano la niente, e mi stringevano il cuore nell’uscire dalla Basilica di S. Pietro il giorno 18 gennajo dopo di avere udito tal pezzo d’italiana armonia bastevole a dar fama ad un artista, e del quale, niuno che io mi sappia, ha fatto motto, e che forse è destinato al silenzio sepolcrale di un archivio!! I salmi aprono ai compositori del merito del Basily un vastissimo campo per tutta spiegare la valentia del loro ingegno. Sul finire del secolo deciinoseltimo il gran P. Marcello dedicandosi a vestir di note questi sublimi concetti, si ebbe tal fama clie non poteva essere la maggiore. La musica di oggidì, arricchita di mezzi di esecuzione, fatta libera da me Ite scolastiche regole che inceppavano i voli della fantasia, e credute in allora di rigore, può, se trattala da un grande artista, produrre degli effetti anco maggiori. La quistione tanto agitala se la musica sia giunta al suo stalo di decadenza o di perfezionamento, non è che un vano cicaleggio per chi io.’simile controversia non è dominato che da cieco fanatismo.. Deraduta è certamente la musica presso alcuni guastamesliere, i quali hanno l’arte bruttamente prostituita-, ma trattata da un grande, e nel caso nostro dal Basily, essa è giunta all apice di quel hello cui non fu tocco da’suoi antecessori. Con ciò non intendo di sfrondare menomamente l’alloro che circonda le tempie de’grandi maestri, gloria de’passati secoli, ma di provare a mio assunto che la musica, non diversamente delle belle arti tutte, è soggetta aneli’ essa ai cambiamenti che il volger degli anni, il progresso della civiltà, ed anche il capriccio della moda sogliono trascinar seco imperiosamente. Joraelli, Pergolesi, e tanti altri, ci hanno dato cose grandi e per il loro secolo forse insuperabili, ina a’tempi nostri per le sole accennale ragioni, astrazione fatta dall’ingegno che nel Basily voglio ammettere uguale nè punto superiore ad essi, egli è certo, ed ogni imparziale giudice in fatto di musica dovrà convenirne, che quelle celebri composizioni, a fronte di questo recente Laudate, per non dir d’altro, sono nenie da non poterne avventurare il confronto, e ciò ho voluto avvertire per svergognare certi fanatici, e certamente digiuni di studi musicali, i quali l’antico, soltanto per esser tale, bandiscono a suon di tromba, volendo per tal guisa condannare all’inerzia i belli ingegni contemporanei, ed impedire l’incremento delle arti. Si ricordino costoro i quali di cotal modo la pensano che il genio, comunque raro, è un dono oiide Dio fregia in ogni età alcuni suoi pochi eletti, quali fia meglio onorare e premiare in vita anziché attenderne la morte per farsi loro apologista. Ma è ormai tempo che ci occupiamo esclusivamente del nostro Laudate. Questo stupendo pezzo a due cori e dieci voci reali, del quale in’ingegnerò di farne l’analisi estetica, ha disposto le sue voci nel seguente modo. Componesi il primo coro di due Soprani, di un Contralto, di due Tenori e di due Bassi ^ racchiude il secondo coro due Soprani, un Contralto e Tenore, ed un Basso, formanti in tutto fra il primo e secondo coro dieci parti reali, poiché le altre due non sono che riempitive di pieno. 11 pezzo è in la terza maggiore in tempo ordinario, e di un movimento allegro maestoso, quale si conviene ad un salmo di esultanza, e sino dal principio se ne presenta vaghissimo il concetto. Laudatepueri Dominimi-, incominciano due tenori, e due bassi del primo coro, ai quali senza interruzione di misura risponde il secondo coro Laudate: questa frase ha un’altra ripresa di quattro Rattute simili alle prime, dopo di clie il primo tenore, ed il primo basso a soli del primo coro concertano per terza cantando Laudate pueri Dominimi, Laudate nomea Domini, mentre il secondo tenore ed il secondo basso dal primo coro medesimo ripetono ad intervalli Laudate pueri, e dopo otto battute l’intiero primo coro, ed il tenore e basso del secondo si uniscono in concerto, e terminano la prima frase Laudate nomen Domini. Vaghissimo è l’intreccio e la risposta l ad imitazione dei soprani e contralti a solo e d’ambo i cori sulle parole Sit nomea Do- i mini benedictum, con che l’illustre autore l ha felicemente espresso l’obbedienza dei ’ fanciulli i quali, invitati a lodare il signore dalle maschie voci de’tenori e bassi, proi|K>no in accenti di lode e di benedizioni. Ex hoc nane et usque in saeculum viene concertalo dai soprani, e contralti del primo coro, i quali portano la modulazione alla quinta del tono principale nei di cui limili si era trattenuta tino a quel punto. Nel tono di mi adunque ambo i cori l’anno echeggiare di nuovo in pieno concerto Sit benedictum non altrimenti che avevano fatto delle festose parole Laudate nomen Domini. Le parole A solis ortu usque àd’óóciisum danno motivo ad una facile melodia eseguita dal primo tenore del primo coro cui tien dietro laudabile nomea Domini, concertante fra le diverse parti del primo coro ed unendosi poi infine nel pieno coro di tutte le voci per far cadenza in la. In tutto questo tratto è mirabile l’effetto della semplicissima modulazione la quale non pertanto è ricca di bellissimi effetti di armonia. Posata la modulazione come dissi, in la, l’accompagnamento d’organo, e dei contrabbassi portasi di posta sulla quinta di fa diesis tono minore relativo di lue su questa corda il soprano a solo del primo coro, annuncia l’eccelso signore. Excelsus, E.vcelsus super omnes gentes, Dominus. Mirabile è l’entrata successiva delle parti di ambo i cori per stretta imitazione nelle parole Et super Coelos gloria e/us, terminando in ultimo col pieno concerto d’ambo i cori. In questo tratto è degnissimo di osservazione il gajo e vivace andamento del basso continuo, mentre le voci tengono note lunghe. (Saia continuato.) A. Cabcano U Y ALXBO MOZART I (utenti precoci n non ponilo dirsi una prodigj moltiplicatisi di giorno in giorno c vediamo eccitare l’universale stupore de’pianisti di dieci anui, o poco più, p. e. un Michelangelo Busso, un Filtsct, de’ violinisti (piasi più piccoli del loro istromcnto, come le. famose sorelle Milanollo, i quali minacciano di detronizzare le più belle illustrazioni esecutive, e comese si trattasse di bagattelle agevolmente superano difficoltà incompatibili colle omiopaliebc loro personcine. Ilarissime volte però venne dato di ammirare le precocità alle quali il genio della creazione melodica e della combinazione armonica, innato,.istintivo c potente, con evidenti c presso che miracolosi contrassegni c con irrefragabili prove senza cultura si manifesta nella più tenera età, e forse dopo I’ unico Mozart, se non vuoisi fare qualche eccezione del nostro Asioli, sull’emisfero musicale non e comparso altro fanciullo il cui nome, avanti compire il secondo lustro, abbia ottenuto incontestati) vanto per le sue composizioni c ferme distinzioni musicali. (.he ora si possa aver sufficienti ragioni di lusingarsi esser sorto un emulo a Mozart, consideralo nella sua puerizia, lo si può evidentemente desumere dal seguente squarcio di una lettera in data di Vienna del C corrente direttaci da persona alle cui asserzioni pienamente prestiamo fede. Is. C... u.... Ho conosciuto c sentito il più gran genio musicale clic (io credo) esista; ciò dico coila maggior persuasione. K un fanciullo di otto anni compili nello scorso mese, di una costituzione non tanto robusta, di fronte spaziosa, di un’indole dólcissima, c di un umore allegro, che chiamasi Giulio Bcnoni, figlio di un agente della contessa’(Taf, splendida protettrice di lui, che impari) le note da un oscuro organista del proprio paese in Boemia. Il piccolo Benoni può denominarsi un «no- «s/ru musicale: figuratevi clic, spinto solo dalla privile- j giata sua organizzazione, compone per tutta orchestra i senza mai incappare in alcuno sbaglio e senza mettersi ’ al pianoforte: Le sue inspirazioni ridondano di canti- ( [p. 63 modifica]- G3 lene, semplici, graziose c soavemente espnMsivci inv provvisa in un modo sorprendente sopra proposti sOg’getti clic meravigliosamente sa svolgere. Nelle sue composizioni ed improvvisazioni preferisce il genere descrittivo, c questa mattina in mia presenza improvvisò una corsa insilila, immaginando olì bell"allegro sempre seguito e che andava incalzando; mentre ei domandò se doveva far rovesciare la slitta, ed essendogli stato risposto adesivamente, senza frapporre alcuno interruzione introdusse svariate modulazioni, cambiò di tempo c di tuono c dipinse al vivo la emifusione c fc grida de’ rovesciati, e poi con incantevole spontaneità ritornò al primo motivo, dicendo con un bel garbo elle i signori cransi di nuovo posti nella slitta. Allora Ulto’ degli attoniti astanti Io pregò di esprimere urta separazione, ed egli modulò tosto una affettuosa c toeeantc melodia in minore. Sembrava un mistico ente elio inspirato desse un addio ad un luogo di delizie eolia speme di presto ritornarvi. Quanto dir si potrebbe di questa meraviglia sarà sempre al di sotto del suo merito. L’altra sera, ritornando dal teatro di Porla Corinzia, dopo aver udito per la prima volta la Lucia, opera clic con immenso successo qui si rappresenta in tedesco, dietro inchiesta di varie persone a memoria ne. scrisse vari pezzi con tutta la slronienlazione, e si vocifera, mentre eseguivano il finale (mi pare) di ciotto spartito, aver egli detto: È curiosa, ci sono due quinte di seguito e due quinte non si devono fare. Essendo stalo riferito a Donizctti una tale osservazione, l’illustre maestro, diccsi, abbia risposto: E vero, egli ha ragione; ma qualche colla si può prender delle liberiti. basta che esse non urlino troppo all’orecchio e serrano all’offello del canto e della situazione poetica. Sono cose che a raccontarle non sembrerebbero vere se non si sapesse il Mozart col Misererò di Allegri averne già realizzate di parimenti prodigiose. Questo genio si sarebbe forse perduto senza il fortunato accidente che sono per raccontarvi, giacché suo padre non voleva assolutamente che si occupasse di musica, anzi Io castigava se di nascosto componeva. La contessa Taf, trovandosi nelle sue terre, aveva bisogno di far copiare, anzi trasportare, un pezzo di musica per pianoforte, e domando se non vi sarebbe stalo nel paese qualcheduno capace di farlo, al che le venne risposto non esservi che il figlio del suo agente; essa allora fece chiamare il Lenoni c fu assai sorpresa nel vedere un ragazzino, né credeva che ci potesse trasportare il pezzo, c fu oltremodo meravigliala (piando senza neppur un errore lo trovò posto in altro tuono, e lo udì ben anco da lui eseguito correttamente. Nei passalo ottobre essa Io condusse a Vienna per farlo educare e lo affidò al chiaro -contrappuntista Sechici-. Egli prende lezioni eziandio di pianoforte, ma quasi contraggenio, mollo annojandosi a studiare gli esercizj Duramente meccanici, indispensabili per acquistare sicurezza di portamento su questo istromento. Avvi chi assicura non essere rriài accaduto al piccolo boemo difare uno sbagliò di contrappunto; nello stendere le partiture solo i clarinetti gli danno qualche volta un po’ da pensare. Dopo la musica dell’immortale creatore del Don Giovanni egli dà la preferenza a quella dei maestri italiani. Ciò che ora scrive non si risente del gusto dominante, ma sembra una felice derivazione c spontanea fusione degli stili di Ha/d»,.Mozart, Cimarosa e di quello della prima maniera di Rossini; la dolcezza e semplicità del canto c il principale attributo di questo quasi soprannaturale compositore 11011 La precocità del Lenoni é un fenomeno ed uno dei problemi i più difficili c complicali il cui esame c scioglimento può esser abbandonalo alla sagacità c pazienza de" psicologi.... ii Ammettendo questa Cronaca Drammatica dettata dal sig. G. I. diamo risposta all’invito che il medesimo ci ha fatto nella lettera inserita nel foglio N. 13 di questa Gazzetta. CRONACA DEL TEATRO RE DRAMMATICA COMPAGATA al servizio di §. M. Sarda. Passando sotto silenzio alcune traduzioni o riduzioni dal francese poco note o nuovissime, che, se non altro, valsero, nel corso delle or finite rappresentazioni quadragesimali, ad escludere ogni ragionevole motivo di lagnanza intorno alla proverbiale rancidità, di cui taluni, piuttosto per tradizionale abitudine che per giustizia, vanno accagionando il repertorio di questa compagnia, di quattro novità, che al nostro paese direttamente si riferiscono faremo qualche parola. Sono queste: I Bagni, commedia del signor Nota; Gilbert, dramma del sig. Celestino Rcgis piemontese; Il Galantuomo }>cr transazione, commedia postuma 1 del conte Giramf;. e’ Giusejìpe Pcraechi, nuovo attore j stato ultimamente scritturalo’ per le parli di giocane i A chi volesse per amor di confronto ravvicinarli, la commedia rtéf Nota’ ed if dramma del Uegis presenterebbero l’antitesi più segnalata. Quella sorride sopra (donne umane e pressoché innocue debolezze, o assolutamente od unicamente destinata ad eccitare l’ilarità nello spettatore, ed il suo principale interesse in tuli’altro consiste ohe nell’importanza dell’argomento fondamentale, il quale ei ricorda la l’iuta ammalala del Goldoni, fatta centro intorno a cui aggruppare alcuni intrighi più o meno piccanti o ridicoli imitati da quelli clic (ialino luogo più di frequente fra le persone che soggiornano ai bagni, precisamente alto stesso modo coti cui la Kosaura del poeta veneziano serve di mezzo onde smascherare l’Impostura c l’ignoranza di alcuni medici. Questo, cioè il dramma del Legis, fonda all’incontro nella gravità del soggetto il suo Principal titolo al suffragio degli spettatori; Gilbert é una eccezione sociale, é un poeta incompreso, che in tempi posteriori avrebbe forse trovalo un eco a lui più favorevole, ma che rimane conquiso dallo Spirito beffardo e dal materialismo di Voltaire c compagni, ai tempi dei quali egli visse; perseguitalo come Tasso, mendico come. Cmnocns, finisce collo smarrir la ragione, c muore d’una morte inaudita, inghiottendo ila chiave della cassetta che racchiude i suoi scritti, follemente sperando così di toglierli al pericolo di cader nelle mani de’ propri nemici; / bagni, a nostro credere, hanno diritto airosliniazionc del critico imparziale, perchè la temuta del subbictlo é avvalorata dalla buona proporzione e disposizion delle parli, dalla scorrevolezza c verità dei dialoghi, dalla spontanea attaccatura c dal semplice intrccciamenlo dell’1111 filo coll’altro, perchè insomma appariscono l’elaborato prodotto di un uomo clic dà rapai-radi sapere diquclla pratica di cuiposI sono essere al possesso soltanto coloro clic da lungo tempo I sono esercitali in un’arte. D’incoraggiamento ò poi deI gno senza dubbio il signor Legis, clic stampa adesso le j prime orme nel difficile arringo drammatico. Certo ’ egli ha «inolio di apprendere a dar più movimento a’ suoi j scenici lavori, introducendovi un maggior nùmero di incidentic di fatti; poiché tolta così la monotonia dell’azione ed avuto modo di farla progredire più rapidamente, il calore delle parole ch’egli sa mettere in bocca a’ suoi personaggi ricscirà di ben altra efficacia; ina chiarisce fin d’ora un criterio abbastanza retto net condurre a fine le cose ch’ci si propose, e davvero secondo noi disimpegnossi in modo lodevole, della difficilissima situazione di esporre sulle scene una morte si strana «piale é quella prodotta da una chiave inghiottita. Forse era meglio abbandonare affatto questo argomento, perché in sé stesso spaventevole e ributtante nella catastrofe; perché dipinge la condizione eccezionale di 1111 uomo, compassionevole si, ma clic non può essere ugualmente degno «li compassione per tutto il pubblico; perché finalmente l’autore fu obbligato dalla necessità del soggetto a trattarlo in un modo che, per procurare ili farci intendere, diremo didasea- j lico, e clic per interessar veramente esigerebbe una ’■ classe speciale di spettatori; sì lutto ciò è veris- i simo; nondimeno questi errori dell’inesperienza cdcll’ardor giovanile, questi effetti del desiderio naturalissimo di voler far puntello a sé stesso «li ùn personaggio elevalo, pare a noi delibano trovare facile scusa c non togliere al certo, per freddo abbandono, la dolce lusinga a questo giovane di riuscire a buon termine, percorrendo «inetta strada di cui adesso non fece che, varcare le soglie. Del Galantuomo per transazione del conte Giraud, ne fu interrotta la recita prima che il quartetto finisse, lln graziosissimo prologo in versi marlclliani con cui l’autore ingegnossi di predisporre a pròprio vantaggio, 0 a dir meglio a vantaggio del proprio protagonista, gli spettatori, non valse all’intento; la commedia fu trovata priva d’intreccio, come sbiadito 0 non abbastanza chiaramente delincato il carattere del personaggio da cui prende il titolo. Queste cose sono vere, ma secondo noi, l’impazienza del pubblico fu nondimeno soverchia; bisognava lasciar finire e quindi disapprovare. A giustificare poi il conte Giraud, il piacevolissimo autore del Don Desiderio c dell’.Qo nell’imbarazzo, l’italiano conte Giraud, che, a malgrado di questa sua caduta, noi ci prenderemo quasi la libertà di chiamare addirittura Giraudi 0 Girando poiché la desinenza del cognome lo fa troppo di frequente scambiare con uno straniero, a giustificare questo valente commediografo di cui deploriamo sempre la perdila, valga I osscrvaGalanluomo per transazione, celie probabilmente rimase postumo, per l’unica ragione ch’ci lo teneva in conto di ben poca cosa. Passiamo al sig. Pcraechi; noi lo abbiamo sentilo tre sole volte; una nella Duchessa ed il Paggio, l’altra negli Innamorali, c l’ultima nella Famiglia imbarazzala per amore. È un giovanetto che promette assai, c nelle parli di Fulgenzio e d’Isidoro piacque anche più che in quella di Paggio, «love, ci sembrò pendesse un • pochino alla cattiva scuola; a quella scuola clic dc!; clama 0 grida c non parla. Ma, intendiamoci bene; ali|j binino detto ci sembrò chc pcndessc, perché veramente in quella prima parte non ha precisamente’ né gridato, lì né declamato, sebbene non ei sia partito scrupoloso ccr|j ealor di «jiiel vero di cui adesso possediamo anche noi un j modello in Gustavo Modena. Vogliamo nondimeno spe| rare che i nostri dubbi non si faranno cortezza, quej sto signor Pcraechi avendo in sé. quanto basta, ov’egti approfittare ne sappia, per dare alla Commedia italiana! un buono ed elegante amoroso. La sua voce é gra|| devote, e salmo certi che coll’esercizio riuscirà anco a onderln nlipianto più robusta; questo ottenuto, glielo tiriamo per tempo, non ne abusi per carità, poiché nulla ’Ila di più difettoso in 1111 artista drammatico di quello li gridare; gridare e dimenare le braccia sono due rribili difetti, sui quali ei fermiamo da bel principio, loichè pur troppo sono difetti comunissimi c pressoio’; contagiosi! Ci parrebbe di aver guadagnato assai c arrivassimo a liberarne gli artisti futuri! G. I. CARTEGGIO Parigi La novità musicale più importante di questi ultimi giorni si è il Carlo VI di Ilalévy, clic ottenne un grande e meritato successo aU’Opéra. Tutti i giornali si occuparono, come é facile supporre, di questo nuovo lavoro, e tulli vi trovarono «ielle grandi bellezza cromatiche e poetiche, commiste ad alcune imperfezioni, fra le quali la più eminente é forse l’eccessiva lunghezza. Cinque grossi atti, divisi ciascuno in un rispettabile numero di scene, metto» un tributo 1111 po’ troppo forte sull’attenzione pubblica; per quanto talento vi metta un autore, per «pianto egli sia vario e. brillante ne’ suoi concetti, splendido c ricco nella sua istrumcnlazione, non sarà però meno vero clic sei ore armoniche possono alla fine stancare la pazienza del più devoto ed intrepido spettatore. Dettovi questo, io non vi farò un esame minuto di quesl’Opcra colossale, giacché la mia lettera assumerebbe delle proporzioni decisamente gigantesche. Io non v’accennerò neppure i pezzi clic esercitarono una viva impressione sul pubblico, e clic riscossero l’approvazione degl’intelligenti pcll’ingcgnosa loro tessitura; giacché quésta nomenclatura inutile per voi, ricscircbbc per me alcun poco nojosa. Io mi limiterò quindi a dirvi clic l’autore della Juioc arriccili la scena francese d’uno sparlilo degno dell’alta sua riputazione, c che si manterrà lungo tempo c con successo nel repertorio deu’Opéra. Forse in alcuni pezzi gli mancò l’ispirazione, forse alcuna volta egli accettò «Ielle, idee clic non hanno «ma grande impronta di novità c di bellezza, ma dappertutto egli lasciò campeggiare quella sua maniera larga, energica, polente, clic indica nell’IIalevy un artista profondo e coscenzioso, clic studiò seriamente, c che nbborre da quella leggerezza vuota c superficiale, clic seduce facilmente le masse, ina clic le nausea ancora più facilmente. Il libretto «lei fratelli Dclavignc é una delle più belle composizioni di questo genere che sia mai stata offerta ad un pubblico. L’azione ne é chiara c drammatica, la versificazione brillante ma forse un po’ troppo lirica, e tutte le passioni vi sono messe in movimento, cominciando dalle patriotiebe per discendere fino alle amorose, mantenendo sempre vivo l’interèsse. La mise cu scene ò prodigiosa; l’Opera ha sfoggialo 1111 lusso, una pompa, una prodigalità nel vestiario c nelle scene, superiori ad ogni credenza; paro clic il palco scenico sia divenuto il regno «l’un incantatore, che vi fa passali; col solo agitamento della sua verga da meraviglia Fu concesso un privilegio ni signor Antenore Joly per la creazione d’im nuovo teatro lirico. II pullulamento inesauribile dei fabbricatori di cantilene, «li pezzi concertati c di spartiti fece sentire il bisogno «li aprire una nuova uscita, per cui potessero scaricarsi queste fontane musicali, clic abbondano dappertutto, ina principalmente a Parigi. II ministro dell’interno si acquistò con tale concessione dei diritti alla riconoscenza di coloro clic amano i progressi dell’arte, e, che desiderano che sii;no offerti dei mezzi allo sviluppo dell’ingegno. Nel nuovi) teatro sarà permesso il dramma e con arie nuove, e l’oliera semiseria in due atti. Queste due ultime attribuzioni lasciano credere clic il genere lirico vi dominerà a preferenza d’ogn’altro, tanto più non essendo determinata la proporzione delle opere clic potranno essere ammesse. Io vi assicuro clic aperta questa nuova lizza non mancheranno i concorrenti; gli artisti si sono pur troppo moltiplicati eccessivamente, c tutti cercano di mettere in giro le proprie merci; peccato clic i consumatori comincino a disgustarsi vedendo alla fine clic tulle le stoffe si assomigliano, e che tutte le vivande hanno lo stesso sapore. Io non vi parlerò dei concerti che continuano, «lei j balli clic non cessano, delle sottoscrizioni polla Gua! dalupa clic riempiono, termine medio, due colonne dei | nostri giornali politici; questa volta voglio esser breve I, a tutti i costi, cd io spero clic me ne sarete ricono- ’ I! sccntc. Credetemi. Il vostro G. C. [p. 64 modifica]) PIETRO VIMERCATI. Già da trcnlasei anni il milanese Vimcrcali va per I correndo l’Europa col mandolino alla mano, islriinicnU | da lui stesso fabbricato e ch’egli solo seppe rendei suscettibile di un cITcllo di mollo superiore a (pianti si potrebbe pretendere dalla si corta tensione di quelli stridule corde, e ila quella tenue derivazione del liuto A lutto dritto oggi si può asserire essere egli il soli vero sostenitore del mandolino, che oramai gii artisti sconfortati dall’insufficienza ed asprezza ili suoni coll’lindamente staccati, lo abbandonarono, lasciandolo il balia de’ vacillanti girovaghi da caffè. Parlare del Vi mercati e di mandolino è la medesima cosa: l’uno i l’anima dell’altro, questi la vita di quegli. Le circassi e le russe sospirarono alle patetiche frasi del Vimcrcali, le spaglinole e le siciliane a saltellanti pizzicai di lui intrecciarono liete carole, le francesi a’ vibrai suoi accordi s’infervorarono, le inglesi stettero estatiche agli arpeggi di lui, le italiane in fine dcliziarons alle scorrevoli sue scale cromatiche di si perfetta esecuzione nelle loro sfumature. Operò prodigi. Vimcrcnl fu e sarà il non plus ultra del mandolino. Dopo lunga serie di anni ritornalo in patria, s espose a! teatro Re e lutti sanno l’accoglienza gentili che ivi ebbe; quindi prima di recarsi a Londra pensi d’invitare ad un’accadciliia nell’I. IL Ridotto della Scali per dare, non dubbie prove suiristroiiiento, come gii si disse, da lui solo ridotto al più allo grado di perfezione. Il concorso in pieno non corrispose all: bravura ed alle speranze del Concertista, il quali in due proteiformi pezzi aspirò ben anco ad esser compositore. Ognuno si parti dalla sala soddisfatto del Vimcrcali, dell’abile pianista l-Vrraris chi in un Duo di Oshorme e Bériot e nel Capriccio d Tlmlbcrg stilla Sonnambula riscosse generali applausi clic pure vennero unaiiimamcntc diretti alle belle disposizioni vocali della Pittatoli ■ e de’ tenori Fra i Gajn, i quali mercè ben continuati studj potranno conBIBLIOGRAFIA MUSICALE; Licei. Carlo Ferdinando. Fantanin sullo Stallai - Rapsodie - Rallata - Ode Valzer di bravura - ed Esercizio indispensabile. Fra questi sei pezzi, fatta la debita eccezione per l’utilità clic gli studiosi ponilo ritrarre dall’Esercì zìi: indispensabile, il cui giornaliero uso non sarà inai abbastanza raccomandato, noi amiamo dare in preferenza alla flap sodi a Op. 27, siccome quello clic a linone cantilene dall’istcsso Liekl immaginate, accoppia ciTctluosi passi più che mai atti a metter in rilievo le molteplici risorse dcH’istromciitò e In valentia del suonatore, senza clic questi si trovi costretto ad adoperare immani sforzi per eseguirli. Altre volte ci siamo dichiarati contrari a que- compositori di musica istromcntalc, i quali accumulano difficoltà sopra difficoltà rendendo i loro pezzi più di un risultato meccanico che di ini effetto ideale e toccante. Ad una tale nostra avversione devesi attribuire se al grandioso lavoro sopra i due temi dell- a solo del tenore e del duo nello Stabat A/a ter non abbiamo assegnato il più cospicuo posto fra le ora enunciate opere del coscienzioso e forte Liekl. La fantasia sullo Stabat è dedicata a Liszt da cui sembra composta: essa alle prodigiose dita del prepotente pianista specialmente eonriensi, cliè. per la pluralità degli esecutori di prima forza può servire bensì di proficuo studio nelle loro camere, ma forse mai di un agevole pezzo da concerto. Lo stile n’è sostenuto ed imponente dal principio alla fine, e perciò Liekl ineritasi (fucile lodi clic per la ragione oppòsta abbiamo creduto non dover compartire a Kalkbrcnncr, Wolffc Bèriot, i (piali po’ primi ricorsero alla più recente fonte melodica dell inesauribile Orfeo Pesarese. Negli altri tre pezzi, pure commendcvoli. Liekl non veline meno a’ propostisi assilliti di fare sfoggio cioè più ili passione che di saltellanti concetti nel l’altzer, di poetica elevazione ucll’Ode e di piccanti contrasti nella Rullata. fs. C. NOTIZIE DIVERSE - Alla drammatica compagnia al servizio di S. M. iarda succederà nella prossima stagione di Primavera, a Compagnia Francese diretta da Mons. Alex,unire.Se tanno fosse desideroso di conoscerci nomi degli artisti che a comporranno può soddisfarsi coll’elenco seguente. Mons. Darbkl premier réte Gastox jeune premier rdlc, jeune premier. i Mons. Madincie jeune premier. • Weber Secontl premier riile.» Hoxis pére notile, financier.!■» Ai.f.ximirk premier comique. Cii.tRi.Ks I’krcet Secanti comique.... Dorsax Raisonucur.! - Ai.bf.rt Valiti. Uociif. régisseur generai. ( - Blancaiit soufficur. Grassa e Chef il’Orchestre.!: Mail. La Roche Stefani jeune premièr riile. jeune • Di tkknoy ’premier Mie. Aihckjnk ingenuité. • J,CONTINE seconde et trnisième amvrense Gkassai’ duégiie mire notile. Artistes en representation mons. et matl. Meni Momziiki! primiòr comique et jeune premiare du tliédtre du j Vaudeville de Paris. — Selìgmann rinomato violoncellista e Iloiiorè pianista di primo ordine si trovano a Milano, e si spera i clic nel breve soggiorno clic qui faranno essi abbiano a ilare pubbliche prove della loro valentia. Questi giovani artisti nell’or trascorso inverno a Nizza vennero assai festeggiati: rccaronsi quindi a Torino ivi chiamali a prender parte ad un’accademia della Iìeal Corte, ed in questa città si produssero in un concerto in cui tulli. rimasero ammirali dalla forza e facilità dell’uno e della eleganza, energia e sicurezza dell’altro. Venerili sera uditi in una casa particolare ove cranvi accolti varj intelligenti ili musica, furono trovati superiori ili iiran lunga alia fama clic li precedette. — Gli impresari che della esecuzione dello Stabat Mater pensano ili fare un mezzo di speculazione dovrebbero anzi lutto unire un complesso ili cantanti e suonatori corrispondenti alla importanza dell’opera clic vogliono al pubblico offrire: ciò operando essi non arrischicrcbiicro: di perdervi. Il recente infelice esempio di Bergamo può servire di norma pel tratto successivo. — La Società filarmonica di Firenze, clic a buon | diritto può chiamarsi ornamento e splendore dell’arte musicale in Italia, teste apri le sue Sale con un Iratle! nimcntò eli’ ebbe il più felice esito e clic coinponcvasi ili una cantata immaginata dal maestro Tcodulo Mahcllini per gli onori parentali di Raffaello Sanzio ed eseguila per la prima volta a l’istoja nel palazzo Comunale la sera del 27 luglio 1842, e da alcuni pezzi del pianista Enrico An• geli. Cominciando dal coro d’introduzione, l’effetto della cantata andò sempre crescendo ad ogni pezzo sino al finale. Quelli però più ammirali, siccome ridondanti di maggiori pregi, furono un duetto fra i due bassi (cavaliere 1 pilotiti e Dietro Federighi), la gnja polacca deila, Pornarina (Chiara Bcrtolini’, e l’adagio del finalemagi: slealmente elaborato. Gli or nominati cantanti, a cui dc; vesi aggiungere l’egregio Ceccherini, ottennero gran lode per l’accurata e ben colorita esecuzione - L’Angeli, suonò: delle Variazioni sulla Linda da lui stesso con molta avvedutezza composte, non clic il famoso Trillo di Dohler per l’energia di toccò e per la franchezza e scorrevolezza ili maneggio lasciando in tutti desiderio di udirlo altre volte. — t ua persona altrettanto intelligente in musica che gentile e sincera di modi ci porge notizia ili due Concerti dati a Firenze dalla signora liischop, in proposito di questa cantante dal bel trillo esprimendosi in maniera che non consuona in nulla colle sperticale lodi di cui va zeppo un articolo posto nella Gazzella ili Fi- i renze C da un X intitolalo Trionfi della Bischop.! Quanto al celebre arpista Boclisa, si ammirò in ispecie i la composizione di un suo concerto a grande orchestra. | — Finite le recito della stagione di Carnovale al Gran j Teatro di’Venezia ed il trionfale accompagna mento del! maestro Ferrari e della Lòwc divenuto rimembranza, la i Società Apollinea offrì nuovo campo agli artisti di se-! guatarsi ed ivi le magiche melodie de Marinai e dello Slu- i bnt di Rossini interpretate dal Badiali riuscirono tanto gradite clic si dovettero replicare. — Domenica scorsa, per caso entrati nel Tempio di j S. Giovanni a.Monza, fummo più che mai sorpresi dal- ■ l’udire risnonnrc in quelle venerando volle un’armonia i da paradiso derivante ila sole voci le line alle altre con-! giungendosi con semplicità, nobiltà ed espressione nel j modo il più idnncoa dar adeguato risalto alla elevatezza dei i sarri lesti. Ben poche altre musiche ci penetrarono in grado j tanto eminente come la messa a Cappella di cui parliamo. I Le bellezze dell’Agnus dei, in ispecie, a parole non po- j trebberò esser descritte. Lode si abbia chi fa servire li l’arte a si sublime scopo. — il Forroni ragazzo di soli dodici anni a Pisloja l’mosse a stupore i suoi concittadini suonando alcune: Variazioni di Mayseder ed ini Capriccio sul Pirata del ]’ chiaro suo maestro il cav. Giorgclti con una facilità e I con un brio tale da farlo sembrare un violinista già r provetto. — Trovasi a Torino il pianista ITonorè di cui varj i giornali francesi e italiani parlarono con elogi», qualifi- Il candolo per un valente delia maltiera di Tbalbcrg. Egli I foresi udire e superò la fama che lo nvea preceduto. 1 Quanto prima passerà a Milano. — Ci scrivono da Napoli -1. corr. - Lunedì si eseguisce il perla prima volta lo Stabat di Rossini a beneficio degli; Asili infantili; non essendo permesso eseguirlo in Tea-! tro lo si fa nella sala mineralogica dell’Università. Cento 1 sono i cantanti e duecento quelli dell’orchestra; chi dirige e Mercadanlc il quale ha espressamente composta j una sinfonia sopra molivi dello Stabat stesso. Come è i da invaginarsi l’orchestra e composta dei migliori professori, ed i cantanti e cori formati quasi tutti dai mi- i gliori dilettanti, fra’quali brilla assai una certa signora Del I’relc. Il prezzo cd’min piastra, peccato che la sala: non contenga che so» spettatori! Domani sarà la prova 1 generale, per intervenire alla quale si paga pure una piastra, e senza dubbio vi saranno altrettante persone quanto lunedi; gran Rossini! -- Vienna. Sabbilo giorno 25 p. p. a benefizio de- poveri vi fu un’accademia di scelta musica ove oravi compreso nuche lo Staimi Mater del melodico genio che non ha uguali, eseguito dalle Lutzer e Dielli e da Eri cStandigl. La moda da coi ora lasciansi raggirare molli barbassori musicali di questa capitale non è gran fatto favorevole al lavoro religioso di Rossiui, e pertanto fuvri un tale che, alla prima battuta dello Stabat a forte voce gridando profanazione, divenne ridicolo oggetto di compatimento. — Gli Ugonotti in tedesco al Teatro di Porta Corinzia continuarono ad alternarsi a varie applaudite opere tradotte dall’italiano. La Hasselt e lo Staudigl vi emergono. — Donizctti or ora ha composto un Misertre distile alla Palestrinachc devesi eseguire nella settimana santa alla Cappella di Corte. — Vienna. Oggi sabato i aprile la stagione dell’opera italiana comincia colla Linda di ’Chitmounix, diretta dalla stesso suo compositore, maestro Donizctti. il quale vi farò sentire i nuovi pezzi appositamente scritti per quest’opera a Parigi. ( Gazz. Mus. di Vienna) — Tanto la Gazzetta musicale quanto la Gazzetta teatrale di Vienna combinano nel dire die il concerto dato in quella capitale il 24 p. p. dal signor Dessimo sul Melarono, ha fatto ini fiasco solenni1. — Rubini ha dato la sua prima accademia il 16 marzo a Pietroburgo. — Il celebre suonatore d’arpa Parish-Alvars eccita gran sensazione col suo stromento a B.crlino, o viene chiamalo il I.iszt dell’arpa. (Gazz. teatrale). — Non ha guari si formò a Darmstadt sotto il direttore di Coro, sig. Ncukàuffcr, una Società musicale col nume I.’niouc-Mozart, e nella prima Accademia che si diede (ulti i pezzi ili musica furono ili Mozart. — Nella Gran Accademia Musicale che si darà a Vienna i giorni S e fl aprile, a beneficio dell’Distillilo di pensione delle vedove ed orfani eie’ musici, si eseguirà in ambi i giorni il grande Oratorio: il -Messia, di Hàmlel, instriiiucntato di Mozart. — Nel 1770 si pubblicò a Roma la seconda edizione di una specie di Guida, intitolata: tl Mercurio errante delle Grandezze di Buina, lauto antiche che moderne-, ili Pietro Bossini ila Pesaro, antiquario e professore di medaglie. Una terza edizione ne fu pubblicata a Roma nel 471 j e dedicata al cardinale e vescovo di Passau Gian Filippo di l.amhcrg. Egli è probabile che questo Pietro Rossini sia in parentela col rinomalo maestro di tal nome. (Gazz. Teatrale Univ.) — Federico Hillcr ha composto l’opera intitolata fl Mutinaro e suo figlio, clic si darà sulla scena di Francoforle. -- Si contano attualmente 2S teatri in Europa, illuminati col gas, e riscaldali col vapore. — Nina Morra di Genova, suoiiatricc d’arpa e cantante, in età di 15 anni, darà fra poco alcune Serate a Berlino. Varj alti personaggi s’interessano per questa giovane artista, altrettanto modesta quanto amabile. — Il terribile disastro della Giiadnlupa commosse persino i cuori artistici di Parigi, il celebre violoncellista Seivais diede già un concerto in favore della sventurata Colonia Francese; Thnlherg promise alla sua volta di darne uno, e si spera clic i grandi artisti clic inondano la capitale della Francia imiteranno questo nobile esempio. — Si grida molto e a ragione contro lo spirito di convenienza degli artisti italiani: ora Dùprcz, il celebre tenore dell’Opera, si diede l’incarico di dimostrare clic questa malattia non e ignota anche al di là delle Alpi. Dopo aver sostenuto per tre sere la parte del Delfino nella nuova opera di Hulevy, si accorse finalmente clic la parte era secondaria, e clic gli applausi clic ne ritraeva erano troppo meschini pel grande rappresentante del teatrisino Francese. Penetrato dalla venerazione che egli dovea g se stesso, si rifiutò quindi di continuare a sostenere il personaggio del futuro Carlo VII, e ne cedette la parte al suo supplemento il sig. Marie, clic se la cava a meraviglia, quasi fosse aneli’ egli il primo tenore della Francia. Il sig. Pillet, direttore dell’Opéra. che paga puntualmente e tutti gli anni COOOO franchi al sig. Duprez, ì trovò la pretesa del primo tenore francese alquanto di cattivo gusto e lo citò dinanzi ai tribunali. La sentenza non è ancora pronunciata, ma intanto Duprez è ancora Delfino per interim: toccherà ai giudici confermarlo in Ale qualità od eleggergli un successore. GIOVASSI RICORRI EDIVORE-PROI’RIETARIO, l. "