Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 18

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N. 18 - 30 aprile 1843

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[p. 73 modifica]GAZZETTA MUSICALE mm ti. N. 18. 50 Aprile 4 843. DOMENICA DI MILANO Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno! danno ai signori Associali dodici pezzi di scelta music classica aulica c moderna, destinali a comporre un vo lume in i.° di centocinquanta pagine circa, il quale ii apposito elegante frontespizio liguralo si intitolerà Ax La musique, par des inflexions vives, accentuées. ■ pour ainsi tlire. parlantes, exprime toutes les pas• sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations. ■ et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des st • timents propres à l’émouvoir.» J. J. Ho as: Il prezzo ddl’associazionc alla Gazzella c all’^ntofogia classica musicale c dielTclt. Ausi. L. 12 per semestre, ed elicli. Aust. L.t-i affrancata di porlo fino ai confinidella Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — I.c associazioni si ricevono in Milano presso l’Officio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omcnoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica c presso gli Uffici postali. — Le lettere. i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porlo. ERBATA- CORRIGE. — Nel foglio di domenica passata per errore si disse dato dalla Gazzella Musicale eli Vienna il cenno intòrnoa i/iiesta nostra Gazzella. Quel cenno fu tratto dalla Gazzella Musicale Universale di Lipsia. I. Musica sacra. Miserere del cav. Donizetti. - II. Annunzio BIBLIOGRAFICO MUSICALE. (.OlIlpCndlO SlOricO Filosofico della musica di F. J. Fétis. - Ili. Ankoooti. In qual modo fu composto l’Otello da Rossini. - IV. Accademie. 1. Accademia dei signori Honnoré c Scligmann alla Scala. 2. Accademie in casa del signor Landsbcrg a Roma. - V. Carteggio, All’Estensore della Gazzetta Musicale. - VI. Notizie Musicali DiMUSICA SACRA JIisereri: «lei cav. Domzltti eseguito il Venerili Sunto alla Cag>i»ella di Corte a Vienna. J-^i^rima cura di Donizetti appena m 1 Actdàlia munificenza sovrana ven^ i insignito dei titolo di maeostro di Cappella di Camera e -w p compositore di Corte di S. M. 1. il. A., si fu di scrivere un’Ave diaria per soprano e cori, quelfistessa che recentemente venne applaudita ad uno de’ Concerti Spirituali, e quell’Offertorio servi di saggio dello stile religioso ch’egli voleva adottare e della sua attitudine a poter riuscire anche nel solenne e grave genere di musica, in cui segnalaronsi. oltre molti antichi compositori italiani e il sommo Cherubini, non pochi maestri alemanni dello scorso e di questo secolo. AXAve Maria, Donizetti fece succedere il Miserere, ed in questo eccellente lavoro egli rincorò,quelli clie dubitavano ei poter innalzarsi alla sublimità de’ sacri testi, impose silenzio a barbassori ed agli invidi, genia che suole a preferenza combattere ed avvilire il merito, e destò generale ammirazione. Il proteiforme autore della Linda, delX Anna Bolena e àelXElisiia, da quelfav-* veduto ingegno ch’egli è, pensò a" nòstri giorni difficilmente potersi conseguire il vanto d’innovatore nella musica sacra; dell’incomparabile genio rossiniano non volle seguire le più recenti orme le quali più son rivolte all’oratorio propriamente detto che dirette per esser appropriate a’ ser’vizj divini, e pertanto meglio non poteva operare che risalire alla veneranda fonte del hello musico-religioso ed al tipo ed alle forme dell’unico Palestrina ricorrere, auméntando queste di quanto le successive invenzioni e modificazioni avevano portato di progresso e varietà nella bell’arte. Egli immaginò uiftt composizione ridondante di soave e mesto sentimento, di maestà e di calma, la quale, riprodotta ne’ tempj d’Italia in buon punto, servirà a rimetter molti maestri di cappella sul conveniente sentiero (da cui è giustizia il dire un Baini, un Basily con pochi altri non essersi mai tolti), chè ora l’esenipio di un Donizetti grandemente può influire sugli artisti musicali. 11 Miserere è seri t lo per due soprani, contralto, due tenori, due bassi e cori con accompagnamento di viole, violoncelli e bassi. Ogni versetto è intramezzato da un corale a voci sole da prima all’unisono, poi a due, tre e quattro parti di un risultato non meno nuovo che sublime; e questo corale venne giudiziosamente sostituito a’verset ti in prosa che son vi nelle lamentazioni del Pajeslrina. A giudicarne da una sola audizione i migliori fra i dodici pezzi sembrano: l’introduzione (quartetto in sol minore) di una tinta tanto melanconica che ti commove e dispone ad udire con raccoglimento e divozione il rimanente; i due soli del soprano e del tenore; il penetrante terzetto in sol a Ire soprani di patetica cantilena, di elegante intreccio vocale ben assecondato da un caratteristico accompagnamento a pizzicato; l’a solo del basso, il duetto fra questi ed il tenore in fa bemolle minore con un magnifico andamento a scale cromatiche neH’istronientazione, e la fuga finale. In generale i pezzi sono di breve sviluppo, e gli accompagnamenti, quantunque a sole viole, violoncelli e bassi, sono in siffatta guisa armoniosi e variati da farli tenere qualche volta per l’intiera coorte di tutti gli stranienti d’orchestra. La perfetta esecuzione fece vie meglio spiccare le bellezze del capolavoro ecclesiastico di Donizetti, il quale nel giorno di Pasqua ebbe l’onore di esser chiamato a Corte, ove S. M. l’Imperatrice si degnò. testificargli la piena sua soddisfazione.

  M. L.

Umili) BIBLIOGRAFICO MUSICALE Coiu’Evuio Stokico Filosofico ukli.a.7Ii’sica con ubi dizionario biogr»firo e bibliografico degli nomini e, delle opere ciie più Illustrarono «quest’arte «il E. JT. Ejktis. Prima versione: italiana ampliata da un’appendice, da annotazioni e | da tavoleòncise. Milano, per Antonio Localclli. Alla letteraiura musicale italiana una Storia generale della bell’arte è indispensabile, chè la rinomata del Padre Martini,: quand’anche voluminosa, tratta soltanto della musica delle nazioni che fiorirono prima dell’era cristiana, ed è basata sopra un piano il quale la rende più atta ad esser consultata da’dotti, che letta dalla generalità; quella dell’Eximeiio può dirsi un trattato teorico coll’aggiunta di alcuni ragionamenti sopra varie fasi storiche di epoche da noi lontane; il Saggio Storico della musica, traduzione del cav. C. F. e l’inesatto Compendio del Celioni non bastano ad appagare le comuni esigenzer.e le parziali Storie sulla musica e sui teatri italiani, come l’utile Discorso del Mayr eie Rivoluzioni dell’Arteaga, ci lasciano al liujo di quanto si operò presso gli altri popoli. In aspettazione pertanto di un degno continuatore del Martini, per sovvenire ai nostri sempre più incalzanti bisogni di una storia universale di musica, meglio non si poteva fare clic presentare all’Italia la traduzione del Compendio Storico-Filosofico del Fétis, nella quale notevole opera nulla è ommesso di -ciò che può riuscire di vero interesse è servire ad indicare le molteplici trasformazioni dell’arte, e le invenzioni degli artisti. L’illustre scrittore ha procurato di unire la chiarezza alla brevità, per quanto poteva comportarlo la vastità ed importanza dèli’argomento: con sodezza e profondità di dottrina, con sicure norme filosofiche, con giudizioso criterio, con sagaci mire ed induzioni, con diligenza ed erudizione scevre da pedantismo, meditò e svolse il suo soggetto, consultando i più idonei documenti e discutendo i diversi sistemi in modo che dovunque il suo Compendio venne riguardato per uno de’ migliori e più vantaggiosi libri sulla musica ed in ogni parte u Europa ebbe encomj e traduzioni. Il Fétis airinstrutlivo suo lavoro Storico-Filosofco fece susseguire molti volumi contenenti un Dizionario biografico e bibliografico, al compimento del quale ora non ne manca che uno, ed anche questa colossale opera nella più importante sua parte verrà resa italiana per cura del Locatelli. il conosciuto editore dell’Iconografia italiana, ove trovatisi le vite ed i ritratti di molte notabilità musicali. - Il Dizionario del Fétis verrà corredato da un’appendice, da utili annotazioni e. da necessarie correzioni, che le biografie da lui con indefesso studio raccolte non sempre hanno potuto corrispondere allo scopo prefissosi,. ed essere superiori alle taccie de’critici, f anzi nella parte che concerne i moderni I italiani presenta tali lacune e tali errori di jj date che dell’Italia render si deve assai l [p. 74 modifica]benemerito clii pensa presentarle al nostro pubblico con riforme e correzioni; basta scorrere gli articoli riguardanti Bellini. Donizetti. la Pasta per convincersi die Fétis, nel render conto de1 musicisti italiani contemporanei, non diede sempre prova dell1 accuratezza da lui posta nel parlare degli antichi e della maggior parte di quelli delle altre nazioni. L‘ interesse della grandiosa opera del direttore del Conservatorio di Brusselles. oltre dalle già accennate appendici ed annotazioni, dall’editore italiano verrà accresciuto da una serie di pezzi musicali dei più antichi compositori lino a’nostri giorni, non che da una completa raccolta di strumenti di tutti i tempi e di tutte le nazioni. ed in fine da una Galleria di ritratti dei più celebri artisti e scrittori. Del modo splendido con cui il Locatelli intende adempiere alle sue promesse ed al suo proposto fan piena testimonianza i quattro eleganti fascicoli che abbiamo sotf occhio, ai quali sono uniti quattro figurini miniali di suonatori e d’istromenli indiani} otto pagine di musica con esempj di arie indiane, chinesi ed arabe} di canti deifi Abissinia. dell"’Armenia e delle Chiese greche, di una preghiera con parole del Corano, di un Inno ad Apollo colla semeiografia greca, di melodie russe e gallesi ed un canto del Re David, il tutto trascritto nella notazione ora in uso} ed i ritratti di Piltagora, Rossini, Mozart e Marcello, il quale ultimo meritava questa distinzione quasi a titolo di compenso della noncuranza in cui Fétis inavvertentemente ebbe a lasciarlo, avendo obbliato di farne menzione nel suo Compendio. Le zelanti cure del Locatelli e le ingenti spese da lui affrontate non dovrebbero mancare di esser favorevolmente accolte e debitamente rimunerale dal pubblico, perchè indirizzate ad illustrare e far tenere cara la più deliziosa delle belle arti, la musica, con cui a preferenza alla natura piacque confortare l’umana vita. L’Opera, di nitida edizione, sarà composta di quattro volumi di testo di circa 300 pagine cadauno, ed ogni quindici giorni uscirà un fascicolo contenente un ritratto, una tavola di strumenti, due tavole di musica e due fogli di testo al prezzo di L. 1. 50 Aust. Le associazioni si ricevono presso il signor Carlo Nicolini contrada di S. Pietro all’Orto N.° 890 e dai principali librai. ANEDDOTI In qual modo fu comporto I’Otello, da Hossivi. (Dal francese; Rossini giungeva a Napoli, preceduto da una grande riputazione. La prima persona che egli incontrò disccndendo dal legno fu, come non se nc dubita, l’impresario del teatro San Carlo, lìarlmja andò incontro al maestro colle braccia c col cuore aperti, e senza dargli neppure il tempo di fare un passo c di pronunciare una parola: — lo vengo, gli disse, a farti tre offerte, c spero che tu non ne rifiuterai nessuna. — Io ascolto, rispose Rossini con quel fino sorriso che voi conoscete. — lo t’offro il mio palazzo per te c pei tuoi servi. — Accetto. — T’offro la mia tavola per te e pei tuoi amici. — Accetto. — T’offro di scrivere un’opera nuova per me e — lo non accetto più. — Come! tu rifiuti di lavorare per me? — Per te e per tulli: io non voglio più scriver musica. — Tu sci pazzo, mio caro. — Egli è come ho l’onore di dirvclo! — E che vieni dunque a fare a Napoli? — lo vengo per mangiare dei maccarelli c per prendere dei sorbetti: sono la mia passione. — Io ti farò preparare dei sorbetti dal mio limonicre che è il primo di Toledo, ed io stesso ti preparerò dei maccaroni, di cui poi mi darai le notizie. ■— Diavolo! ciò comincia a farsi grave. — Ma tu mi darai in cambio un’opera. — Noi vedremo. — Prendi un mese, due mesi, sei mesi di tempo, come ti piace. — Vada per sei mesi. — Andiamo a cena. Nella sera stessa il palazzo ili Barbaja fu messo a disposizione. di Rossini; il proprietario s’ccclissò intieramente, ed il celebre maestro potè riguardarsi come in propria casa, e ciò nel più stretto significato della parola. Tutti gli amici, e persino i più lontani conoscenti che egli incontrava passeggiando, erano invitali senza complimenti alla tavola di Barbaja, di cui Rossini faceva gli onori con perfetta disinvoltura. Alcune volte, quest’ultimo si lamentava di non aver trovati abbastanza amici da convitare ai banchetti del suo ospite: appena uvea egli potuto riunirne con pene infinite, dodici o quindici: erano allora i suoi giorni In quanto a Barbaja, fedele alla parte di cuciniere clic s’era imposta, inventava tutti i giorni delle nuove vivande, vuotava le bottiglie più vecchie della sua cantina, c festeggiava lutti gli sconosciuti che piaccia a Rossini di condurgli, come fossero stati i migliori amici di suo padre. Soliamo, verso la fine del pranzo, con un’aria 1111 colai po’ leggera, con una destrezza infinita, c colle lahbra sorridenti, lasciava scorrere fra le pera ed il cacio alcune parole sull’opera clic si era fatta promettere, e sopra lo straordinario successo clic non Ma per quante precauzioni oratorie fossero adoperale dall’onesto impresario onde richiamare al suo ospite il debito che avea contratto, questi rapidi cenili, lanciati quasi a fior di labbro, producevano sul maestro lo stesso effetto delle tre formidabili parole del festino di Baldassare. Egli è perciò che Barbaja, la cui presenza era stata fino allora tollerata, fu pregato politamente da Rossini di non più comparire al (/esseri. Frattanto i mesi scorrevano, il libretto era da lungo tempo finito, c niente ancora lasciava travedere clic il compositore si fosse deciso di porsi al lavoro. Ai pranzi succedevano le. passeggiate, alle passeggiale le partile, ili campagna; la caccia, la pesca, l’equitazione, si dividevano le. ore del nobile maestro, ma non v’era questione della minima nota. Barbaja soffriva venti volle al giorno dei trasporti di furore, delle crispazioni nervose, delle voglie invincibili di fare, uno scandalo. Pure egli si conteneva, giacche nessuno più di lui avea fede ndl’incomparabilc genio di Rossini. Barbaja tenne il silenzio durante cinque mesi eolia più esemplare rassegnazione. Ma alla mattina del primo giorno del sesto.mese, vedendo che non v’era più tempo da perdere, nc riguardi da conservare, prese da un lato il maestro, ed incomincio il seguente discorso: — Qua dunque, mio caro, sai tu che non mancano più clic Ventinove, giorni all’epoca fissata? — Qual epoca? disse Rossini eollò stupore (l’un uomo, al quale venisse rivolta per isbaglio una domanda incomprensibile. — Il 50 maggio. — Il 30 maggio! Medesima pantomima. — Non ni’ hai tu promesso un’opera nuova che deve andar in isccna quel giorno? — Ah! io ho promesso! — Non si tratta di far il meravigliato! gridò l’impresario la cui pazienza era esaurita; io ho attesa la dilazione di rigore contando sul tuo genio c sull’estrema facilità di lavorare che Dio t’ha concessa. Ora non posso più aspettare; io ho bisogno di quest’0pera. — Non si potrebbe aggiustare qualche Opera vecchia cangiandone il titolò? — Vi pensi tu! E gli artisti che sono scritturati espressamente per agire in un’Opera nuova? — Ebbene, li metterete all’ammenda. — Ed il pubblico? — Voi chiuderete il teatro. — Ed il re? — Date la vostra dimissione. — Tutto ciò ò vero fino ad un certo punto. Ma

  • se nò gli artisti, ile il pubblico, nò il re stesso possono

costringermi a mantenere le mie promesse, io ho data la mia parola, signore, e Domenico Barbaja non ha mai mancato alla sua parola d’onore. — Allora la cosa c differente. — Cosi tu mi prometti di cominciare domani. — Domani ò impossibile; io debbo andare a Fusaro per una partita di pesca. — Va bene, disse Barbaja seppellendo le mani nelle, tasche del suo abito, non parliamone più. Vedrò qual partito dovrò prendere. E s’allontanò senza aggiungere una parola. Alla sera Rossini cenò d’ceecllentc appetito, è fece onore alla (asola dell’impresario da uomo, che avea perfettamente obbliala la disputa del mattino. Ritirandosi, egli raccomandò al suo domestico di risvegliarlo alla punta del giorno e di tener (ironia una barca per Fusaro; dopo questo egli si addormentò nel sonno del giusto. All’indomani il mezzogiorno suonava col mezzo delle 500 campane possedute dalla felice città di Napoli, ed il domestico di Rossini 11011 era ancora salito dai suo padrone; il sole dardeggiava i suoi raggi attraverso le persiane, c Rossini, svegliatosi di sopra salto, si solleva a metà sul suo letto, si frega gli occhi e suona: il cordone del campanello gli rimase fra le Egli chiama dalla finestra che metteva sul cortile: il palazzo resta mulo come, un serraglio. Egli scuote la porla della sua camera; la porla resiste alle sue scosse; essa era murala al di fuori. Allora Rossini ritornando alla finestra si mise a urlare: al soccorso: al tradimento: all’agguato! Egli non ebbe neppure la consolazione, di udir l’eco rispondere alle sue grida; il palazzo di Barbaja era l’edificio più sordo del globo. Non gli restava più che. una risorsa, od era di saltare dal quarto piano; ma bisogna confessarlo a lode di Rossini, che questa idea non gli venne neppure pel capo. Dopo una buona mezz’ora, Barbaja comparve col suo berretto di cotone ad una finestra del terzo piano. Rossini, clic non aveva abbandonata la sua finestra, ebbe voglia di lanciargli una tegola, ma si contentò di coprirlo, d’imprecazioni. — Desiderate qualche cosa? gli chiese l’impresario con voce melata. — lo voglio oscire all’istante. — Voi sortirete quando avrete finito l’Opera. — Ma questo è un sequestro arbitrario! — Arbitrario fino clic volete, ma io ho bisogno d’un’Opera.. — Io me nc lamenterò con tutti gli artisti, ed allora vedremo. — Io li porrò all’ammenda. — Ne informerò il pubblico. — Io chiuderò il teatro. — Andrò dal re. — Ed io darò la mia dimissione. Rossini s’avvide d’esscr stato preso ne’ suoi lacci. Cosi, da uomo supcriore, cangiando ad un tratto di tuono e di maniere, disse con calma: — lo accetto lo scherzo, c non vado in collera; ma posso sapere quando mi sarà restituita la libertà? — Quando mi sarà rimessa l’ultima scena dell’Cipero, rispose Barbaja levandosi il berretto. — Va bene; mandate questa sera a prendere la sinfonia. Alla sera si rimise puntualmente a Barbaja un quinterno di musica sul quale era scritto a grandi lettere: Sinfonia dell’(Hello. Il salon di Barbaja era pieno di celebrità musicali, quando ei ricevette questo primo invio del suo prigioniero..Mise mano tosto al pianoforte, si decifrò il nuovo capolavoro c si conchiusc che Rossini non era un uomo, ma che simile a Dio egli creava senza fatica c senza sforzo, pel solo atto della sua volontà. Barbaja, quasi pazzo di gioia, strappò il pezzo dalle mani degli ammiratori c lo mandò alla copisteria. AIl’indomani egli ricevette un nuovo quinterno, sul quale si leggevà primo ulto dell’Otello; questo nuovo quinterno fu inviato egualmente ai copisti, clic adempivano al loro dovere con quella passiva obbedienza a cui Barbaja li avea si bene avvezzati. Dopo tre. giorni lo spartito dell’Otello era stato consegnalo e copiato. L’impresario, 11011 potendo frenare i trasporti della sua contentezza, si gettò al collo di Rossini, gli fece le scuse, più commoventi e più sincere pcllo stratagemma clic era stato costretto d’impiegare, e lo pregò di terminare l’opera assistendo alle prove. — Passerò io stesso dagli artisti, rispose Rossini con un tuono affatto tranquillo, e farò loro ripetere la parte. In quanto ai signori dell’orchestra io avrò l’onore di riceverli presso di ine. — Ebbene, mio caro, tu puoi intendertela con essi. La mia presenza 11011 ò necessaria, ed io ammirerò il tuo capolavoro alla prova generale. Ancora una volta, io ti scongiuro di perdonarmi il modo con cui t’ho trattato. — Neppure una parola di più a questo riguardo, od io vado in collera. — Cosi dunque alla prova generale? — Alla prova generale. Il giorno della prova generale arrivò alla fine; era la vigilia di questo famoso trenta maggio, che aveva costalo al Barbaja tanti trasalimenti. 1 cantanti erano al loro posto, i suonatori occuparono l’orchestra, e Rossini s’assisc al cembalo. [p. 75 modifica]leganti, alcuni signori privilegiali I palchi di proscenio; Barlxija raggiunte, I fregava le. inani, c passeggiaci, liscliiando ’ •ida Barbaja. Passiamo alla cavatina del o fece sileni violino solleva l’archetto e si replica stessi applausi, ed anche più entusiasti se e. possibile, scoppiarono alla fine di questo pezzo. Rossini s’alza e saluta. — Bravo! Bravo! ripete Barbaja. Veniamo ora alla I. orchestra suonò per la terza volta la sinfonia. — Via dunque! gridò Barbaja inasprito, tutto ciò è delizioso, ina noi non abbiamo il tempo di fermarci qui fino a domattina. Clic si passi alla cavatina. Ma malgrado il comando dell impresario I orchestra continua a suonare la Sinfonia. Barliaja si slancia sul primo violino, e prendendolo pel bavero gli grida al— Ma clic diavolo avete voi, che seguitate, da un’ora a suonare la stessa cosa? — Per bacco: disse il violino con una flemma clic avrebbe fatto onore ad un martire, noi suoniamo ciò clic ci fu dato. — Ma voltale dunque, la pagina, imbecilli! — Noi abbiamo mi bel volgere, non v’è elio la — Come, non v’è clic la sinfonia? gridò l’impresario impallidendo: quesl’ò adunque un’atroce mislifiHossini s’alza c saluta. Ma Barbaja era ricaduto sulla sedia senza movimento. I.a prima donna, il tenore, lutti gli astanti gli accorsero intorno. Per un momento lo si credette colpito da una apoplessia fulminante. Uossini, desolato eliclo scherzo prendesse una piega dnò a Barilaja con una decisa iuod io ini porto a qual^Ma’alto’sua vista, Barbaja seti si mise a urlare da vero osscs; — Va via di qui traditori che eccesso. — Vediamo, vediamo, disse Rossini sorridendo, se, non vi è un qualche rimedio. — Qual rimedio, assassino? Non è domani il giorno della prima rappresentazione? — Se la prima donna fosse indisposta? mormorò Rossini a bassa voce ncli’oreccliio dell’impresario. — Impossibile! questi gli rispose nello stesso tuono; essa non vorrà attirare sopra sé stessa Io sdegno ed i pomi del pubblico. — Se voi voleste pregarla un pocolino?... — Sarebbe inutile. Tu non conosci ia Colbran. — Io vi credeva in buon’acque con essa. — Ragione, di più. Pa ciò che vuoi, ma io l’avverto elle è. tutto tempo perduto. II giorno dopo si leggeva sull’affisso del San-Carlo, che la prima rappresentazione dell’OteWo era sospesa per indisposizione della prima donna. Otto giorni dopo si rappresentava l’Olcllo. Il mondo intiero conosce oggimai quost’Opcra, sicché noi non abbiamo nulla d’aggiungere. Otto giorni erano bastati a Rossini per far dimenticare il capolavoro di Shakspeàrc. Dopo la calata del sipario, Barbaja, piangendo (l’emozione, cercava dappertutto il maestro per stringerselo al cuore; ma Rossini, cedendo senza dubbio a quella modestia che sia si bene ai trionfatori, s’era involalo alle, ovazioni della folla. All indomani, Domenico Barbaja chiama il suggeritore, clic adempieva presso a lui le funzioni di cameriere, impaziente com’era il degno impresari;) di offrire al suo ospite le sue felicitazioni. Il suggeritore — Va, c prega Rossini di discendere da me, gli disse Barbaja. — Rossini-c partito, rispose il suggeritore. — Come partito? — Partito per Bologna allo spuntare del giorno. — E senza dirmi niente! — Egli vi ha lasciati i suoi saluti, signore. — Allora va a pregare hi Colbran di perméttermi di sabre da lei. — La Colbran! — Sì, la Co II iran. sei sordo questa mattina? — Scasate, ma la Colbran è partita. — Impossibile! — ‘ La scellerata! mi abbandona per div enire l’amante di Uossini. - Manco male! Ales. Dumas. ACCADEMIE file’ signori Selif/ttiatin c«l ffannone nell’fi. K. Teatro alia Scala la sera dei 27 aprile. 11 fortunato incontro ottenuto dai signori Ilonnoré c Scligiuann nella sala del Ridotto al primo esporsi al nostro pubblico, li animò a cimentarsi nell immensa aula del gran teatro. Il concorso, ci duole il dirlo, non lai potuto questa volta servire di altra eccezione alla massima generale, clic in Milano cioè, le pubbliche accademie non sono mollo frequentate, e sì clic tutto trovavasi riunito per formare,un interessante trattenimento musicale. 11 fiore degli artisti della presente compagnia, del valore de’ quad meglio clic nel Don Pasquale si avrebbe potuto recar giudizio, che i pezzi erano da loro scelti, e perciò si poteva esser certi clic sarebbero.pienamente adatti a-rispettivi mezzi; i professori d’orchestra, clic avevano ricorso ad una dotta sinfonia per essi immaginata da Merendante; il ballo del Profeta velalo clic cinsi tanto lodato da alcuni nostri giornalisti, ed il magnifico coro de’ Bombardi alla prima Crociala. Tutto questo era posto quasi a cornice do’ pezzi scelti da due concertisti francesi. Scligiuann, predilètto allievo di N’orblin precettore nel Coiiscrvalorio di Parigi, nuovamente fece mostra ili compostezza c sicurezza nel maneggiare il violoncello; di bella ed omogenea cavata e. di quella giusta espressione, la quale mai 11011 trascendendo lino all’esagerazione, più dolcemente tocca. Avanti il suo capriccio sulla. Sonnàmbula, egli eseguì il duo di Osbornc e Bériot sopra molivi del Guglielmo Teli, ed in questo brillante pezzo, in origine scritto per violino, potè sfoggiare maggiori o almeno più appariscenti difficoltà clic nella prima accademia, e pertanto speriamo abbia ottenuto di appagare le esigenze di coloro i quali da. un concertista venutoci da Parigi con rinomanza, pretendevano clic, olire dilcllare. c coinniovcrc, dovesse ben anco sorprendere. La Fantasia sulla Lucia di Prudcnl fu quella clic valse al Honnoré i più vivi suffragi e elio ebbe generalmente a convincere egli esser imo de’ più tersi, nitidi c brillanti pianisti clic siansi a noi presentati. Lo stilè della esecuzione di lui ( già lo dicemmo nclvazione di quelli di Tlialberg e bollici- e forse non ’ mollo può tardare, a rendersi degno di esser pareggiato a questi; sommità. Agli anzidelti pregi aggiunger devesi clic egli, disdegnando il mero risultalo incccacanico, da cui fatalmente lasciansi traviare molti pianisti, fa caldure ii proprio istronienlo con alquanto di eleganza e soavità se non con passione, c clic il suo modo di stare al pianoforte, c di portare la mano, non può esser più tranquillo e. naturale, in ciò polendo servire di modello agli sludiosi.o di confusione a chi con smorfie c scontorcimenti crede imporre alla pluralità. Questi due artisti clic in Milano lasciano onorevole ricordanza c speriamo poter qui altre volle apprezzare, sembrano decisi ad incamminarsi alla veneta capitale. La vera abilità dovunque troverà ammiratori. I. C. Accademie «li musica in casa «tei signor huntlstbery a fiComa. (Dalla Rivista teatrale). Alla somma valentia, che il sig. Landsbcrg addimostra nella musicale facoltà, dccsi a ragione aggiungere un gusto squisito, cd uno zelo non a tutti comune.’ Questo egregio artista alemanno di già Ita dato non beve impulso alla musica classica in Roma, radunando da molli anni in qua in sua casu nelle serale invernali il fiore de’ dilettanti c de’ professori di musica sì stranieri che romani. Ivi cseguisconsi le più classiche, composizioni vocali c strumentali de’ primi maestri di questa gentile cd innocente arte. Il venerdì alla musica: profana, il mereoledì c destinalo alla sacra. Palestrina,: Marcello, ZiDgarelli, Baini, Basily. Rossini, Donizetti, Bellini. Mcrcadantc, Mozart, Havdn, Beethoven, Hummel, Weber, Gluk. Hcndel, Sebastiano Bach, cd altri j compositori silTalti’formano parte della giudiziosa c prov" i. Pigliarono parte all’esecuzione in questa — in. Ciabatta, Fauvct, g. Franck (1), Kckcrt, "anelli (3), Rubini (4), rzclli, Caraccini.cc.

 di cosi Tel le serate venne dal sig. Landsbcrg

invitato ad intervenire l’illustre compositore Spuntini, il quale sul primo entrare nella sala accademica ebbe a vedere il suo busto coronato di bori, cd altra bella corona fu suo malgrado postagli sul capo dallo mani dei signori alemanni ivi a lai uopo accorsi. Rese il nobile compositore sincere grazie allo zelo di qucsli slranicri, clic in seno alla sua patria l’avean fallo segno a tale onore: volle però loro rammentare, clic una delle (1) Celebre pianista. (2) Violoncellisti esimi. (3) Sublimi e famosi violinisti. t-i) Maestro di cappella in Pietroburgo. da tutti furono accettate con entusiasmo. Quindi lettera che qui riportiamo, esternò i suoi vivi sentimenti di gratitudine c riconoscenza. All’egregio sig. Landsbcrg — Roma 4 Marzo IS43. Degli artisti distintissimi della Germania mi hanno jori a sera troppo solennemente festeggialo, celebrato, onorato.’... Non saprei, nè potrei meglio corrispondere a tanto onore, clic col partecipare, c dividere con loro stessi gli onori e la gloria, clic degnossi compartirmi la Germania, nel settembre del 1829, allorché mi fece presentare in suo nome nel seno della celeberrima ed antichissima università di Halle, unita al diploma di dottore, la qui acclusa medaglia, clic prego gli sullodati artisti, e duellanti esimi, di gradire. Pieno della più alla slima, attaccamento c vivissima gratitudine, mi permettano dunque di protestarmi col massimo piacere Di loro obb. affezionalo amico alcuno dei celebri esecutori. Cramcr, Listz, madama Henscl sorella del celebre MCndclson, M.llc Digcson, Monsieur Hiller furono uditi ed ammirati in sua casa. Le rinomate signore romane Vannulclli, contessa Toni, c Ricci-Capalti più d’uiia volta eseguirono in casa Landsbcrg le più ardite composizioni. A questo benemerito artista siam dunque tenuti, se ci ò dato gustare questo sublime genere di musica classica, tanto trascurato, c però tanto necessario a formare un vero artista di musica si per la composizione clic per l’esecuzione. Qualunque più grande ingegno non varrebbe a svilupparsi senza il sussidio della scienza e dell’arte resterebbe mostruoso cd incolto, basato più sul capriccio e sulla stravaganza, clic sulla ragione c sul gusto. Queste poche parole mi dettavano c la verità, e la gratitudine che serbo al sig. Landsbcrg clic mi procacciò tanto utile c piacere colle sue musicali serate (ó). E con queste parole desidero clic sia rendalo onore ad un artista distinto, che adoperasi cotanto per la conservazione della classica musica antica, della quale ho già formato dovizioso archivio. Possa egli avere chi lo imiti a prosperità cd incremento della musicale scienza creala a delizia cd a conforto do’viventi. HI. Tommaso Genovés. (5) Il sig. Landsbcrg darà un gran concerto dopo Pasqua nel quale si eseguirà il concerto a tre pianoforti di Bach in re minore. CARTEGGIO. AIA’ liSTI’lA’SOKE iu;ih..a Gazzetta Pregiatisi, signore. Le due prime distribuzioni ilctt’dittologia Classica Musicale di quest’anno debbono certamente essere state accolte con piacere dagli Associati della Gazzella Musicale da voi diretta, salvo da quei pochi clic amano la musica allegra, c di mero passatempo. Veramente la mestizia domina tanto nelle due Melodie di Scliubert, quanto nell’Ugolino di Donizetti, colla differenza, clic la tristezza di quella è dolce cd affettuosa, ed il dolore di quésto è terribile, dantesco. Io non so quale motivo abbia già indotto l’illustre, maestro a mettere in imisìca il Canto XXXIII della Divina Commedia, ma posso accertarla clic questo lavoro è un felice saggio di quanto potrebbe In buona nostra musica operare accompagnandosi colla buona poesia. E ciò che è più da lodare si 6, clie.il Donizetti abbia vinta la difficoltà dell’endecasillabo, stimato dai moderni come indocile ad ogni ritmo c motivo musicale. Ho detto difficoltà, ma bisognava dire pregiudizio, chè tale si c quello di coloro elico col detto, o col fatto mostrano antipatia a questo verso, mcnlrc i versi di minore durala sono sempre in qualunque musica i bene arrivati. I nostri maggiori clic scrivevano sui versi di Dante, e Tasso, sopra ogni metro, i cultori della musica madrigalesca, perchè cominciarono nel dramma a rinchiudere l’endecasillabo nel recitativo, non si pensò più, nè anche dai novatori, c nemici dell’antico, di vedere, se mai fosse acconcio ad altro ufficio, tanto più nei tempi in cui il recitativo cominciava a divenir parte meno clic secondaria. Ma già il Bellini (clic sarebbe forse il primo, se Marcello non ne moslrassc esempj ne’ Salmi (I) ) con.quei suoi recitativi a tempo c cantali aveva annunziato come il verso.luago poteva aver adito alle melodie misurate, il qual esempio non mi pare uè molto nò bene seguitato. Forse l’unica difficoltà clic potrebbe avvenire al verso lungo dei drammi, ove s’iiilcndessc destinarlo affiato alle parti di concerto, sarebbe dalla musica medesima, voglio direj dall’uso delle piccole proporzioni date ai 1110o dal Donizetti [p. 76 modifica]•i, dalla troppa simmetria delle cantilene. Queste forme, dalle quali i compositori moderni, non ostante tutto il 1 loro libertinaggio, non han voluto emanciparsi, sono,! cred’io, il maggiore ostacolo all’adozione dell’cndccasil’o nelle parti primarie dell’Opera, e sono (per dirlo di passaggio) la rovina dei libretti, i cui autori forzati a scrivere per ariette e duelli, ecc., schivano a tutto potere i versi lunghi, quelli clic in Metastasio formano la sostanza del dramma, c che ancora con tanto piacere si leggono. Adunque ove si vogliano adoperare proporzioni più grandi, un fraseggiar più ampio, un periodo, dirò ciceroniano, debbe sparire ogni difficoltò. E prova ne sia l’Ugolino del maestro Donizetli. Chi ben l’osservi troverà tra le altre belle cose questa forma grandiosa adattata al verso lungo, c con felice successo. La terzina dantesca pare essergli stata guida delle sue frasi, corrispondendo ciascuna di queste ad una di quelle là dove contengono sentimento finito; c dove il pensiero poetico è contenuto in due egli vi frappose un quasi recitativo. Leviamone solo un saggio. Alle parole: Io non so chi tu sic comincia un motivetto grazioso che comprende tutta la terzina; i membri della frase sono due, ma il secondo nè per durata né per corrispondenza è simmetrico col primo. La terzina seguente: Tu dei saper introduccsi pure con una cantilena tosto interrotta, perché le parole non volevano pastoja di forme. Si dirà forse che questo metodo non convenga al dramma? lo noi credo, perchè mi bisognerebbe anche credere clic la poesia c serva della musica. È forse migliore quell’altro uso di onorare di concerto solo poche lince che conchiudono la scena, quali sono le strofe liriche, c di lasciar gli antecedenti nell’oscurità d’un recitativo? Perché un’Opera attirerà solo l’attenzione quando ormai questa debbo cessare, quando un incidente, una peripezia, un intreccio od uno scioglimento tocca il suo fine? àia, se non erro, il maggior avversario clic possa avere l’endecasillabo debbe essere il canto. Le strofe brevi e simmetriche ricevono facilmente un cantabile come le canzonette popolari; il verso lungo non chiuso dentro a stanze liriche pare che ricusi drammatiche cantilene. E qui io domando solamente se sia sempre necessario il canto, cioè se la voce umana debba ognor sostenere la parte principale? Stimo che la poesia drammatica debba solo cantare dove conviene. Se l’orchestra non è più niente, l’affare è finito; ma se è qualche cosa, se uno degli clementi che compongono l’Opera, bisogna concedere che essa o tutta o in parte abbia d’avere l’incarico dun concetto, d’un sentimento, d’un colore che le parole appena accenneranno. Allorché qualche slromcnto sorte per un preludio, un intermezzo, od una chiusa non analoga al lutto, che vuole egli significare? Nel lUos’e che si vuol dire per esempio quel lungo a solo del clarinetto clic preludia alla scena del sotterraneo? Si confronti colle parole che seguono, o colla situazione dei personaggi, c si vedrà meglio la sua inutilità. Ottimo lavoro certamente, ma non opportuno. Ora quando il canto trovasse impedimento ncH’endecasillabo, lasciata la parte primaria a qualche slromcnto, basterebbe che egli con acconcio modulazioni od intonazioni esprimesse i sentimenti somministrati dal verso, sebbene questo metodo non debba già usarsi per siffatta necessità, ma naturalmente, c per la maggiore fortuna del dramma. Finirò questa lettera osservando come la bella composizione di Donizetli in nulla abbia scapitato secondando il metro dantesco. Quel suo fraseggiare acconcio alla terzina nuoce forse alla unità e varietà del lavoro? Trovo cantilene che vanno o ripetendosi in vario tuono, 6 rassomigliandosi; il principio analogo al fine, un accompagnamento eguale a sé stessq, del medesimo stile, un canto clic mai non tradisce l’affetto dominante della poesia. Solo mi duole di notare quelle cadenze imitate dai nostri improvvisatori. Come queste trivialità slan male insieme a tanta nobiltà di stile! Più diffìcile era con un lavoro un po’lungo a.voce sola evitare la sazietà. Pure nòn manca varietà, c la viene principalmente dai continui passaggi di tono, dalla diversità de’ movimenti, dagli svariati accompagnamenti; cosi che si può dire che il dolore tocca tutti i tasti per evitare quella monotonia facile ad insinuarsi in siffatte composizioni. Le quali, a meglio preservarsi da questa infermità non sarebbe egli bene che assumessero una forma più drammatica?. Mi spiego. In questo brano del divino Poema trovansi diversi personaggi: Dante che racconta, Ugolino introdotto a parlare, ed i figliuoli di esso Conte, prima cioè Anselmticcio che dice: Tu guardi si, padre che hai? poi tutti e quattro con quelle parole: Padre, assai ci fia min doglia, ecc. Filialmente Gaddo: Padre mio, che non m-ujuti? Inoltre le due ultime terzine del frammento: Ahi Pisa vitupero, ecc., non isdegnerebbero, siccome imprecative ed enfatiche, d’essere proferite da diverse voci. Con questi diversi attori il lungo a solo sarebbe stato da diverse voci, e terminato con un bei coro. Ecco quanto aveva a dire a V. S. intorno al nobile lavoro del nostro Donizetli, sebbene la giunta delle digressioni siami riuscita maggiore della derrata. Prosegua a regalarci di siffatte composizioni a fine che l’arte moderna abbia sempre innanzi ottimi esempj, ed, ove non intenda correggersi, non travii più oltre. Aggradisca, ecc. Vincenzo Pigliala. NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — S. M. il Ite di Prussia, clic con tanta munificenza protegge la bell arte musicale, essendosi degnata accettare la dedica di due quintetti composti dal conte Cesare di Castclbarco, in data dell’undici corrente, diresse all’illustre dilettante una lettera colle più lusinghiere espressioni, resa ancor più preziosa dall’islessa sua segnatura sovrana. La notizia di quest’alto onore compartito ad un milanese, che alla splendidezza de’ natali unisce si distinte don e che alla musica con tanto amore si applica, potrà tornare gradita a’ nostri concittadini. Nel mentre noi facciamo al signor conte di Castclbarco le debite congratulazioni per I anzidetto onorevole testimonianza da lui ottenuta, non possiamo a meno di aggiungere, che avendo assistilo ad un’esecuzione dei suaccennati quintetti per due violini, due viole e violoncello, in essi, oltre leggiadre ed espressive immagini, ben appropriati intrecci c passi c svariale armonie e modulazioni, rinvenimmo quella severità di torme e di condotta indispensabile per prodursi nel più diffìcile arringo clic offra la composizione musico-slromeulalc da camera, la quale a’ nostri giorni pur troppo è negletta con grave danno dell arte. Pertanto maggior lode meritasi chi cerca di por freno alla odierna irruzione di futilità musicali con coscienziose opere, dalle quali si rivela la nobil mira dello-zelante autore più clic mai esercitato a composizioni di questo elevalo genere, avendo già fatto di pubblica ragione altri nove quintetti per gli stessi istromenti e molti quartetti. L’edizione riuscì di uua notevole magnificenza c quale convcnivasi all’augusto nome di cui va fregiata. — E già la terza volta che a Firenze si rappresenta con luminoso successo il Roberto il Diavolo: imponente spartito che a Trieste, Venezia, Brescia, Livorno, ecc. potè esser apprezzato, ed in Milano nessuno ancora pensa ad offrirci quel capolavoro che fece la fortuna di molti impresari e la delizia di ogni pubblico. — Il chiariss. cav. Romani in un piccante articolo vivacità, eh è carattere distintivo di ogni musica del Donizctti, la stessa disinvoltura, la freschezza medesima di disegno c di colorito, esservi graziose c soavi melodie, accompagnamenti opportuni, piacevoli combinazioni di suoni, due bei duetti, un finale eccellente,uua briosa polacca, un coro, unico coroidi veramente peregrina fattura, c finalmente un felice innesto di parlante c di canto, come conviensi al genere buffo, il quale più non si ottiene dagli odierni maestri ■. La Gambardella ed il Cambiaggio emersero nel sostenere con spontaneità e con brio le loro parti, ed essi contribuirono in sommo grado al favorevole incontro del Don Pasquale, atto a figurare in limitali rccmti,scnza I aggiùnta del frastuono della srossa cassa. — Viknx.v. il 19 aprile si diede sul Teatro Iiarntncrthor il Parbiere di Siviglia di Rossini col maggior successo. I principali eroi dell Opera furono la signora Garcia-Viardot nella parte di Rosina, e Ronconi in quella di Figaro, entrambe eseguite egregiamente. Salvi - conte d’Alinaviva - c Rovere - don Rarlolo- si distinsero pur eglino; Dcrivis - don Basilio-contentò in parte. Il teatro zeppo di uditori ricevette S.M. l’Imperatore con un quintuplo giubilante evviva. tGazz. teatr.) — Le sorelle Milanollo, partile da Monaco senza darvi un’accademia, sono arrivate a Vienna, c si faranno sentire fra poco. (Ivi) — Il famoso compositore di walzer, il maestro di cappella sig. Lanner, il cui emulo è il famoso Strauss, mori il 11 aprile nella sua casa di campagna a Diibliug vicino a Vienna. Al suo seppellimento, ch’ebbe luogo il 13 alle 5 ore pomeridiane, furono -- - " 20.000 persone di ogni ceto, c " " folla era maggiormente stipata Capo della banda musicale fu lo stesso Strauss. Il Lai pomeridiane, furono presenti più di di ogni ceto, c più di 400 equipaggi. La irniente stipata intorno alla di lui casa, la musicale fu lo stesso Strauss. Il Lanner nato a Vienna nel isoo, era tiglio di un guantajo, e suonò per l’ultima volta in pubblico il 22 marzo prossimo passato (I). (Gazz. teatrale di Vienna) — A Parigi Duprcz si è appellalo dal giudicio che lo condanna ad essere il Delfino figlio del Carlo VI di Halevy. (1) Chi non vede ora gli enormi progressi musicali de’ tempi attuali? I funerali di Beethoven nel 29 marzo del 1827, anco dopo la distribuzione di numerose carte — Nel nuovo ballo della Peri che si darà a Parigi non f( ri sarà che una sola parte per uomo. Questa modifica- s zionc prova un invidiabile ed imitabile progresso. g — Pare clic Roger c la Rossi abbiano prolungato il 7 loro contralto coll’Opéra-comique per cui resteranno a V Parigi lino alla fine di luglio. — La sera del 22 aprile doveva succedere la rapprc- i scntazione di congedo della celebre Damorcau-Cinti. — Sivori è partito da Parigi. — Londra. I concerti non sono meno numerosi, nè meno in voga a Londra che a Parigi. L’accademia reale di musica ne ha dato uno per aprire la stagione. Il programma era assai brillante, l.a prima parte era esclusivamente consacrala all’Oratorio il Paolo di Mendelssliou. Il duca di Cambridge presiedeva a questa solennità! Tra gli artisti clic si distinguono nei salons si cita un violinista d un merito distinto il sig. Eaigrovc, Miss Flower, dotata d’una potente voce di contralto. clic ha solo bisogno di essere coltivata per produrre uti grande effetto, ed infine un giovine cantante il signor Grcgg che ha debutato con gran successo nell’aria di li cinici - Ilevenge Thimotheus civis. — La folla s era recata al teatro Drury-Lanc, per assistere alla prima comparsa di Miss Clara Novello sovra la scena inglese. Essa avea scelto per debuto l’opera la Saffo, di Bacini, che non era stata ancora rappresentata in inglese. Il successo della cantante è stalo degno della premura che aveva eccitata. — Si parla a Londra della scrittura di mad. Ronzi de-Bcgnis, che a quanto dicesi debbo debutare nella Dorma. — La folla è sempre compatta al teatro della Regina. Le rappresentazioni dell’opera italiana appagano le più spinte esigenze dei dilettanti. — Mvniun. tamburini c aspettato con impazienza in quella capitale - Parlasi pure a Madrid d’una compagnia, Olona c Maiquez, che s’incaricherebbé di servire cinque teatri con tre compagnie liriche; impresa colossale, e che un giornale competente l’Iberia musical, giudica d’un successo incerto c pregiiidicicvoic ad ogni modo agli interessi dell’arte, degli artisti c del pubblico — A Madrid, al Conservatorio reale, si esegui nella settimana santa a beneficio di quello stabilimento, il capo d’opera d’Hayden, Le Sette Parole. — Hkidklbkko. Il grande festival è fissalo pel giorno 17 maggio, c durerà tre giorni. Esso avrà luogo, come al solito nel recinto delle mine del vecchio castello, ed il numero degli esecutori sorpasserà i mila c duecento. Saranno eseguiti La festa d’Alessandro di Rendei, ed II vecchio castello di Heidelberg, ballata di Zimmermann, di cui Mcndclsshon scrive in questo momento lo sparlilo. Non è ancor fatta la scelta delle altre opere che completeranno questa gran festa musicale. — - Nel dipartimento del Rodano, non si parla che dei concerti dati da Musard a Lione. Ciascuno vuol udire le seducenti composizioni di questo maestro. Musard non sarà di ritorno a Parigi che dopo aver diretta una festa in favore delle vittime della Guadalupa. — A Poscn Liszt diede un concerto con un gigantesco successo. — Il maestro Spontini ha ricevuto la decorazione del R. Ordine del merito Civile da S. M. il Re di Prussia. — Thalbcrg partirà il primo settembre peli’America. Egli andrà dapprima a Nevv-York. quindi a Boston, a Filadelfia, alla nuova Orleans, ed ha il progetto di giùngere fino a Calcutta. Non si dubita che il viaggio del sommo pianista non deliba essere una marcia trionfale. — Le ultime lettere di Batavia, capitale dell’isola ili.lava, annunciano’che la truppa di comici francesi diretta da Ménard, dopo aver recitato per molto tempo a Calcutta, era arrivata a Batavia, ed avea cominciato a darvi delle rappresentazioni che attiravano un pubblico numeroso, c che erano divenute il convegno degli europei di distinzione. E la prima volta che a Batavia si ha spettacolo francese. — A Rcims, il Roberto il Diavolo ottenne un brillante successo. — A Digione la Yiardot-Garcià fu accolta dalla società filarmonica con una premura, che dovette riescile assai lusinghiera all’illustre cantante. Nel concerto da essa dato colà il 4 aprile I entusiasmo fu senza limiti ad ogni pezzo. — A Bruges, un allievo di Fétis, il signor Agalhon de Potter di quindici anni ha composto un mottetto sulle belle parole del salmo - Super /lumina Babylonis. Il successo ne fu assai brillante, e tale da incoraggiare vivamente il bravo debutante. — Scrivono da Amburgo, in data del 7: «Il Senato ha risoluto di far costruire un edifizio, specialmente destinato alle pubbliche accademie. Questo edifizio, il cui disegno sarà posto al concorso, conterrà tre sale, di cui la prima avrà un’orchestra per 800 musici,.c in fondo un grand’organo di due mila canne e quattro tastiere; la seconda, un’orchestra per 400 o 500 musici, c la terza, un’altra per 150. Quest’ultima sala sarà specialmente destinata alle lezioni gratuite di canto, che la Società filarmonica di Amburgo fa dare agli operai ed agii alunni delle scuole gratuite.» La città di Amburgo esce dalle sue ruinc più bella c più regolare, con vie più spaziose, case più comode i c più eleganti: per 1,900, clic furono distrutte dall’inj cemlio dì maggio ultimo scorso, se ne hanno già 500, i clic presentano un aspetto nobile ed armonioso». (Gazz. Priv. di Venezia) GIOVAMI RICORDI EDIl’ORtì-l’BOPISIEIARIO,,VB. Si unisce a questo foglio il pezzo KT. 4 dell’ARTOIAMSIA C&ASSICA Ml’SICAIiE. Bai!’ 2. 35. Stabilimento Razionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria c Tipografia musicale di GIOV ARIVI RICRRDH Contrada degli Omenoni /V 1720.